2 Giugno, Festa della Repubblica a Morano

Con una cerimonia sobria, ma non priva di simboli e significato, l’Amministrazione comunale ha festeggiato questa mattina in Piazza Giovanni XXIII il settantaquattresimo anniversario della nascita della Repubblica Italiana.

Il sindaco Nicolò De Bartolo, il suo vicario Pasquale Maradei, gli assessori Mariagrazia VerbicaroSonia CozzaFrancesco Soave e i consiglieri di maggioranza, Mario DonadioSalvatore SiliveriGeppino FeoliVincenzo Amato hanno reso omaggio all’unità nazionale e a quanti hanno combattuto e offerto il sacrificio estremo della propria vita per l’affermazione della libertà e della democrazia, abbattendo le barriere e le presunte differenze costruite sulle discriminazioni. E’ toccato al consigliere Mario Donadio il compito di introdurre la manifestazione con un’intensa riflessione di carattere generale, incentrata sui principi fondanti della patria, l’orgoglio dell’italianità e la riscoperta del senso di appartenenza alla storia e alla tradizione nazionale. Il capogruppo di Insieme per Morano ha posto l’accento sulla necessità di impegnarsi tutti per il bene comune, nella convinzione che ciò che ha reso grande l’Italia si annidi nelle capacità di ognuno e renda possibile la rinascita anche in periodi segnati dal dolore. Analogamente il vicesindaco Pasquale Maradei. Il numero due della squadra di governo ha condiviso con gli astanti il suo pensiero sul difficile momento che stiamo attraversando, non mancando di evidenziare il bisogno di valorizzare gli insegnamenti del passato per progettare un futuro migliore e più giusto per tutti.

Il sindaco Nicolò De Bartolo, il suo vicario Pasquale Maradei, gli assessori Mariagrazia VerbicaroSonia CozzaFrancesco Soave e i consiglieri di maggioranza, Mario DonadioSalvatore SiliveriGeppino FeoliVincenzo Amato hanno reso omaggio all’unità nazionale e a quanti hanno combattuto e offerto il sacrificio estremo della propria vita per l’affermazione della libertà e della democrazia, abbattendo le barriere e le presunte differenze costruite sulle discriminazioni. E’ toccato al consigliere Mario Donadio il compito di introdurre la manifestazione con un’intensa riflessione di carattere generale, incentrata sui principi fondanti della patria, l’orgoglio dell’italianità e la riscoperta del senso di appartenenza alla storia e alla tradizione nazionale. Il capogruppo di Insieme per Morano ha posto l’accento sulla necessità di impegnarsi tutti per il bene comune, nella convinzione che ciò che ha reso grande l’Italia si annidi nelle capacità di ognuno e renda possibile la rinascita anche in periodi segnati dal dolore. Analogamente il vicesindaco Pasquale Maradei. Il numero due della squadra di governo ha condiviso con gli astanti il suo pensiero sul difficile momento che stiamo attraversando, non mancando di evidenziare il bisogno di valorizzare gli insegnamenti del passato per progettare un futuro migliore e più giusto per tutti.

Secondo prassi, ultimo a guadagnare il testimone, il sindaco De Bartolo. Rivestito delle funzioni istituzionali, il capo dell’esecutivo ha sintetizzato il sentire collettivo soffermandosi dapprima sui valori della Repubblica e del vivere comune, rimarcando l’importanza della coerenza nelle relazioni e nelle dinamiche politico/amministrative. Il primo cittadino ha sottolineato i recenti interventi a «sostegno delle famiglie maggiormente colpite dalla crisi sanitaria e le buone pratiche implementate per un deciso rilancio dell’economia, soprattutto del settore turistico». «Perché Morano – ha detto De Bartolo – ce la farà a prescindere dalle polemiche vane e dal colore dell’illuminazione pubblica, sia esso bianco o giallo; a prescindere dal numero di pernotti che finanziamo a chi verrà in vacanza da noi. Perché in tal senso, garantiamo, noi continueremo a lavorare con determinazione e impegno».

E mentre il sindaco terminava il suo dire augurando a tutti di trascorrere in letizia questa importante ricorrenza, sulle note di Mameli, a una finestra del palazzo comunale, vista centro storico, a sovvenire la memoria su quel 2 giugno 1946, giorno fausto in cui il popolo italiano, per la prima volta chiamato a esprimersi con suffragio universale, scelse la Repubblica in luogo della monarchia, veniva steso ed esposto alla pubblica ammirazione il tricolore. A noi, nel ricordo riconoscente di quei fatti; dei padri costituenti, che solo due anni dopo il referendum, il 1° gennaio 1948 regalarono al Paese la Costituzione repubblicana, nonché delle ventuno donne che concorsero alla stesura della Magna Charta inaugurando un’era di uguaglianza tra i sessi – troppo sovente negata da retaggi sociali anacronistici e retrivi – a noi il dovere di conservarla e custodirla gelosamente quale frutto prezioso di conquiste faticosamente raggiunte.

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