20 anni dal G8, sindacati delle forze dell’ordine a Catanzaro: “Serve maggiore sicurezza” (VIDEO)

A confrontarsi con i vertici dei sindacati di carabinieri e polizia di stato Mario Placanica, esponenti della politica e dell'avvocatura

Né chi ha sparato, né chi manifestava contro il G8 con un estintore in mano a sei metri da lui, è mai stato in carcere. Né Mario Placanica, carabiniere ausiliario prosciolto dall’accusa di omicidio, né Carlo Giuliani, ragazzo rimasto ragazzo perché il 20 luglio del 2001 morì. Ma uno dei due in carcere dice di essere finito lo stesso. In una prigione più solitaria e più scura. Nove anni prima, il 19 luglio, nella strage di via D’Amelio insieme al giudice Borsellino morivano, adempiendo al proprio dovere, cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, ed Emanuela Loi, la prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia a cadere in servizio. 

Proprio per parlare di tutte le vittime in divisa è stata organizzato questa sera, al lido Santafè di Catanzaro, il dibattito dal titolo “Dal G8 di Genova a Roma. L’odissea delle vittime in divisa”. A confrontarsi con i vertici dei sindacati Fsp, Federazione sindacale di polizia, e Nsc, Nuovo sindacato carabinieri, sono stati Mario Placanica, esponenti della politica e dell’avvocatura.

Proprio per parlare di tutte le vittime in divisa è stata organizzato questa sera, al lido Santafè di Catanzaro, il dibattito dal titolo “Dal G8 di Genova a Roma. L’odissea delle vittime in divisa”. A confrontarsi con i vertici dei sindacati Fsp, Federazione sindacale di polizia, e Nsc, Nuovo sindacato carabinieri, sono stati Mario Placanica, esponenti della politica e dell’avvocatura.

“E’ una storia che non finisce mai”

“Questi 20 anni sono passati duramente, come se stessi addirittura scontando una pena e non dovrebbe essere così – ha affermato Placanica -. Io quel giorno a Genova mi sono limitato a sparare solo due colpi, non è stato di sicuro un eccesso colposo, anzi non c’è stato nemmeno un eccesso. La mia vita è cambiata perché 20 anni sono passati bruciandosi, è come se fossi rimasto ancorato a quel 2001, che non smette mai di tormentarmi, non vi dico cosa c’è sul G8 su internet, sui blog. È una storia che non finisce mai”.

“Quello che vorrei è che finalmente, dopo 20 anni – ha sottolineato l’ex militare – si potesse passare a una nuova vita guardando agli errori fatti e alle cose che si sarebbero potute fare per evitare quegli errori, fare un resoconto in modo da evitare nuovi errori, insomma lavorare su ciò che è successo per vivere un futuro migliore”. Placanica, che fu prosciolto dall’accusa di omicidio, ha infine detto di sentirsi ancora un carabiniere: “C’è quella parte sullo spirito del carabiniere che ha descritto Andrea di Lazzaro (che ha scritto un libro sulla vicenda di Placanica, ndr), che ha parlato di carabinierità, che è una qualità precisa. E io – ha concluso Placanica – penso di avere questa carabinierità”.

“Più attenzione alla sicurezza delle forze dell’ordine”

Secondo Walter Mazzetti, segretario generale del Fsp, “soltanto nel 2020, nonostante sia stato un anno di lockdown, i poliziotti feriti sono stati ben 2.687, è un numero eccessivamente alto. La sicurezza è un’infrastruttura immateriale tra le più importanti, che si poggia su donne e uomini in divisa che lavorano quotidianamente per le istituzioni democratiche ma devono anche essere supportate con strumenti idonei che ne salvaguardino anche la dignità. C’è qualche professionista del disordine che parla di codici identificativi sul casco, invece – ha proseguito – è più giusto pensare a una normativa più completa sull’ordine pubblico”.

Massimiliano Zetti, segretario del Nsc, ha a sua volta evidenziato: “Stiamo girando tutt’Italia per dire ai cittadini che le nostre istanze sindacali non sono solo per tutelare i nostri uomini ma coincidono anche con le esigenze di sicurezza dei cittadini, perché dare agli operatori strumenti tecnici, legislativi e giuridici aumenta la sicurezza dei cittadini e non solo la sicurezza degli operatori delle forze dell’ordine”.

Dalla politica un segnale di vicinanza

La parlamentare di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, segretario della Commissione Antimafia, ha rilevato: “Non siamo qui per giustificare le violenze o gli abusi di Genova, ma per dare un segnale di vicinanza a coloro che indossano la divisa con onore e professionalità, e spesso sono vittime delle carenze di un sistema che non li mette in condizioni di intervenire in sicurezza e con indicazioni operative chiare e adeguate. Fratelli d’Italia è da sempre attenta alle richieste dei sindacati di polizia, e se ne è fatta interprete in Parlamento con continui atti”.

A portare la sua testimonianza, infine, anche Sergio De Caprio, noto come ‘Capitano Ultimo’, l’ufficiale dei carabinieri famoso per aver arrestato Totò Riina e oggi assessore regionale all’Ambiente in Calabria: “È importante l’unità sindacale, che è la forza più grande che hanno le forze dell’ordine per tutelare la dignità cui hanno diritto e per impedire l’abbandono a cui sono costretti non essendo al centro del dibattito politico. Parlano tutti, ma non parlano mai i carabinieri e i poliziotti, forse perché – ha concluso – sono scomodi e dicono sempre la verità come fa la gente”. (a.b.)

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