Festival d’Autunno, Carboni: Io parlo con le mie canzoni. E domani per Catanzaro ho in serbo una sorpresa

di Danilo Colacino – Legami professionalmente forti con la Calabria non ne ha, Luca Carboni, ma più di qualcosa di questa terra la sa ugualmente.

Nella mia Bologna voi siete in tanti e alcuni sono persone a cui sono affezionato”, afferma con disarmante sincerità.

Nella mia Bologna voi siete in tanti e alcuni sono persone a cui sono affezionato”, afferma con disarmante sincerità.

Ecco cosa ci ha subito detto il noto artista, senza infingimenti e la ricerca di improbabili relazioni con il luogo in cui ci si deve esibire a breve, proprio alla vigilia del concerto nell’ambito della rassegna Festival d’Autunno, che avverrà domani sera al Politeama preceduto da una masterclass in programma nel Piccolo dello stesso Mario Foglietti alle 18. Un’occasione unica per i fan del cantante emiliano, quest’ultima, offerta gratuitamente da una manifestazione sotto la direzione artistica di Antonietta Santacroce che ormai dai primi anni Duemila porta a Catanzaro la grande musica d’autore, propugnando anche la cultura con dibattiti e altri appuntamenti di spessore.

Un evento che per il 2019 aprirà i battenti fra poco più di 24 ore nel contesto di una 17. edizione degna di nota come e più delle precedenti. Ma se il Festival apre, Carboni nel capoluogo chiude un lungo tour e lo fa in un teatro ormai famoso nel Paese. E a riguardo ci spiega: “La maggior parte dei concerti della tournée che sta arrivando all’epilogo, anzi quasi tutti, sono stati fatti all’aperto e invece la conclusione sarà al chiuso. Chiaro che cambino diverse cose e insieme al mio staff sto ragionando su come impostare la scaletta. Sulla strumentistica e tanto altro ancora, anche in base alle dimensioni del palco e della struttura in generale. Voglio un rapporto stretto con il pubblico e il modo di fargli godere al meglio l’intero concerto”.

A proposito della sua performance, sommario classico immaginiamo. Un canovaccio che di solito si ricalca spesso in un tour? Non esattamente. Certo, a grandi linee sarà così: avvio incentrato sui pezzi del presente e poi viaggio nel tempo fino ai miei primi dischi. Il racconto di una storia musicale, ma che prevederà una ‘sorpresa’: un omaggio all’indimenticato Lucio Dalla che per giunta so essere stato impressionato piacevolmente da questa rassegna quando vi partecipò in passato”.

Il numeroso pubblico del Politeama si godrà dunque un ampio repertorio, che nel suo caso pare non…tramontare. Mai. Lei infatti vanta degli ammiratori di ogni età e altri che la ‘seguono’ da decenni.Grazie. È vero. L’amore o comunque l’attenzione e la simpatia per quanto scrivo e poi canto, li percepisco. E da appartenenti a varie generazioni. Perfino dagli amici di mio figlio che ha 21”.

Ma al di là delle riconosciute doti di cui dispone, in un mondo che corre veloce – anche sul piano della musica – come si spiega la popolarità guadagnata e mantenuta nei cuori di fan di varie fasce anagrafiche? “Semplice: sono avvantaggiato, essendo un cantautore (si schernisce, ndr). Quello che realizzo sfugge infatti alla logica del tempo. Nasce in modo autonomo, originale, e non ha quindi date di scadenza. Legge insomma il cambiamento della società, il mutamento dei costumi e delle abitudini più diffuse, coniugandosi con l’ispirazione del momento, senza calcoli a tavolino. Mi permetta di concludere dicendo che, pur non esistendo segreti per durare, l’importante, come del resto in tutti gli altri settori lavorativi e ambiti della vita di ogni giorno, è non adagiarsi sugli allori”.

Lei, però, oltre a creare sempre, forse ha trovato l’elisir artistico in un paradosso: apparire poco in un’epoca invece dominata dall’imperante comunicazione. Ci scusi allora la banalità nel ricorrere all’abusata frase more is less (o better)? “Ha ragione. Non è un mistero che io ami stare in disparte, lontano dal clamore mediatico, quando non ho qualcosa di significativo da dire. Ma ho una convinzione ferrea: parlare con le canzoni. E basta”.

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