“Perquisizioni nelle caserme calabresi alla ricerca di ventilatori e rasoi elettrici”

"Vedere i propri comandanti impegnati nella caccia al ventilatore in contesti ad alta densità criminale indebolisce pesantemente il morale"

“Dal mese di giugno i vertici dell’Arma dei Carabinieri hanno disciplinato l’utilizzo di apparati elettrici in uso ai carabinieri all’interno degli alloggi all’interno delle caserme, una disposizione ispirata dal buonsenso che affida ai comandanti la responsabilità di valutare un eventuale reale sovraccarico dell’impianto elettrico dei vari presidi dell’Arma. Le valutazioni sulla compatibilità delle capacità di carico della rete – denuncia il sindacato NSC Calabria – si sono immediatamente trasformate in alcuni reparti in divieto assoluto ed è così che sono iniziati dei veri e propri blitz per verificare se i militari detenessero illecitamente dispositivi elettrici per uso personale, opportunamente occultati in modo da rendere difficile il controllo. Queste encomiabili operazioni di ricerca ad opera di zelanti controllori hanno permesso di scovare pericolosissimi ventilatori, letali rasoi o spazzolini elettrici, micidiali fornetti elettrici o a micro onde, tutte apparecchiature che sono state ritenute rischiose per l’efficienza di un’installazione militare, che in linea puramente teorica dovrebbe essere progettata per usi più gravosi rispetto ad una civile abitazione. Riteniamo superfluo ricordare che in buona parte del territorio della regione Calabria le condizioni di vita dei militari è gravata da un contesto sociale particolarmente ostile, a queste si aggiungono condizioni logistiche particolarmente carenti e al limite della decenza”.

Perquisizioni a Reggio e Crotone

Perquisizioni a Reggio e Crotone

“Decine di caserme sono situate in località impervie, in luoghi – ricorda il sindacato NSC Calabria – spesso privi di esercizi commerciali essenziali, dove per i carabinieri l’utilizzo di un fornetto per scaldare un pasto, un frigorifero che consente il sorso di una bevanda fresca, un ventilatore che aiuta ad alleviare gli effetti dell’afa estiva all’interno di alloggi privi di aria condizionata o una stufa per affrontare i mesi invernali, costituiscono l’unico modo per vivere decentemente. Ma quanto a noi appare scontato, sembrerebbe non aver accompagnato l’iniziativa di due zelanti Comandanti di due compagnie dei Carabinieri, delle provincie di Reggio Calabria e Crotone, che hanno condotto personalmente ispezioni sommarie – con modalità similari e vere e proprio perquisizioni come stessero ricercando pericolosi latitanti – rovistando all’interno di armadi e tra gli effetti personali, alla ricerca di piccoli elettrodomestici, il tutto in assenza dei militari interessati e senza darne loro preventivo avviso. NSC Calabria considera il discutibile controllo (sicuramente per modalità d’esecuzione) non equanime, atteso che analoghi controlli sembrerebbe non abbiano interessato gli uffici da “Megadirettore Galattico” di fantozziana memoria dei “comandi superiori” dell’Arma, dove è consuetudine trovare collegati alla rete macchine per il caffè espresso, acquari con pesci tropicali, televisori di ultima generazione con dimensioni imponenti, fino a rettilari e umidificatori elettronici per sigari per gli amanti del Sigaro Toscano o del Montecristo n. 5 per i più esigenti”.

“Vessazioni per incapacità di valutare il contesto”

“Pretendere il distacco di dispositivi per il benessere del personale senza verificare il rischio di sovraccarico della rete fa sorgere immediatamente un dubbio: gli impianti elettrici delle nostre Caserme sono a norma? E se non lo sono né è stato richiesto l’adeguamento? Purtroppo – sottolinea il sindacato NSC Calabria – una norma di buon senso, orientata alla sicurezza sui luoghi di lavoro si è trasformata in una sorta di vessazione per l’incapacità di valutare il contesto ambientale e di assumersi la responsabilità di decidere, con quella coscienza del padre di famiglia, che dovrebbe essere il tratto distintivo di chi riveste incarichi di comando di uomini. NSC Calabria, a differenza di questi comandanti, non ha piacere nel far vivere ai colleghi situazioni di disagio, auspicando soluzioni più costruttive, orientate a migliorare le condizioni di vita del personale, basterebbe verificare che gli elettrodomestici in uso siano collegati in modo idoneo alla rete elettrica, sensibilizzando l’uso responsabile dei medesimi, coniugando quindi il benessere del personale con le esigenze di sicurezza e risparmio energetico, principio di base della disposizioni in vigore. Ma la reale tutela dell’incolumità dei nostri carabinieri non può prescindere dalla verifica dei requisiti di sicurezza sugli impianti elettrici degli svariati immobili destinati ad uso di Caserma, in particolare quelli di vecchia realizzazione presenti in gran numero sul territorio calabrese, atteso che molte delle certificazioni di “messa a norma”, potrebbero non più essere valide e potrebbe essere indispensabili degli interventi di manutenzione straordinaria sugli impianti esistenti, per consentire una messa in sicurezza secondo i parametri minimi richiesti dalle leggi attuali”.

“Scarsa lungimiranza”

“Occorre infine soffermarsi sull’aspetto umano della questione. E’ lapalissiano che tali atteggiamenti – secondo il sindacato NSC Calabria – inducono i carabinieri ad abbandonare le caserme con una ricaduta negativa sulla sicurezza dei cittadini, quest’approccio vessatorio dimostra scarsa lungimiranza, con chiari risvolti sull’efficienza fisica e mentale dei carabinieri, di cui i comandanti ad ogni livello dovrebbero esserne i garanti, vedere i propri comandanti impegnati “nella caccia” al ventilatore in contesti ad alta densità criminale indebolisce pesantemente il morale, atteggiamenti che non si addicono ad un’Istituzione che si vuol mostrare all’opinione pubblica come una grande famiglia. La definizione di “grande famiglia” implica che ci sia una casa, un focolare domestico. Per il carabiniere è la caserma la propria casa, il luogo dove, al termine del proprio servizio, è sicuro di trovare ristoro, di trascorre serenamente il proprio tempo libero, di vivere in un ambiente familiare, a maggior ragione in un territorio difficile come la Calabria, dove quotidianamente gli uomini dell’Arma sono impegnati nel contrasto di importanti fenomeni criminali”.

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