A 31 anni dall’omicidio di Antonio Scopelliti la figlia torna a chiedere verità e giustizia

L'agguato al magistrato è un caso giudiziario rimasto irrisolto
scopelliti

“Ho appena finito di ascoltare il ricordo che la Camera dei deputati ha voluto tributare a papà oggi. Credo sia la prima volta che accade il 9 agosto e ha un significato simbolico importante. Grazie a chi ha voluto che accadesse, grazie a tutti per le belle parole quasi mai scontate. Trentuno anni sono troppi”. Con un post su Facebook torna a chiedere verità e giustizia Rosanna, la figlia di Antonio Scopelliti, il magistrato assassinato dalla mafia il 9 agosto 1991, mentre era in vacanza in Calabria, sua terra d’origine, sulla strada provinciale tra Villa San Giovanni e Campo Calabro.

Un caso rimasto irrisolto

Un caso rimasto irrisolto

L’agguato a Scopelliti è un caso giudiziario rimasto irrisolto. “Non sono più disponibile a vivere il copione del familiare ‘in attesa’ della stella cometa della verità – avverte Rosanna -. Non raccoglierò strette di mano che non siano accompagnate dall’impegno, concreto, per la verità. Mi spiace, ma non posso sopportare che il delitto Scopelliti resti un caso irrisolto. Non posso più accontentarmi della fiducia nel tempo che verrà. Non posso più sentirmi chiedere di essere paziente. Perché la giustizia ritardata è ciò che recide il rapporto di fiducia vero e vivo tra Stato e cittadini: crisi della Giustizia che è quindi crisi dello Stato, lo scriveva papà in un articolo del 1975”, sottolinea la donna che esprime “immutata stima e gratitudine verso il procuratore Lombardo” che ha riaperto le indagini.

L’appello della figlia: “Ricominciate da zero”

“Io comprendo che ci siano molte emergenze – ammette Rosanna Scopelliti -, comprendo che ci siano casi ‘caldi’ e da prima pagina, spesso sono quelli che due su tre poi vengono ridimensionati fino a diventare trafiletti da bordo pagina in cui senza particolari scuse si comunica l’estraneità ai fatti del presunto mostro. Però posso assicurare che ristabilire la verità e dare pace alla memoria di un magistrato ucciso più di trenta anni fa sarebbe ugualmente importante per rinsaldare il rapporto di fiducia di cui parlavo. Ricominciate allora. Ricominciate da zero. Ricominciate da qui, da chi, ancora vivo, può parlare. Ricominciate e non fermatevi perché non ci sarà un altro 9 agosto – è l’accorato appello -. La morte di mio padre tornerà a essere un fatto intimo personale familiare della comunità che ha amato mio padre, fino a quando non ci avranno dimostrato di fare sul serio nella ricerca della verità”, conclude Rosanna.

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