In merito all’articolo pubblicato lo scorso 16 luglio, in cui abbiamo raccontato la storia di Emanuela, transgender che ha ottenuto il via libera a legittimarsi come donna prima della pianificata operazione, ci giunge la segnalazione di un caso precedente, che si configura quindi come primo nel suo genere. “Già nell’aprile del 2018 – ha evidenziato l’avvocato Angela Pugliese – il Tribunale Ordinario di Catanzaro, Prima Sezione Civile, previo accertamento di un’identificazione femminile sotto il profilo psicologico, ha autorizzato la rettificazione dell’attribuzione anagrafica di sesso in assenza di intervento chirurgico demolitore, peraltro a quel tempo neanche programmato, consentendo così a “Lili” – nome di fantasia ispirato alla pioniera dei diritti dei transgender, Lili Elbe – l’uso del prenome prescelto in sostituzione di quello imposto alla nascita. Nell’aderire al nuovo indirizzo segnato dal revirement della Cassazione con una sentenza del 2015, il Tribunale di Catanzaro, difformemente da quello di Trapani, ha ritenuto di non dover sottoporre l’allora attore ad alcuna perizia psichiatrica, ritenendo superfluo qualsiasi ulteriore approfondimento istruttorio a fronte della relazione psicologica e della perizia endocrinologica in atti, garantendo così la piena effettività del diritto all’identità di genere”.