A Cetraro l’infermiera che cuce le mascherine per i suoi colleghi

cetraro

“Gli unici superpoteri a disposizione di noi umani sono i rapporti che riusciamo a costruirci, gli amori, le amicizie e gli affetti.

Sono la qualità di queste relazioni a fare la differenza fra chi è super e chi forse lo è un po’ meno “. Queste sono le parole di Gilda Bevilacqua, l’infermiera originaria di Verzino (KR) che lavora in prima fila nell’ospedale di Cetraro, in provincia di Cosenza. Anche a Cetraro, come in tantii ospedali italiani, mancano i dispositivi di sicurezza atti a proteggere il personale sanitario dal Coronavirus Covid 19. Mancano o non ce ne sono a sufficienza. C’è carenza di tute protettive, di schermi, e di mascherine. Gilda ama il suo lavoro, lo ha sempre svolto con passione. Ha sempre avuto un approccio umano oltre che professionale con i suoi paziente.

Sono la qualità di queste relazioni a fare la differenza fra chi è super e chi forse lo è un po’ meno “. Queste sono le parole di Gilda Bevilacqua, l’infermiera originaria di Verzino (KR) che lavora in prima fila nell’ospedale di Cetraro, in provincia di Cosenza. Anche a Cetraro, come in tantii ospedali italiani, mancano i dispositivi di sicurezza atti a proteggere il personale sanitario dal Coronavirus Covid 19. Mancano o non ce ne sono a sufficienza. C’è carenza di tute protettive, di schermi, e di mascherine. Gilda ama il suo lavoro, lo ha sempre svolto con passione. Ha sempre avuto un approccio umano oltre che professionale con i suoi paziente.

Ma in questa situazione d’emergenza è andata oltre alle sue normali mansioni di infermiera.

Conoscendo il rischio a cui si va incontro nelle corsie dell’ospedale in assenza di mascherine, dopo gli estenuanti turni di lavoro insieme ai suoi colleghi, lei, la nostra inarrestabile infermiera calabrese, si rimbocca le maniche, si siede davanti alla sua macchina da cucire e si mette a fare le mascherine con le sue già stanche mani, per lei e per tutti i suoi colleghi. Passa ore e ore in ospedale insieme agli ammalati, le manca la famiglia, i suoi nipotini, la casa, la sua normalità. Ha paura come tutti noi, ma Gilda sa di avere una responsabilità verso il prossimo. Svolge con coraggio il suo mestiere. Non si sente un’eroina, ma una professionista che ama il suo lavoro.

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