A processo boss e gregari dei Piscopisani: 33 a giudizio (NOMI)

di Gabriella Passariello- Trentatrè rinvii a giudizio e un’assoluzione. E’ il verdetto pronunciato dal gup del Tribunale di Catanzaro Paola Ciriaco per i 34 imputati coinvolti nell’operazione della Dda di Catanzaro “Rimpiazzo”, che ha portato il 9 aprile del 2019 a 31 arresti, contro il clan dei Piscopisani. Assolto per non aver commesso il fatto solo Salvatore Carnovale 43 anni di Vibo Valentia (difeso dall’avvocato Michelangelo Miceli). Il giudice ha mandato a processo Nicola Barba 69 anni di Vibo; Rosario Battaglia 37 anni di Piscopio; Giuseppe Brogna 63 anni di Piscopio; Nazzareno Colace 57 anni di Vibo Valentia; Domenico D’Angelo, 58 anni di Piscopio; Giuseppe D’Angelo 47 anni di Piscopio; Angelo David 38 anni di Vibo Valentia; Stefano Farfaglia 38 anni di San Gregorio d’Ippona; Francesco Felice 28 anni di Piscopio;  Ippolito Andrea Fortuna 61 anni di Vibo Marina; Maria Concetta Immacolata Fortuna 63 anni di Piscopio; Michele Fortuna 36 anni di Vibo; Nazzareno Galati 32 anni di Piscopio; Salvatore Giuseppe Galati 57 anni di Piscopio; Benito La Bella 33 anni di Piscopio; Giuseppe Lo Giudice 42 anni di Piscopio; Tommaso Lo Schiavo 60 anni di Piscopio; Pantaleone Mancuso 59 anni di Nicotera Marina; Raffaella Mantella 46 anni di Vibo; Michele Silvano Mazzeo 49 anni di Mileto; Mariano Natoli 51 anni di Termini Imerese (Palermo); Nazzareno Pannace 31 anni di Bologna; Francesco Popillo 35 anni di Bologna; Simone Prestanicola 42 anni di Vibo; Francesco Romano 34 anni di Briatico; Pierluigi Sorrentino 30 anni di Vibo Valentia; Michele Rinaldo Emilio Staropoli 64 anni di Piscopio; Francesco Tassone 43 anni di Vibo; Annarita Tavella 33 anni di Vibo Valentia; Gianluca Rosario Tavella 50 anni di Vibo; Giovanni Tinelli 43 anni di Trieste; Leonardo Domenico Vacatello 51 anni di Bivona; Luigi Francesco Zuliani 49 anni di Piscopio. Il 23 novembre prossimo proseguiranno gli abbreviati per altri 21 imputati coinvolti nella stessa inchiesta. Secondo la Procura distrettuale gli artefici del locale di Piscopio sarebbero stati Nazzareno Fiorillo, alias Tartaro, Salvatore Giuseppe Galati, alias Pino il ragioniere, Michele Fiorillo, alias Zarrillo, Rosario Battaglia, alias Sarino, Rosario Fiorillo, alias Pulcino, Raffaele Moscato e Giovanni Battaglia, in qualità di promotori e organizzatori. Tra gli imputati anche due finanzieri Mariano Natoli, 51 anni di Termini Imerese in provincia di Palermo e Giovanni Tinelli, 43 anni di Trieste. Il processo inizierà al tribunale collegiale di Vibo l’1 febbraio.

Le ipotesi di accusa

Le ipotesi di accusa

Gli imputati rispondono a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso, detenzione e porto illegale di armi ed esplosivi, lesioni pluriaggravate, intestazione fittizia di beni, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale e rivelazione di segreti di ufficio.

La base operativa

I Piscopisani, avevano base operativa a Bologna, dove, nel corso del maxi blitz, sono state sequestrate armi riconducibili al clan. Un’organizzazione capace di piazzare la cocaina a Palermo, a conferma del ruolo egemone che la ‘ndrangheta svolge nel trattare grossi quantitativi di droga, rifornendo anche territori dove sono presenti altre mafie.

L’ambizione di scavalcare il clan Mancuso 

Secondo le ipotesi accusatorie il clan dei Piscopisani sarebbe stato un clan in ascesa, con l’ambizione di competere, fino a voler sostituire la cosca Mancuso di Limbadi, una delle più agguerrite del panorama mafioso calabrese, egemone sulla provincia Vibonese, ma come ha chiarito il procuratore Gratteri nel corso della conferenza stampa sugli arresti: “La cosca dei Piscopisani è un clan violento, solo apparentemente minore rispetto al clan Mancuso di Limbadi”.

Il collegio difensivo

Impegnati nel processo, tra gli altri gli avvocati Diego Brancia, Giuseppe Di Renzo, Sergio Rotundo, Francesco Muzzopappa, Michelangelo Miceli, Tommaso Zavaglia, Giosuè Monaldo, Guido Contestabile, Gregorio Viscomi, Francesco Gambardella e tra i legali di parte civile, l’avvocato Giovanna Fronte per l’associazione antiracket e l’impresa Chiaramonte

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