A rischio il 24% dei posti di lavoro in Calabria a causa del caro energia

Il caro energia mette a rischio il 24% dell’occupazione in Calabria. I dati del rapporto sulla situazione delle micro e piccole imprese
bolletta un milione

Il caro-energia mette a rischio 25.883 micro e piccole imprese in Calabria con 62.784 addetti, pari al 24% dell’occupazione del sistema imprenditoriale calabrese. Lo rileva l’ultimo rapporto di Confartigianato che evidenzia l’impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori. Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.

Caro – energia

Caro – energia

Secondo l’analisi di Confartigianato, gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti. Si tratta del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico. A questi si aggiungono i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua. I rischi si estendono anche alla logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili. Per il presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli: “Rischiamo un’ecatombe di imprese. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti. A rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano”.

Rincari bollette bolletta penalizzano piccole imprese

Gli fa eco il presidente regionale della Confartigianato, Roberto Matragrano che avverte “sebbene sul nostro sistema produttivo i rincari abbiano inciso in misure minore rispetto ad altre regioni d’Italia per come già evidenziato in una recente indagine di qualche giorno fa, il nostro già fragile sistema produttivo non è in grado di reggerne comunque gli effetti se dovesse perdurare questo stato di cose che sarebbero devastanti sotto il profilo economico e sociale. In questi giorni stiamo incontrando i rappresentanti dei diversi schieramenti politici impegnati nella campagna elettorale per il rinnovo dei due rami del Parlamento ai quali ribadiremo con forza le nostre richieste”. Tra le misure d’emergenza, Confartigianato indica “l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”. Per Confartigianato, infine, vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione. Tra gli interventi sollecitati, anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio chi inquina paga”.

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