“A Vibo fondi per i bimbi autistici non inseriti in bilancio 2023 e non avviati durante il 2022”

Il Tar aveva condannato il Comune di Vibo dando ragione ai genitori di un bambino autistico riconoscendolo inadempiente sul “Progetto di vita”
bimbo autistico senza cure

“Fondi per i progetti a sostegno dei bimbi autistici non inseriti in bilancio 2023 e non avviati durante il 2022”. A gennaio di quest’anno la sentenza, storica, del Tar che aveva condannato il Comune di Vibo dando ragione ai genitori di un bambino autistico riconoscendolo inadempiente sulla predisposizione del “Progetto di vita”. Ma sembrerebbe proprio che a seguito di quella pronuncia della magistratura amministrativa non solo le somme per garantire i servizi nel 2022 siano state erogate, ma neanche quelle previste 2023 sarebbero state messe nel bilancio che si andrà a discutere nel consiglio comunale di domani. E questo sarebbe avvenuto – ha attaccato la consigliera di minoranza, Katia Franzé – nonostante vi sia una comunicazione ufficiale, su Pec, nella quale si intima l’ente locale di ottemperare a quella sentenza e quindi avviare il progetto e mettere le risorse economiche necessarie per il suo mantenimento.

“Situazione gravissima”

“Situazione gravissima”

“Una situazione gravissima – ha denunciato ancora la capogruppo di Coraggio Italia, unitamente alla collega del gruppo Misto, Giusy Colloca – se davvero corrispondesse a realtà che le somme non sono state messe in bilancio previsionale del 2023 per la vicenda del bambino autistico sulla quale si era pronunciato a suo tempo il Tar dando ragione alla famiglia e ordinando al comune di provvedere ad avviare il “Progetto di Vita” che interessa anche altre persone affette da questa patologia. Pertanto, il primo cittadino, che ha mantenuto la specifica delega sull’autismo deve chiarire sul punto se si sia trattato di una dimenticanza o di una omissione della comunicazione del Tribunale amministrativo regionale. Tutto questo insegna che una sola persona non può mantenere  svariate deleghe perché il rischio è quello di non riuscire a seguirle tutte e l’operato diventa, così, fallimentare”. Pertanto, le due consigliere hanno chiesto alla presidente ad interim, della IV Commissione, Stefania Ursida l’invio del verbale della seduta, con le specifiche richieste esposte, al sindaco Maria Limardo per le controdeduzioni sul punto.

La vicenda

Enrico Mignolo e Gabriella Antonaci, genitori del bambino di 10 anni, nel settembre 2019 avevano presentato ricorso al Tar contro Palazzo Razza evidenziando il “comportamento censurabile dell’Ente che, per oltre 2 anni e mezzo, ha sistematicamente rinviato alle responsabilità esclusiva di altri enti (Regione, Scuole e Asp) ciò che invece è un suo obbligo di legge”. Il Tribunale aveva specificato definitivamente quanto chiara fosse la normativa nel sistema dei supporti delle disabilità, a partire dalla Convenzione Onu dei Diritti delle persone con disabilità fino ai dettagli del contenuto e dell’iter di gestione del progetto di vita individuale; adempimenti e principi, questi, “tutti palesemente violati” dal Comune di Vibo Valentia. Solo dopo due anni, a marzo del 2021, la dirigente ai servizi sociali aveva avviato il procedimento amministrativo per la predisposizione del Progetto di Vita, fissandone il termine al maggio successivo, senza però concluderlo, lasciando quindi la famiglia di Giovanni Paolo nuovamente in balìa del silenzio amministrativo. Nei mesi successivi, tuttavia, nulla si era mosso nonostante le richieste della famiglia del bambino.  La sentenza aveva interessato anche la posizione dell’Asp in quanto attestava che, anch’essa, era rimasta completamente silente nel corso degli anni.

Omissioni perduravano da tre anni

E sulla vicenda è intervenuto proprio Mignolo, tra l’altro presidente dell’associazione “Io Autentico”. La sua è l’ennesima constatazione amara della situazione oltre ad essere un sollecito a  quelle famiglie con persone con disabilità che, decorsi un po’ di mesi, non hanno trovato realizzati alcuni (o tutti) gli interventi di sostegno previsti dai Progetti. È  il caso di suo figlio Giovanni Paolo. E’ il primo progetto, redatto dal Comune di Vibo Valentia, “magistralmente  da professionisti che hanno dimostrato di che stoffa possono essere fatte certe persone del Sud dentro le amministrazioni pubbliche. E’ nato a seguito di una sentenza di un Tribunale Amministrativo visti il silenzio e le omissioni pregresse che perduravano da 3 anni”. Il problema risiede nel fatto che a questo progetto, per la quota di intervento sociale del Comune, “non ha fatto seguito alcuna determina di impegno delle somme per l’organizzazione e l’erogazione dei sostegni personali e il risultato è che alcuni sostegni che già erano in atto sono stati sospesi, peraltro senza preavviso, e tutti gli altri previsti in attivazione non sono mai partiti. Si tratta – aggiunge Mignolo – dell’ennesima conferma e perpetrazione di una inefficienza amministrativa del tutto strafottente oltre che irrispettosa delle regole amministrative e della contabilità pubblica di un Ente. È troppo facile sbandierare il modello Vibo come un esempio di buona gestione amministrativa dei Progetti di Vita se poi resta tutto solo una bella favola, quella delle bugie””.

Un genitore: “Vi staremo con il fiato sul collo”

Il genitore ricorda che, oltre gli organi amministrativi dell’Ente vibonese, sono stati sempre edotti gli organi politici, ai quali è stato pure «chiesto di intervenire, nell’abito delle rispettive prerogative, ma sono rimasti perennemente solo a guardare il pugno di mosche nelle loro mani sulle Politiche per la disabilità per colpa di una macchina amministrativa che non vuole stare al passo coi tempi, né evolvere verso l’equità, il principio e il diritto, nonostante proprio il Comune abbia a disposizione il motore di una Ferrari tra alcuni dei professionisti che scientificamente ed umanamente  lavorano proprio in tale settore per promuovere e realizzare il sistema scientifico, e non favolistico, della qualità della vita delle persone con disabilità. Che non ci arriviate è l’unica scusante; che non ci vogliate manco provare è l’unica spiegazione, ma anche nel 2023 vi staremo col fiato sul collo”, conclude Mignolo. (f. p.)

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