Abramo, la solitudine dei numeri primi dopo la svolta forzista

di Danilo Colacino – Se il nostro racconto della politica regionale e cittadina che inizia oggi non è un romanzo a puntate, poco ci manca. Perché nel giorno della festa dei lavoratori (il Primo Maggio), invece di riposare, di notizie ne abbiamo raccolte tante. News che si intersecano. E che per scelta vi daremo un po’ scaglionate.

Iniziamo, comunque sia, dalla dimensione comunale (svelandovi in un secondo momento cosa sta succedendo ‘salendo’ per li rami). Già, perché il sindaco Sergio Abramo pare si sia molto di recente confrontato con la Giunta di Palazzo De Nobili, che nella settimana scorsa ha per così dire minacciato di mandare a casa in blocco o quasi. Ai membri dell’Esecutivo, però, avrebbe sostanzialmente parlato di se stesso, dicendogli di prepararsi alle elezioni dell’anno prossimo. Quali? Le Amministrative of course, poiché lui saluterà la compagnia subito dopo le regionali. E fin qui nulla di nuovo sotto il sole. Nel suo futuro ci sono infatti l’ipotesi A di un assessorato al Bilancio – e magari di una delega ai Fondi comunitari – e quella B che porta alla presidenza della Sorical (nella quale, più o meno in occasione della stagione in cui c’era lo stesso Abramo al vertice, ballava un progettino da circa un miliardo e 200 milioni di euro, intervento choc a cura di una nota multinazionale francese del settore, per il rifacimento della rete idriche, e delle varie infrastrutture a supporto, e la successiva privatizzazione del servizio, sottratto così alla sfera di influenza dei vari Comuni). Due postazioni da cui l’inossidabile Sergio potrebbe dar libero sfogo alle sue indiscutibili capacità di manager o capoazienda, che dir si voglia, essendo un amministratore nato. Ma in entrambi i casi, in diritto o in fatto, scatterebbero sempre le dimissioni da sindaco del capoluogo e quindi – in virtù del principio ‘simul stabunt simul cadent’ – da presidente della Provincia.

Iniziamo, comunque sia, dalla dimensione comunale (svelandovi in un secondo momento cosa sta succedendo ‘salendo’ per li rami). Già, perché il sindaco Sergio Abramo pare si sia molto di recente confrontato con la Giunta di Palazzo De Nobili, che nella settimana scorsa ha per così dire minacciato di mandare a casa in blocco o quasi. Ai membri dell’Esecutivo, però, avrebbe sostanzialmente parlato di se stesso, dicendogli di prepararsi alle elezioni dell’anno prossimo. Quali? Le Amministrative of course, poiché lui saluterà la compagnia subito dopo le regionali. E fin qui nulla di nuovo sotto il sole. Nel suo futuro ci sono infatti l’ipotesi A di un assessorato al Bilancio – e magari di una delega ai Fondi comunitari – e quella B che porta alla presidenza della Sorical (nella quale, più o meno in occasione della stagione in cui c’era lo stesso Abramo al vertice, ballava un progettino da circa un miliardo e 200 milioni di euro, intervento choc a cura di una nota multinazionale francese del settore, per il rifacimento della rete idriche, e delle varie infrastrutture a supporto, e la successiva privatizzazione del servizio, sottratto così alla sfera di influenza dei vari Comuni). Due postazioni da cui l’inossidabile Sergio potrebbe dar libero sfogo alle sue indiscutibili capacità di manager o capoazienda, che dir si voglia, essendo un amministratore nato. Ma in entrambi i casi, in diritto o in fatto, scatterebbero sempre le dimissioni da sindaco del capoluogo e quindi – in virtù del principio ‘simul stabunt simul cadent’ – da presidente della Provincia.

Tutto a posto allora per Abramo? Neanche per sogno. Lo scenario appena descritto, peraltro non certo originale, sembrerebbe aver messo il plurisindaco per l’ennesima volta in rampa di lancio, già proiettato a un quinquennio di successi (salvo imprevisti). In apparenza sì. Solo per chi però non conosce, o non è interessato, a certi meccanismi della politica. Perché in realtà la svolta forzista del…pure presidente, con l’appoggio incondizionato all’omologo brutio Mario Occhiuto, lo fa camminare sul filo del rasoio. Sarebbe per lui una iattura, ad esempio, la candidatura del deputato Wanda Ferro alla presidenza della Regione (quasi sicuramente il segnale di una pericolosa frattura nel centrodestra), sostenuta dagli aielliani. Un bel guaio per Abramo, che spera nella conferma di Occhiuto (difficile) o in chiunque guiderà il vecchio schieramento – adesso per lo più formato da Lega, Fi e FdI – unito (il nome del Papa straniero lo diremo a breve, ma anticipando che non sarà un/a catanzarese). Non è però scritto che ciò accada. Anzi. Ed ecco allora che i patemi aumentano, soprattutto per chi d’abitudine vive di certezze. Sarà per questo che il ‘linguaggio del corpo’, come lo definiscono gli esperti della cosiddetta comunicazione non verbale, tradisce un certo nervosismo di Abramo con la tendenza a mostrare segni di nervosismo per lui inconsueti. E a riguardo basta vederlo durante i civici consessi o le conferenze stampa di particolare rilievo. Una tensione da cui appare attanagliato. L’highlander del Comune è e resta, tuttavia, un consumato ‘attore’ a cui la grinta non fa certo difetto e neppure la camaleontica capacità di ‘riciclarsi’, saltando sul carro del vincitore con impareggiabile pragmatismo.

Il successore di Re Sergio. Scommettiamo pure che fra sei/nove mesi, al massimo, Catanzaro avrà un nuovo sindaco. Chi? a sognarlo di più di ogni altro, pregustando il gran giorno, è di sicuro Marco Polimeni. Ma il giovane virgulto, tanto caro al mentore Abramo, potrebbe e dovrebbe sacrificarsi per uno al quale non può dire di no. Un altro padre putativo – politicamente parlando, s’intende – dell’aspirante Marco: Piero Aiello. Un nome che spunta in questo nostro ragionamento, pieno di indiscrezioni, proprio alla luce degli equilibri regionali. Motivo? Un centrodestra ricompattatosi non avrebbe abbastanza fette di torta per sfamare i troppi appetiti dei maggiorenti e loro ‘aventi causa’ del capoluogo. Gli assessorati e i posti di sottogoverno non potrebbero insomma diventare i pani e i pesci di Betsaida, dal momento che il governatore per quanto giovane e bravo non sarebbe Gesù. Ragion per cui l’ex senatore opterebbe per l’ascesa in Cittadella del fidato Baldo Esposito e la sistemazione di qualche personaggio del suo gruppo (futuro scoop), scegliendo per sé la poltrona di sindaco e poi di presidente dell’ente intermedio. Almeno nei piani e a patto che a breve un ‘galvanizzato’ Salvini non affossi il Governo

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