Abuso d’ufficio, archiviata la posizione dell’ex presidente della Regione Giuseppe Scopelliti

Evidenziata l'"infondatezza della notizia di reato" e "l'impossibilità di sostenere l’accusa in giudizio"
abuso d'ufficio scopelliti

Il gip del Tribunale di Catanzaro, in accoglimento della richiesta avanzata dalla dottoressa Chiara Bonfardini, ha disposto l’archiviazione della posizione dell’ex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, in ordine al delitto di abuso d’ufficio contestatogli quale allora governatore e commissario ad acta per il piano di rientro del debito sanitario. Evidenziata, secondo ‘La Gazzetta del Sud’, l'”infondatezza della notizia di reato” e l'”impossibilità di sostenere l’accusa in giudizio”.

La vicenda processuale aveva tratto origine da una denuncia del dottore Vincenzo Cesareo, direttore medico del centro spoke di Cetraro-Paola, che riteneva il governatore Scopelliti responsabile della mancata attivazione della procedura di decadenza del dott. Gianfranco Scarpelli dalla carica di dg dell’Asp di Cosenza. Ciò a seguito della notifica della ordinanza di interdizione dai pubblici uffici che quest’ultimo ricevette il 17 febbraio 2014. In relazione a tali addebiti, Scopelliti si era visto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a seguito del quale, assistito dall’avvocato Aldo Labate, aveva reso interrogatorio dimostrando, anche a mezzo produzione documentale, la correttezza del proprio operato.

La vicenda processuale aveva tratto origine da una denuncia del dottore Vincenzo Cesareo, direttore medico del centro spoke di Cetraro-Paola, che riteneva il governatore Scopelliti responsabile della mancata attivazione della procedura di decadenza del dott. Gianfranco Scarpelli dalla carica di dg dell’Asp di Cosenza. Ciò a seguito della notifica della ordinanza di interdizione dai pubblici uffici che quest’ultimo ricevette il 17 febbraio 2014. In relazione a tali addebiti, Scopelliti si era visto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a seguito del quale, assistito dall’avvocato Aldo Labate, aveva reso interrogatorio dimostrando, anche a mezzo produzione documentale, la correttezza del proprio operato.

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