Si è concluso con una sentenza di assoluzione con formula piena “perché il fatto non sussiste” il processo a carico dell’agente della Polizia di Stato Vincenzo Paradiso. Secondo l’accusa formulata dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Lamezia Terme, l’agente di Polizia si era reso responsabile di aver fatto accesso al sistema informativo delle forze dell’ordine senza le dovute autorizzazioni.
L’intero impianto accusatorio era basato sulle intercettazioni telefoniche acquisite nell’ambito di un diverso e distinto procedimento penale. Tuttavia, il difensore di Vincenzo Paradiso, l’avvocato Arturo Bova, nel corso della precedente udienza ha sollevato un’eccezione di inutilizzabilità di quelle intercettazioni, su cui di fatto si basava l’accusa. Eccezione che, nonostante l’opposizione del Pubblico ministero, veniva accolta dal Tribunale. Ieri il Tribunale di Lamezia Terme, presieduto dal giudice Adele Foresta, accogliendo la richiesta del difensore di Vincenzo Paradiso, ha assolto l’imputato con formula piena “perché il fatto non sussiste”.
L’intero impianto accusatorio era basato sulle intercettazioni telefoniche acquisite nell’ambito di un diverso e distinto procedimento penale. Tuttavia, il difensore di Vincenzo Paradiso, l’avvocato Arturo Bova, nel corso della precedente udienza ha sollevato un’eccezione di inutilizzabilità di quelle intercettazioni, su cui di fatto si basava l’accusa. Eccezione che, nonostante l’opposizione del Pubblico ministero, veniva accolta dal Tribunale. Ieri il Tribunale di Lamezia Terme, presieduto dal giudice Adele Foresta, accogliendo la richiesta del difensore di Vincenzo Paradiso, ha assolto l’imputato con formula piena “perché il fatto non sussiste”.