L’Autorità idrica calabrese, ente di governo d’ambito in cui sono rappresentati i Comuni della regione, ha già indicato due possibili strade: la prima è quella di un gestore unico, una “nuova” Sorical Spa a capitale interamente pubblico, che inglobi tutte le gestioni a livello locale; la seconda è quella che vede la captazione e l’adduzione restare in capo a Sorical, mentre per la distribuzione nei centri abitati, la fognatura e la depurazione entrerebbe in gioco un nuovo soggetto, che potrebbe essere sia una Spa a capitale pubblico sia un’azienda speciale consortile. I due scenari sono contenuti in un dossier che l’Aic ha commissionaro a Invitalia e che il dg dell’Authority idrica, Francesco Viscomi, ha illustrato in un recente incontro con il Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri” (leggi qui).
Salvare le professionalità ma chiudere con Sorical
Salvare le professionalità ma chiudere con Sorical
Alla luce di queste ipotesi gli attivisti rivolgono ora un appello a tutti i sindaci calabresi, sia i 40 che sono delegati a sedere nell’assemblea dell’Aic sia agli altri 364 rappresentati solo indirettamente. Le richieste degli attivisti che ormai dieci anni fa hanno sostenuto il referendum in cui 780mila calabresi hanno votato per l’acqua pubblica sono chiare: innanzitutto chiedono che “si risolva quanto prima il rapporto con Sorical”. Ovviamente “le competenze e professionalità” della società mista in liquidazione dal 2012 “devono essere salvaguardate e valorizzate, ma la Regione – prosegue il Coordinamento – deve fare quanto in suo potere per fare uscire di scena al più presto questo attore ed in particolare la sua parte privata”.
I tempi del Pnrr
Se c’è la volontà politica, secondo il “Bruno Arcuri” questa operazione “può essere compiuta nel pieno rispetto delle tempistiche necessarie all’acquisizione dei fondi del Pnrr”. Quello delle scadenze per poter accedere ai fondi europei destinati al settore, non solo quelli del Recovery, è infatti un tema centrale che obbliga Aic e Regione a determinare prima possibile il futuro gestore delle acque calabresi. Entro il 30 giugno 2022 va infatti portato a compimento l’affidamento del servizio. Gli attivisti a questo proposito chiedono ai sindaci di esprimersi affinché “si costituisca un ente di gestione unico, rispettando lo spirito della legge Galli, e che tale gestore si costituisca nella forma di azienda speciale consortile”
Scelte condivise con i territori
L’appello, insomma, è a procedere attraverso “un reale coinvolgimento di tutti i Comuni della regione”. Per fare ciò si potrebbero utilizzare “le conferenze territoriali di zona per giungere a deliberazioni ampiamente condivise”. L’appello del “Bruno Arcuri” è rivolto “in particolare ai sindaci dei Comuni non presenti in Aic, ricordando che in ogni caso il nuovo ente gestore subentrerà nelle funzioni attualmente in capo a loro”. Si chiede dunque “che non si allontani la gestione del servizio dal territorio” perché “un’azienda che si muoverà su un ambito regionale dovrà affrontare ostacoli enormi per entrare a regime”. Gli attivisti non condividono la scelta di un unico Ato regionale e dunque invitano i sindaci dei Comuni periferici a chiedere garanzie circa le criticità che si verranno a creare”. Solo “un percorso chiaro, solidamente radicato in scelte gestionali che scongiurino la mercificazione dell’acqua, consentirà di realizzare – concludono – il diritto all’accesso al servizio idrico per tutti i cittadini calabresi”.
s. p.