Calano del 5,6% gli acquisti di carne bovina nei primi cinque mesi rispetto allo stesso periodo del 2021, con una spesa che rimasta invariata (+0,1%). Ad aumentare invece sono le alternative a base vegetale che mettono a segno +14,8% dopo il +21% del 2021, un comparto arrivato a rappresentare il 4% della torta delle “carni” totali. È uno dei dati che emerge nel report di Ismea sulle dinamiche delle carni, nel far notare come gli incrementi percentuali delle carni veg siano facilitati dalle piccole dimensioni del mercato che, tuttavia, sono in grado di fornire indicazioni chiare sulle tendenze espansive di questa nicchia.
Prezzi in rialzo
Prezzi in rialzo
La fotografia generale scattata dall’Ismea alle carni bovine ben riflette le conseguenze dell’aumento dei costi di alimentazione. Viene infatti macellato un maggior numero di capi ma con un peso medio inferiore. I prezzi sono in evidente risalita fino a +33% e sopra le medie stagionali rispetto ai precedenti anni, una corsa trainata oltre che dall’aumento dei costi di produzione, anche dalle dinamiche rialziste degli altri paesi europei. A peggiorare è il clima di fiducia degli allevatori, preoccupati soprattutto dalla corsa dei prezzi delle materie prime che, associati alla perdita di potere di acquisto dei consumatori, potrebbe rilevarsi catastrofico per un settore da tempo in equilibrio precario.
Da gennaio a maggio, infatti, la spesa è in aumento del 3%, con volumi in contrazione del 4,6%. A sostenere l’incremento di spesa sono soprattutto le carni avicole con +7,5% che vedono però i volumi in calo dell’8% per compensare l’impennata dei prezzi che hanno superato per alcune referenze, le più pregiate tipo il petto di pollo, il 16%. Riguardo le diverse tipologie degli acquisti di carne, il 56% dell’offerta è rappresentato dal bovino adulto, che accusa più marcatamente la contrazione in volume (-8,2%), seguita dalla carne di vitello che rappresenta un terzo delle vendite in volume e che flette del 6,8%; sempre positiva invece la performance per la carne di scottona con 19%.
Fattori di rischio
Un altro dei fattori relativo al calo dell’acquisto della carne da parte degli italiani potrebbe essere legato alla correlazione coi tumori. Negli uomini – secondo i ricercatori dell’American Cancer Society – gli altri fattori che più aumentano le probabilità di ammalarsi di cancro (oltre ad età avanzata, fumo e alcool) riguardano il consumo di carne rossa e l’inattività fisica.
Nel corso di oltre 11 anni di osservazione – in base ad un altro studio pubblicato sul sito della Fondazione Verones – tra i partecipanti si sono contati quasi 55mila casi di tumore. Incrociando i dati, è emerso che i forti consumatori di carne (oltre la metà del campione) erano più esposti al rischio di tumore rispetto a tutte le altre categorie. I vegetariani avevano un rischio inferiore del 14 per cento, i pescetariani meno 10 per cento e i consumatori moderati di carne del 2 per cento.