“Adolescenza, questa sconosciuta”. E’ il titolo del convegno organizzato nella biblioteca De Nobili di Catanzaro dal vicesindaco Giusy Iemma. Al centro dell’incontro, arricchito dagli interventi di numerosi esperti del settore, il disagio giovanile che attanaglia questo tempo.
“Bisogna cambiare il paradigma”
“Oggi ci siamo incontrati per avviare una riflessione sul disagio giovanile e lo abbiamo fatto attraverso un dialogo a più voci – ha detto Iemma a margine dell’evento -. Siamo consapevoli di non poter esaurire l’argomento in un unico pomeriggio, però è importante avviare questo confronto soprattutto per creare le condizioni di una sinergia tra adulti e giovani. Per fare ciò bisogna cambiare il paradigma, puntare sulla cultura della prevenzione e rimuovere i fattori di rischio. Abbiamo davvero molto strada da fare tutti assieme e dobbiamo essere bravi a invertire la rotta”.
La tendenza del ‘delegare’
“I giovani hanno un estremo bisogno di ascolto, bisogna avere la capacità di mettersi al loro livello – le parole di Guido De Caro, psicoterapeuta dell’età evolutiva -. Dobbiamo tener presente che il disagio è sempre esistito e ora ha assunto una veste diversa. Per la mia esperienza posso assicurare che spesso gli atteggiamenti dei genitori verso i figli lasciano molto perplessi. Negli ultimi anni si sta accentuando la tendenza del ‘delegare’: per esempio, i genitori affrontano molto bene il fatto che il figlio vada in psicoterapia, ma allo stesso tempo delegano tutto allo psicoterapeuta e questo ovviamente è un danno. Tutti insieme dobbiamo affrontare il percorso nella stessa direzione”.
Le conseguenze disastrose dei lockdown
“In oltre quarant’anni di attività ho potuto vivere le varie epoche dei vari disagi. Sicuramente – spiega Giuseppe Raiola, direttore Uoc Pediatria Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio e presidente Unicef Calabria – oggi i ragazzi vengono da tre anni di vita rubata dai lockdown e le conseguenze si son viste: aumento degli accessi in soccorso per problematiche psichiatriche, aumento di suicidi e tentati suicidi, aumento del consumo di alcol, delle droghe e dei giochi mortali. Tutto questo purtroppo è un prezzo che stiamo pagando forse per una gestione non oculata della pandemia”.
I giovani e l’anomia
“Siamo immersi in una società dove l’adolescente quasi non esiste perché si passa direttamente dall’infanzia all’essere ‘considerati grandi’- afferma Antonio Marziale, garante regionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza -. Facciamo di tutto perché loro si sentano adulti e ci sfugge quella fase di formazione importante. Quindi dobbiamo innanzitutto responsabilizzarci come adulti. Viviamo in quella che il sociologo Durkheim chiamava “anomia”, cioè un momento in cui gli esseri umani non si riconoscono più nei valori consolidati”.
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