Aesontium, droga furti ed estorsioni nel fortino rom di Catanzaro: chieste 12 condanne (NOMI)

Il pubblico ministero ha invocato condanne che vanno dai 20 ai 4 anni di reclusione. Il gup ha stralciato una posizione che verrà discussa il 4 luglio

di Gabriella Passariello- Ha ripercorso gli atti di indagine, richiamando i singoli capi di imputazione di esponenti di vertice, organizzatori degli approvvigionamenti e della distribuzione di droga, vedette e fornitori, finiti nell’inchiesta Aesontium, che mira a far luce su un fiorente mercato di marijuana, hashish, cocaina e eroina, nel fortino rom di viale Isonzo, chiedendo la condanna di dodici dei tredici imputati che hanno optato per il rito abbreviato. Il pm Debora Rizza ha invocato pene che vanno da venti ai quattro anni per un ammontare complessivo di oltre un secolo di carcere.

Le richieste di pena

Le richieste di pena

In particolare, davanti al gup del Tribunale di Catanzaro Antonio Battaglia, il magistrato ha chiesto per Marco Bevilacqua 20 anni di reclusione, Gianluca Bevilacqua, detto Felice, 16 anni; Giuliano Bevilacqua, 4 anni di reclusione; Alfredo Benassai, 4 anni e 3 mesi di reclusione; Francesca Martelli, detta “Subaru”, 18 anni di reclusione; Donato Bevilacqua, detto “Mario” o occhio storno, 20 anni di reclusione; Fabio Bevilacqua, 20 anni di reclusione; Francesco Bevilacqua, 7 anni e 4 mesi di reclusione; Cosimo Bevilacqua, detto “Coccolino”, 7 anni e 8 mesi di reclusione; Antonietta Passalacqua, 7 anni e 4 mesi; Isa Garuja, inteso “Antonio”, 8 anni e 4 mesi di reclusione; Silvana Vecceloque Pereloque, alias culu e vacca, 8 anni e 4 mesi . Stralciata invece la posizione di Stefano Bevilacqua, che verrà discussa il prossimo 4 luglio, giorno delle arringhe difensive degli avvocati, (nel cui collegio compaiono, tra gli altri i nomi di Alessandro Guerriero, Mary Aiello, Giuseppe Gervasi, Nicola Tavano, Anna Marziano, Stefano Nimpo, Lucio Canzoniere, Alessio Spadafora, Piero Chiodo, Leopoldo Marchese, Giuseppe Menzica, Orlando Sapia e Federico Sapia). Altri ventotto imputati coinvolti nella stesso troncone di inchiesta, che hanno optato per il rito ordinario sono già stati rinviati a giudizio e per loro è in corso il processo dibattimentale (LEGGI QUI).  Gli imputati devo difendersi a vario titolo dalle accuse di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, furto e porto abusivo di armi, ricettazione ed estorsione.

Baby pusher al servizio dell’organizzazione

L’inchiesta Aesontium, che ha portato il 12 ottobre dell’anno scorso i carabinieri del Reparto operativo, diretto dal colonnello Roberto di Costanzo e gli uomini della Squadra mobile, guidata dal dirigente Fabio Catalano, a notificare un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 21 indagati, di cui 9 in carcere e 12 ai domiciliari, (LEGGI), scaturisce da due distinte attività investigative, condotte rispettivamente dall’Arma dei Carabinieri e l’altra dalla Polizia di Stato e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, confluita poi in un’unica indagine, nata da un sequestro di droga avvenuto nel settembre del 2016. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire i ruoli di ogni componente dei due sodalizi: dal vertice fino alla manovalanza; dagli approvvigionamenti che avvenivano tramite un indagato di origini albanesi che dimorava in Puglia e da elementi contigui alle cosche del versante della costa ionica fino alla distribuzione al dettaglio spesso affidata a minorenni, in alcuni casi anche baby-pusher. Nel quartiere dello spaccio c’era di tutto: marijuana, hashish, cocaina, eroina. Una sorta di centro commerciale all’area aperta dedito al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

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