di Gabriella Passariello- Quattro condanne rideterminate, un verdetto di conferma e una condanna ribaltata in assoluzione. Si chiude il processo di secondo grado che ha coinvolto sei componenti del gruppo di fuoco, che presero parte all’agguato costato la vita al 36enne crotonese Giovanni Tersigni, freddato il 7 settembre 2019 in piazza Albani a Crotone, non lontano dal luogo della sua abitazione.
Le pene inflitte dalla Corte e le richieste di condanna formulate del magistrato
Le pene inflitte dalla Corte e le richieste di condanna formulate del magistrato
La Corte di assise appello di Catanzaro, presieduta da Gabriella Reillo, a latere Domenico Commodaro, ha condannato il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, ritenuto il mandante dell’omicidio, a 11 anni e 4 mesi di reclusione, mentre il sostituto procuratore generale aver chiesto la conferma della pena inflitta il 7 settembre scorso dal gup Matteo Ferrante a 18 anni, 9 mesi, dieci giorni di reclusione, più 20mila euro di multa. I giudici di secondo grado hanno, inoltre, condannato Paolo Cusato, imputato per aver tentato di far sparire l’arma, a 14 anni e 8 mesi di reclusione, riconoscendo, come richiesto dall’avvocato Aldo Truncè il vincolo della continuazione tra il reato di spaccio di droga e l’omicidio, mentre il magistrato al termine della requisitoria aveva invocando sì uno sconto di pena, ma per complessivi 16 anni di reclusione in luogo dei 20 anni sentenziati in primo grado. Sconto di pena anche per Giuseppe Passalacqua, che avrebbe svolto la funzione di “palo”, condannato a 10 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione, con il riconoscimento delle attenuanti generiche, mentre il pg aveva chiesto la conferma del verdetto di primo grado:14 anni, un mese e dieci giorni di reclusione e per Dimitrov Dimitar Todorov, 10 anni di reclusione, uno sconto di poco più di due anni rispetto ai 12 anni, 6 mesi e venti giorni di reclusione sentenziati dal giudice di prime cure, anche se il sostituto procuratore generale aveva invocando 8 anni di reclusione. E’ rimasta inalterata la condanna a 20 anni di reclusione per Cosimo Berlingieri, considerato l’esecutore materiale del fatto di sangue, così come richiesto dal magistrato in aula al termine della requisitoria.
L’unica assoluzione sentenziata dalla Corte di assise appello è per colui, che secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe svolto il ruolo di “sentinella” Cosimo Damiano Passalacqua. I giudici di secondo grado hanno accolto la richiesta difensiva dell’avvocato Alessio Spadafora di scagionare l’imputato perché non imputabile, incapace di intendere e volere. L’uomo era stato condannato in primo grado a 9 anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione. L’omicidio, come ha spiegato lo stesso collaboratore di giustizia Oliverio, si sarebbe consumato nell’ambito delle diatribe legate al monopolio delle zone di spaccio a Crotone. Un delitto rispetto al quale inizialmente si ipotizzava l’aggravante mafiosa, già esclusa in primo grado.
Il collegio difensivo
Oltre agli avvocati Alessio Spadafora e Aldo Truncè, compaiono nel collegio difensivo i nomi dei legali Gregorio Viscomi, Mario Prato, Claudia Conidi, Piero Chiodo e Franco Laratta.