Agroalimentare, studio: “Gap infrastrutture Sud frena crescita settore”

Il gap infrastrutturale al Sud, sempre più carente di un’adeguata e capillare rete di viabilità a supporto delle tante pmi attive, ha raggiunto livelli che ostacolano la crescita dell’agroalimentare, rallentando anche l’export. A fare il punto da Matera, con il supporto di uno studio elaborato ad hoc da Nomisma, è la terza edizione di ‘Grow!’, l’action tank di Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, dal titolo ‘Infrastrutture: le vie dell’agricoltura nel Mezzogiorno’.

Nelle regioni del Meridione, emerge dallo studio, ogni impresa può contare in media su meno di 20 km di infrastrutture, circa la metà di quelli a disposizione delle imprese del Nord-Ovest, con la Puglia fanalino di coda con appena 7,9 km per azienda. A fronte di una media nazionale di 23 km di autostrade ogni 1000 kmq, nel Sud si scende a 20 km/1000 kmq, con la Basilicata ferma a 3 km/1000 kmq e il Molise bloccato a 8 km/1000 kmq. Anche la dotazione di linee ferroviarie risulta inferiore nel Mezzogiorno, con 36 km/1000 kmq nelle Isole, mentre a livello nazionale la media è di 55 km/1000 kmq. Sul territorio, la presenza di infrastrutture fisiche (autostrade, strade e linee ferroviarie) è fortemente diversificata; l’indice costruito da Nomisma mediante la normalizzazione della presenza di reti viarie sul territorio regionale fa emergere come a fronte di un indicatore medio nazionale pari a 153, nelle isole si scenda a 130 e in Sardegna addirittura a 59.

Nelle regioni del Meridione, emerge dallo studio, ogni impresa può contare in media su meno di 20 km di infrastrutture, circa la metà di quelli a disposizione delle imprese del Nord-Ovest, con la Puglia fanalino di coda con appena 7,9 km per azienda. A fronte di una media nazionale di 23 km di autostrade ogni 1000 kmq, nel Sud si scende a 20 km/1000 kmq, con la Basilicata ferma a 3 km/1000 kmq e il Molise bloccato a 8 km/1000 kmq. Anche la dotazione di linee ferroviarie risulta inferiore nel Mezzogiorno, con 36 km/1000 kmq nelle Isole, mentre a livello nazionale la media è di 55 km/1000 kmq. Sul territorio, la presenza di infrastrutture fisiche (autostrade, strade e linee ferroviarie) è fortemente diversificata; l’indice costruito da Nomisma mediante la normalizzazione della presenza di reti viarie sul territorio regionale fa emergere come a fronte di un indicatore medio nazionale pari a 153, nelle isole si scenda a 130 e in Sardegna addirittura a 59.

Quanto al digitale, inoltre, sebbene il Sud risulti di poco indietro alle macro-aree italiane (accede a Internet il 78% delle famiglie del Meridione, rispetto all’84% del Nord), più critica è la diffusione delle innovazioni tecnologiche nelle imprese. Sono state introdotte nel 26% delel aziende, mentre nel Nord si arriva al 40%. È l’agroalimentare a risentire più di altri settori di un simile gap di reti fisiche e digitali. L’incidenza dell’agrifood sul totale delle merci movimentate su strada va oltre un quarto dei volumi movimentati in Molise e Sicilia, sotto il 10% in Calabria, cui si appaia solo la Valle d’Aosta. Le montagne condizionano, inevitabilmente, il trasporto su strada; la limitata capacità regionale di esportare spiega, invece, il traffico marittimo per lo più di trasbordo.

Nel decennio 2008-2018, l’export del Nord è cresciuto del 62%, mentre quello del Sud, geograficamente concentrato nei mercati di prossimità e che raggiunge solo in minima parte i mercati più distanti, solo del 46%, con un peso sul Pil pari al 2%, mentre al Nord si attesta al 3,1%. “Lo studio mette in luce le difficoltà con le quali quotidianamente sono costrette a scontrarsi le imprese del Sud Italia – sottolinea Agrinsieme – non possiamo più trascurare quanto le condizioni della rete infrastrutturale materiale e immateriale, dai trasporti al sistema idrico, condizionino, a partire dalle potenzialità dei territori, il ruolo dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano anche nel contesto comunitario. Ancor più nel Mezzogiorno e quindi sul Mediterraneo, dove l’agroalimentare vale quasi 30 miliardi, con un export di oltre 7 miliardi, e dove va fa fatto un lavoro importante per salvaguardare gli sbocchi di mercato delle produzioni agroalimentari iconiche del territorio, a partire dagli agrumi e dall’olio extravergine di oliva”.

Redazione Calabria 7

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