Al “Rendano” di Cosenza la storia di Peppino Impastato

Giovedì 4 aprile, alle ore 20.30, sul palco del Teatro Rendano, di scena il teatro civile con “Dietro ai tuoi passi – La Storia di Peppino Impastato” diretto da Massimo Natale.

Finanziato dalla Regione Calabria, quale evento storicizzato- sull’avviso pubblico per la selezione e finanziamento di interventi per la valorizzazione del sistema dei beni culturali, la qualificazione e il rafforzamento dell’offerta culturale- vede, inoltre, il supporto dell’Amministrazione comunale di Cosenza. Organizzato dalla società “L’AltroTeatro” guidata dal gruppo di operatori del mondo dello spettacolo locale: Enzo Noce, Giuseppe Citrigno e Gianluigi Fabiano. Sul palco del Teatro A. Rendano 19 appuntamenti all’insegna della grande drammaturgia senza dimenticare, però, il divertimento e il puro spettacolo. Prosa, dai grandi classici agli autori contemporanei e poi, commedie e musical, questi gli ingredienti del cartellone ideato da “L’AltroTeatro”.

Finanziato dalla Regione Calabria, quale evento storicizzato- sull’avviso pubblico per la selezione e finanziamento di interventi per la valorizzazione del sistema dei beni culturali, la qualificazione e il rafforzamento dell’offerta culturale- vede, inoltre, il supporto dell’Amministrazione comunale di Cosenza. Organizzato dalla società “L’AltroTeatro” guidata dal gruppo di operatori del mondo dello spettacolo locale: Enzo Noce, Giuseppe Citrigno e Gianluigi Fabiano. Sul palco del Teatro A. Rendano 19 appuntamenti all’insegna della grande drammaturgia senza dimenticare, però, il divertimento e il puro spettacolo. Prosa, dai grandi classici agli autori contemporanei e poi, commedie e musical, questi gli ingredienti del cartellone ideato da “L’AltroTeatro”.

“Dietro ai tuoi passi” Lo spettacolo racconta la vicenda di Peppino Impastato considerato uno degli eroi e martiri della lotta alla mafia. A Cinisi, paesino siciliano, cento passi separano la casa di Peppino Impastato da quella del boss locale. Peppino, fin da piccolo curioso, nel 1968 si ribella come tanti giovani al padre. Ma in Sicilia la ribellione diventa sfida allo statuto della mafia. Peppino non cede, battendosi insieme ai suoi compagni contro una cultura mafiosa accettata e coperta. Due giorni prima del voto lo fanno saltare in aria sui binari della ferrovia con sei chili di tritolo. La morte coincide con il ritrovamento a Roma dell’onorevole Aldo Moro, viene rubricata come “incidente sul lavoro” poi, dopo che gli amici mettono a disposizione degli inquirenti molti indizi dell’esecuzione diventa addirittura “suicidio”. La scena ideata da Natale è piena di ostacoli, di barriere, di impedimenti. Perché Peppino si è dovuto muovere, nella vita, tra ostacoli spesso invisibili ma non per questo meno efficaci.

Perché Peppino impastato è stato lasciato solo. Da tutti. Si è battuto con un gruppo di amici ma la gente, la cosiddetta società civile, gli ha voltato le spalle oppure, nel migliore dei casi, ha fatto finta di non vedere. Un altro punto di forza di questo allestimento è la passione, la voglia e la bravura degli interpreti. 5 attori che hanno nel cuore il loro punto di forza.

In questa disperazione rabbiosa, popolata da parenti e amici solidali, la figura che maggiormente si staglia è quella di Felicia, la madre: probabilmente una delle donne più forti mai vissute, che ha reclamato giustizia fino all’ultimo giorno della sua lunga e sofferta vita. La scena finale ha un sapore quasi da Pietà cristiana aggiornata alla Sicilia degli anni Settanta.

Un allestimento che rende omaggio a un personaggio che ha lasciato alla storia e all’Italia stessa una testimonianza esemplare di lotta contro la mafia.

Redazione Calabria 7

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