Alibante, i super sconti dei commercianti lametini al boss Bagalà e ai suoi familiari

Dall'inchiesta della Dda di Catanzaro emerge che il boss e le sue figlie usufruivano di una scontistica privilegiata o godevano di prestazioni gratuite

di Gabriella Passariello- Sconti privilegiati o prestazioni commerciali senza sborsare un euro. Emergono ulteriori dettagli dalle carte dell’inchiesta della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, nome in codice “Alibante”, che ha fatto luce sugli intrecci tra ‘ndrangheta e politica e sul controllo del clan Bagalà nel territorio del Lametino. L’attività di intercettazione svolta dai carabinieri evidenzia come il boss Carmelo Bagalà ed alcuni dei suoi familiari si recano in diversi esercizi commerciali del comune di Nocera Terinese, dove risulta essersi maggiormente radicato il sodalizio criminoso, usufruendo di una serie di favori.

Maglie e giubbini a metà prezzo

Maglie e giubbini a metà prezzo

Bagalà su richiesta della figlia Maria Rita, di professione avvocato, si reca in un negozio di abbigliamento per effettuare il reso di alcuni vestiti che la stessa aveva prelevato in prova senza pagare e contestualmente per saldare il conto degli abiti che invece aveva deciso di comprare. Il boss si rifiuta di utilizzare il denaro lasciato dalla figlia, dicendo che avrebbe pagato lui stesso, ma Maria Rita insiste ribadendo di prendere il denaro che lei aveva lasciato, specificando che l’importo consegnato sarebbe dovuto bastare al titolare del negozio di abbigliamento: “quelli che mancano ce li siamo tenuti… quanto gli devi dare!”. Una volta raggiunto il negozio, alla presenza del titolare, Carmelo Bagalà contatta nuovamente la figlia, a cui chiede di riepilogare il prezzo dei capi di abbigliamento che aveva trattenuto, perché il negoziante non riusciva a recuperare i cartellini dei prezzi. La donna precisa che i vestiti avevano un valore economico di circa 300 euro ed erano costituiti da una maglietta nera, una rossa e un giubbino e a fronte di questo importo, il padre corrisponde al negoziante solo 120 euro: la somma da lui pagata sarebbe stata più che sufficiente, aggiungendo che il titolare gli aveva regalato anche due camice. Carmelo Bagalà deride, inoltre, la figlia per aver creduto che il negoziante avesse potuto chiedergli un importo maggiore: “Ma davvero pensavi che ne voleva di più? E dai o Rì!”.

“Questo cazzo di pellet fa schifo, ma è gratis”

In un’altra intercettazione l’altra figlia Francesca viene inviata dal padre Carmelo in farmacia per ritirare un flacone di collirio e non avendo contanti viene rassicurata da Bagalà sul fatto che non avrebbe dovuto pagare nulla e in una ulteriore conversazione spiata, Carmelo Bagalà si lamenta con Mario Gallo, per la pessima qualità del pellet fornitagli da un venditore: “io non ho capito quest’anno, con questo cazzo di pellet, mi ha mandato un pellet che fa schifo proprio, ma proprio schifo… prima la tenevo a due la stufa e dopo un’ora andava in modulazione”. Ciononostante Bagalà abbassando la voce dichiara di non potersi lamentare, perchè non ha mai pagato nulla alla ditta fornitrice: “no e che gli dico Mario, non se lo paga da me… io non l’ho mai pagato! Che gli vado a dire? Non gli dico niente Mario!… giustamente lo devi solo ringraziare e basta Mario”. Il 6 maggio 2018 Carmelo Bagalà riferisce alla figlia Maria Rita di aver prenotato per l’indomani un accertamento diagnostico a pagamento in uno studio radiologico “ecodoppler.., qua ci vuole… e a me lo fa domani mattina… non me ne frega niente… vado a pagamento”. Effettivamente dopo aver preso appuntamento in questo studio specialistico, Bagalà effettua l’accertamento sanitario programmato, comunicando alla figlia che il medico si era rifiutato di essere pagato: “ c’era lui, una gentilezza proprio che non ti dico… non ha voluto né pagato… né lasciato l’impegnativa assolutamente… ha detto ‘per l’amor di Dio dice ma non… scusate ma non vi dovete permettere!, ma per carità, ci conosciamo da una vita per l’amor di Dio’ e non ha voluto neanche pagato allora”.  Lo sviluppo della attività tecnica intercettiva ha consentito di accertare che Bagalà sistematicamente non sborsava un euro per far riparare la propria auto, godendo in ogni caso di una scontistica privilegiata.

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