Anche il Consiglio di Stato boccia l’Asp di Catanzaro: il Sant’Anna aveva l’accreditamento

Sentenza definitiva a favore della struttura. Il procedimento scaturito dall’inchiesta “Cuore matto” non può essere un valido motivo per il diniego del contratto
Ilario Lazzaro

Il Consiglio di Stato chiude la contesa sorta di fronte alla giustizia amministrativa tra il Sant’Anna Hospital e l’Asp di Catanzaro. La sentenza pubblicata oggi ha “definitivamente accertato l’illegittimità dell’operato degli Uffici Asp – si legge in un comunicato del cda della struttura – che hanno ‘vietato’ al S. Anna Hospital di poter svolgere la propria meritoria attività sanitaria a far data dal 23 dicembre del 2020”. Da quel giorno i provvedimenti della triade commissariale che guidava l’Azienda sanitaria provinciale hanno causato il blocco dei ricoveri e ne è scaturita una vertenza che ha coinvolto circa 300 dipendenti e centinaia di pazienti.

La posizione sostenuta dagli ex commissari Asp era che la struttura fosse priva di accreditamento nel 2020 e che, in quanto priva di un’unità di terapia intensiva coronarica regolarmente funzionante, non ne avesse il requisito . Un ulteriore ostacolo alla stipula del contratto, secondo la triade commissariale, era il procedimento penale pendente scaturito dall’inchiesta “Cuore matto”. Il Consiglio di Stato ha però ribadito, come già sancito dal Tar, che “l’accreditamento della struttura per l’anno 2020 si evince dalla complessa successione degli atti conseguenti alla scadenza del rapporto relativo al triennio 2014/2017”.

La posizione sostenuta dagli ex commissari Asp era che la struttura fosse priva di accreditamento nel 2020 e che, in quanto priva di un’unità di terapia intensiva coronarica regolarmente funzionante, non ne avesse il requisito . Un ulteriore ostacolo alla stipula del contratto, secondo la triade commissariale, era il procedimento penale pendente scaturito dall’inchiesta “Cuore matto”. Il Consiglio di Stato ha però ribadito, come già sancito dal Tar, che “l’accreditamento della struttura per l’anno 2020 si evince dalla complessa successione degli atti conseguenti alla scadenza del rapporto relativo al triennio 2014/2017”.

Il procedimento penale

Secondo i giudici non è “consentito all’Asp addurre la pregressa inoperatività dell’U.T.I.C. quale impedimento all’accreditamento e, di conseguenza, alla contrattualizzazione, perché ciò significherebbe disapplicare il D.C.A. n. 43/2021, con evidente sconfinamento nelle competenze di altra autorità”. Rispetto alla tesi dei legali dell’Asp secondo cui l’accreditamento originario del 2014 sarebbe scaduto nel 2017 il Consiglio di Stato afferma che “tale affermazione è smentita dalle risultanze documentali in atti”. Dunque la vera ragione per cui l’Azienda ha rifiutato la contrattualizzazione per il 2020 sarebbe pertanto il procedimento penale che ha interessato la struttura che però allo stato, non può costituire un valido motivo per il diniego del contratto.

Il self cleaning e la “discriminazione”

Nella sentenza si legge che “l’emergere dei fatti di rilevanza penale è stata dunque seguita da un’attività amministrativa tendente a superare le criticità (positivamente riscontrata dalla stessa Azienda), oltre che da interventi di self cleaning”. Alla luce di ciò il cda prende atto “di una inappellabile sentenza che fa luce sull’incomprensibile atteggiamento discriminatorio degli (oramai) ex Commissari Straordinari” e dichiara di avere “la piena consapevolezza di essersi battuto strenuamente per far sopravvivere una realtà che altrimenti avrebbe acuito maggiormente disagi e difficoltà in un territorio già martoriato”. I componenti del cda (Gianni Parisi, Soccorso Capomolla e Daniele Maselli, rappresentati dall’avvocato Alfredo Gualtieri) ora si aspettano dunque che l’Asp “dia al S. Anna Hospital la tranquillità di poter raggiungere al più presto i volumi del passato e dare immediate risposte ai tanti pazienti per i quali la Struttura rappresenta un fermo punto di riferimento”.

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