di Martina Gareri – “Il senso di questa iniziativa è quello di riportare sulla strada e tra la gente il significato dell’antimafia”. Con queste parole il direttore della Direzione investigativa antimafia, Maurizio Vallone, ha inaugurato oggi pomeriggio, nel palazzo di giustizia di Catanzaro, la mostra “Antimafia itinerante” organizzata nell’ambito delle celebrazioni del trentennale della Dia. “Lo scopo della mostra – ha affermato – è quello di riportare la nostra storia, le nostre tradizioni, i nostri risultati ma anche i nostri compiti agli studenti di tutta Italia attraverso 22 tappe nelle maggiori città italiane in cui la mostra viene aperta per una settimana, abbiamo coinvolto il Miur per far sì che il maggior numero di studenti possa venire a visitarla e a capire quanto siano pericolose le mafie per il loro futuro e soltanto combattendole potranno rimanere nella propria terra senza dover emigrare nel Nord Italia o all’estero ed avere un vero e proprio futuro”.
I pannelli che raccontano la Dia
I pannelli che raccontano la Dia
“La mostra è composta da 34 pannelli – ha continuato Vallone – che raccontano le funzioni della Dia, soprattutto nelle attività preventive, attività di cooperazione internazionale e racconta i compiti di ognuno dei reparti della Dia, le principali operazioni che sono svolte nell’arco di trent’anni e di cosa si sta occupando soprattutto nel settore della cooperazione internazionale, di una formazione di altre forze di polizia analoghe alla Dia in altri contesti europei, i progetti che abbiamo attualmente in corso finanziati dalla comunità europea, che ci consentono di finanziare gli investigatori che devono muoversi in tutto il territorio europeo ed extraeuropeo per affrontare indagini sulla criminalità organizzata”.
Servono modifiche normative
All’inaugurazione della mostra sono intervenuti, tra gli altri, il prefetto di Catanzaro Maria Teresa Cucinotta, il presidente della Corte d’appello Domenico Introcaso e il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri. “Io vorrei che questa mostra venisse vista non solo dai ragazzi, è un pensiero importante e nobile, ma vorrei invece che lo vedessero i politici”, ha dichiarato.
“Vorrei che venissero i parlamentari a vedere questi pannelli, soprattutto quelli dove ci sono le stragi e che li guardassero prima di andare a discutere in aula dell’ergastolo ostativo o dell’ordinamento penitenziario o della legge sui collaboratori di giustizia. Vorrei che il percorso mentale di questi ragazzi fosse quello di non farsi prendere in giro dagli adulti, adulti che non parlano più di contrasto alle mafie o di modifiche normative che servono a combattere le mafie che continuamente si mutano e trasformano”.
“Non esiste una ricetta”
“Se non c’è il morto ogni sera – aggiunge Gratteri – il problema non esiste, quindi la mafia non esiste e quindi non c’è motivo di investire anche sul punto di vista economico su uomini e mezzi ma soprattutto sul piano normativo, allora siamo tutti tranquilli perché non c’è nessun problema e siamo tutti contenti. Ci sono tantissime cose che vanno modificate ma soprattutto ragionare in termini organici, di modifiche normative. Non esiste una ricetta per un problema, – ha concluso il procuratore – esiste la possibilità e la necessità di modificare tutto il sistema penale processuale detentivo in modo tale che noi siamo nelle condizioni di intervenire sul balcone abusivo, sul cancello abusivo e sull’omicidio di mafia o sul grande traffico di droga. Ma se non si ha questa visione, le modifiche devono servire a tutta la gamma dei reati, non andiamo nessuna parte faremo solo tanti spezzatini volontà, volontà che oltretutto sembra non esserci”.