“Adesso basta. Il sistema sanitario è già saltato. Non è più possibile andare avanti in queste condizioni. Pochissimi infermieri ed operatori sanitari, reparti accorpati, graduatoria ormai esaurita senza alcun concorso all’orizzonte. Ed un Pronto soccorso al collasso. Dove sono stati finora i commissari? Dov’è il nuovo? Che fine hanno fatto i Dipartimenti sanitari? Un rischio enorme, anche per i cittadini ed i pazienti. Ed una percentuale di mortalità superiore del 10 per cento”. Lo dice Fausto Sposato, presidente dell’Opi, l’Ordine delle professioni infermieristiche di Cosenza.
“Il rapporto, qui, parla di un infermiere ogni 12 pazienti mentre la media europea è di uno a sei. E’ dunque evidente la mancanza di personale. Chi ha amministrato finora – dice Sposato – non è stato lungimirante per nulla. Al Pronto soccorso di Cosenza lavora un terzo del personale necessario. La situazione in tutta la provincia non è diversa. La sanità territoriale non riesce a fare filtro ed ai cittadini viene negato il diritto anche ad una semplice risposta”.
“Il rapporto, qui, parla di un infermiere ogni 12 pazienti mentre la media europea è di uno a sei. E’ dunque evidente la mancanza di personale. Chi ha amministrato finora – dice Sposato – non è stato lungimirante per nulla. Al Pronto soccorso di Cosenza lavora un terzo del personale necessario. La situazione in tutta la provincia non è diversa. La sanità territoriale non riesce a fare filtro ed ai cittadini viene negato il diritto anche ad una semplice risposta”.
“Il personale non ce la fa più”
“Bastava seguire i nostri consigli per non arrivare ad una situazione non più risolvibile. L’innalzamento dei contagi – continua Sposato – rende più critica la quotidianità, mentre il personale non ce la fa più. Il commissario si assuma tutte le responsabilità del caso: ci sono i soldi per procedere a nuove assunzioni con avvisi pubblici? Si proceda. Devono essere pagati straordinari e premi Covid mai percepiti dai colleghi? Si faccia. Siamo stufi di pagare il malfunzionamento del sistema intero”. Sposato lancia anche un altro allarme: “La rabbia maggiore – dice – è che poi gli operatori sanitari, oltre al carico di lavoro massacrante, ricevono persino minacce dai pazienti per le mancate risposte”.