Architetto ucciso in un bar a Pescara: uno degli arrestati è calabrese (NOME)

L'uomo, con precedenti penali alle spalle, è stato arrestato stamane dalla squadra Mobile di Pescara e condotto in carcere
architetto ucciso pescara

Mimmo Nobile, pescarese, e Natale Ursino, originario di Locri, sarebbero rispettivamente l’esecutore materiale e il mandante dell’agguato del primo agosto scorso, nel bar del Parco, a Pescara, in cui è stato ucciso l’architetto Walter Albi, 66 anni, e ferito gravemente l’ex calciatore Luca Cavallito, 49 anni. I due, entrambi con precedenti penali, sono stati arrestati stamane dalla squadra Mobile di Pescara e condotti in carcere. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del tribunale di Pescara, su richiesta della Procura.

“Fatto senza precedenti per modalità e efferatezza”

“Fatto senza precedenti per modalità e efferatezza”

“È un fatto criminale che ha scosso la collettività perché senza precedenti per la modalità e l’efferatezza”. Lo ha detto il procuratore di Pescara, Giuseppe Bellelli, a margine della conferenza stampa relativa agli arresti di Mimmo Nobile, 52 anni pescarese, e Natale Ursino, originario di Locri (Reggio Calabria) e residente nel Teramano, rispettivamente esecutore materiale e mandante dell’agguato del primo agosto scorso, nel bar del Parco, a Pescara, in cui è stato ucciso l’architetto Walter Albi, 66 anni, e ferito gravemente l’ex calciatore Luca Cavallito, 49 anni.

Presenti alla conferenza stampa, oltre al procuratore Bellelli, i sostituti procuratori Anna Rita Mantini e Andrea Di Giovanni, il questore del capoluogo adriatico, e il capo della squadra Mobile, Gianluca Di Frischia. Nobile ha precedenti penali importanti, come rapina a mano armata e altro. Anche Ursino, che è stato arrestato a Roma, ha precedenti penali pesanti. “Si tratta – ha sottolineato il procuratore – di un personaggio di notevole spessore, con rapporti, interazioni, parentele importanti da un punto di vista di precedenti penali”. Ursino avrebbe infatti legami con la malavita calabrese. “Ha relazioni più che pericolose, la condotta però – ha precisato il procuratore- sembra allo stato individuale”.

Stando a quanto emerso dalle indagini, Ursino aveva rapporti di affari, interessi, scambio di denaro, con le due vittime. Sullo sfondo della vicenda ci sarebbe “l’esigenza di far muovere del denaro”, anche con il progetto delle “casette galleggianti”.

Il possibile movente

Il movente oggetto di ricostruzione lascia trasparire un quadro articolato, integrato da ingenti affari economici illeciti, prestiti di denaro non onorati, impegni non mantenuti e operazioni transoceaniche. In particolare, ci sarebbe una missione, che ha avuto un finanziamento, non portata a termine. “Cosa avrebbe dovuto trasportare Albi – ha spiegato il procuratore – non lo sappiamo con certezza. Sicuramente un trasporto importante”. Quella sera Ursino aveva appuntamento con le vittime, ma non si è presentato “proprio perché evidentemente – ha sostenuto Bellelli – aveva dato mandato all’esecutore materiale”.

Gli elementi che hanno portato alla svolta delle indagini

Nel corso dell’incontro con la stampa è stata fatta una ricostruzione della vicenda, evidenziando gli elementi che hanno portato alla svolta delle indagini. In particolare, sono stati utilizzati metodi investigativi tradizionali. Sono state ricostruite modalità e dinamica dell’omicidio, la vita, i rapporti, i contatti delle vittime, e acquisite dichiarazioni anche di persone che conoscevano le vittime e del testimone oculare, ossia il sopravvissuto. Sono tre i passaggi importanti che hanno portato alla svolta, ossia “le dichiarazioni del sopravvissuto – ha detto il procuratore – il rinvenimento un mese dopo in località Pantano, vicino a Fontanelle, dello scooter utilizzato nell’omicidio e poi il casco, le scarpe e la pistola, sottratta a una guardia giurata nel corso di una rapina”, avvenuta l’11 luglio scorso ai danni del Centro agroalimentare di Cepagatti (Pescara).

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