Aree dell’entroterra a rischio povertà, vescovi uniti per intervenire

"Non intendiamo sostituirci a nessuno, non vogliamo arrogarci compiti che non sono nostri, intendiamo proporre un metodo basato sulla comunione”
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Fare rete e gioco di squadra per contribuire al rilancio pastorale e allo sviluppo delle aree interne. È questo lo spirito con cui più di venti vescovi provenienti dalle diocesi di Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia si ritroveranno il 30 e il 31 agosto a Benevento, presso il Centro La Pace. Sarà un evento “dal carattere prettamente pastorale” con alcuni inevitabili risvolti “di natura sociale e politica” poiché “una questione che è d’interesse civile e di rilevanza nazionale deve trovare posto nell’agenda politica del Paese”, ha affermato monsignor Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, presentando in conferenza stampa l’iniziativa di cui è promotore. “I territori delle aree interne, poveri di popolazione e di risorse, dopo la pandemia vedranno – facile previsione – aumentare il numero dei poveri, anche se proprio la pandemia ha peraltro messo in luce le potenzialità di questi territori”, ha spiegato l’arcivescovo Accrocca che si è detto convinto del fatto che essi “abbiano bisogno sì di sostegni economici, ma prima ancora di una seria progettualità a medio e lungo termine, cioè d’intelligenza politica, che dovrebbe essere messa in campo quanto prima, poiché ogni anno perduto comporta l’accumulo di un ritardo che fra poco rischierà di farsi incolmabile”.

Danni ambientali nelle zone non presidiate

Danni ambientali nelle zone non presidiate

“La morte di una parte del territorio costituisce un danno serio per tutto il Paese”, ha rilevato monsignor Accrocca facendo riferimento, ad esempio, ai danni ambientali delle zone non presidiate, alla perdita che ne subirebbe il patrimonio artistico e culturale, all’ingigantirsi delle periferie urbane come conseguenza dello spopolamento delle Aree interne. La questione ha inoltre una significativa ricaduta pastorale in quanto “le Aree interne pongono problemi del tutto diversi rispetto alle Aree urbane o metropolitane o turistiche”. La “due giorni”, che sarà aperta da monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, e vedrà gli interventi del professor Francesco Vespasiano, dell’Università del Sannio, e di monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vicepresidente della Cei, sarà dunque l’occasione per confrontarsi e provare a elaborare un progetto comune, nel solco di quanto fatto finora.

Camminare insieme, fare rete

Quella del 30 e 31 agosto, infatti, rappresenta la tappa di un cammino che – come ha ricordato don Maurizio Sperandeo, Direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali – è iniziato nel 2019 con la pubblicazione da parte dei presuli della Metropolia di Benevento del documento “Mezzanotte del Mezzogiorno? Lettera agli Amministratori”, ed è proseguito nel tempo con iniziative che hanno coinvolto, oltre agli amministratori, anche Papa Francesco, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Come Vescovi – ha precisato monsignor Accrocca – non intendiamo sostituirci a nessuno, non vogliamo arrogarci compiti che non sono nostri, quanto piuttosto, in coerenza con il nostro ufficio di ‘pontefici’, vale a dire costruttori di ponti, intendiamo proporre un metodo che, in politica come in economia, come pure nel vissuto ecclesiale, tenga fermo il primato della comunione”. E il metodo, ha aggiunto, “è quello del camminare insieme, di fare rete, quindi, gioco di squadra, programmando insieme una politica di sviluppo: se riuscissimo nell’intento, tutti ne trarremo vantaggio; in caso contrario, tutti saremo destinati a perdere”. 

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