Armonie d’Arte Festival, dura replica del Direttore: “Parole molto pesanti”

La lettera seguente, a firma di Chiara Giordano (Direttore Armonie d’Arte Festival), risponde alla nota di Olga Iembo (https://calabria7.it/quella-tosca-che-oltraggia-larma-polemica-a-scolacium/) su Tosca di Armonie d’Arte Festival.

“Gentile dottoressa Iembo,

“Gentile dottoressa Iembo,

accolgo la Sua nota nello spirito del Festival, più volte dichiarato dalla sottoscritta, che non intende essere il dispensatore di contenuti ma un’occasione di confronto, come una moderna agorà di pensiero creativo e speculativo di uomini e donne di scienza e coscienza, di visione e di buona volontà. Quindi per questo la ringrazio. Innanzitutto, per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti, preciso subito che il Festival Armonie d’Arte non solo ha massimo rispetto dell’Arma dei Carabinieri e di tutte le Forze dell’Ordine, ma addirittura in più di un’occasione ha collaborato per il buon esito di eventi di Loro iniziativa, anche in forma di sponsorizzazione economica. Pertanto ogni interpretazione della messa in scena della Tosca in oggetto e che possa aver colto intenzioni diverse è totalmente lontana dalle nostre.

Le parole utilizzate nella Sua lettera, a ben leggere, sono molto pesanti e configurano un atteggiamento che non solo non è reale ma, ci consenta, nemmeno potrebbe esserlo da parte di persone che, come noto sul territorio per la sottoscritta e come rintracciabile facilmente per il regista Marco Gandini che esprime un livello internazionale ed artistico indiscutibilmente libero e al di fuori di ogni contesto o pretesto di parte, non hanno “padrini o padroni”, né politici né economici, ed invece sono connotate da una vita spesa al servizio della Cultura con immenso rispetto per l’arte, le opere, gli autori, che mai sono stati oggetto di intenzioni personali diverse da quelle artistiche appunto. Ci spiace profondamente che un lavoro con enorme impegno ed energie, con professionisti e artisti straordinari, che è risultato felicissimo ai più, con evidente successo finale di applausi e consensi diffusi da ogni parte e in ogni forma che ancora oggi ci arrivano, sia associato a questa percezione. Ci scusiamo, comunque, se in qualche modo è stato creato del disagio, e accogliamo la Sua nota facendone tesoro per il futuro, in modo da prevedere anche aspetti di questo tipo, e rinnovando, ora e per sempre, la stima e la fiducia nello Stato italiano in tutte le Sue espressioni Istituzionali ed in particolare nelle Forze dell’Ordine che garantiscono con sacrificio la sana vivibilità della nostra terra.

La direzione di un Festival, d’altra parte, è chiamata ad individuare le figure che ritiene più opportune per garantire la qualità della propria programmazione e, in questo caso, ho scelto Marco Gandini il cui curriculum, come si suol dire, parla da solo. Pertanto, per entrare nel merito degli aspetti richiamati, anche di contenuto, completo e concludo la presente nota con la necessaria lettera ricevuta dal Maestro Gandini: << Gentile Direzione del Festival, leggo l’articolo pubblicato da Catanzarotv.net che pubblica una lettera di una spettatrice riguardo l’allestimento di Tosca andato in scena lo scorso 23 agosto a Scolacium. Dall’articolo, incentrato nel riportare la lettera della Sig.ra Iembo, si evince che l’intento della regia era quello di presentare al pubblico una “oscenità..rappresentando i Carabinieri come vili torturatori”, in una forma che “oltraggia l’Arma” (frase usata nel titolo dell’articolo). Nella lettera ed articolo viene anche avanzata una sottile ipotesi (“non voglio credere…”) che questo intento punti a una “strisciante polemica politica” che usa la opera lirica per “fini propagandistici”. Io e il team creativo dell’allestimento ci dissociamo da queste considerazioni: non è stato nostro obiettivo né oltraggiare l’Arma dei Carabinieri di cui portiamo il massimo rispetto ed ammirazione, né usare l’opera per fini politico propagandistici.

L’allestimento è una fedele rappresentazione del libretto e musica cosi come scritto da Puccini, Illica e Giacosa (sulla traccia del testo di Sardou) presentato in una ambientazione dell’Italia degli anni 70 a Roma, ove erano particolarmente accesi i moti rivoluzionari dei giovani artisti e studenti, ove il raffronto con le forze dell’ordine intente a ricostituirlo era molto forte, ove le relazioni fra Stato e Chiesa erano particolarmente serrate (il personaggio di Scarpia): non c’è stata nessuna forzatura o “maldestra deformazione” della storia dell’opera. L’allestimento ha puntato sulla magnificenza del monumento colorandolo di bellissime nuances a rappresentare l’arte poetica e pittorica del personaggio Cavaradossi, come anche le installazioni scenografiche a rappresentazione di un mondo di artisti. Il tema principale della lettura registica è stato l’abuso della donna da parte di un uomo di potere, criticando questo abuso e svolgendo un compito etico, che è fra gli obiettivi enunciati del Festival. Il Festival ha comunicato in conferenza stampa sia la ricollocazione temporale dell’opera che il suddetto tema principale di lettura registica, informando il pubblico sullo stile della rappresentazione. Il ricollocare temporalmente il testo di una opera è lecito, e positivamente accolto quando questo mantiene i rapporti drammaturgici dei personaggi e le loro funzioni così come indicati nel testo.

L’intento dell’allestimento è quindi quello di spiegare i personaggi, non di oltraggiare o fare propaganda politica. Lo scopo di noi operatori del teatro è anche quello di fornire un buon entertainment, ove il raffronto del pubblico è principale: pertanto mi dispiace moltissimo che la spettatrice (e alcuni di cui lei riferisce) si sia sentita a disagio e me ne scuso sinceramente. Noi non abbiamo percepito questo disagio dalla grandissima parte del pubblico, che non ha espresso nessun dissenso agli applausi, ha anzi accolto calorosamente noi artisti alla fine della rappresentazione. Io stesso ero fra il pubblico all’uscita e nessuno mi ha avanzato alcun commento: la serata e lo spettacolo sono stati un ottimo successo. Per le due scene dell’interrogatorio e della esecuzione, lo spettacolo riproduce quanto indicato dall’opera: la prima non è in “bella vista”, ma al lato dell’orchestra (non sul palco) ove le azioni sono solo parzialmente intuite dal pubblico (il personaggio Scarpia dice che l’interrogato è torturato, legato mani e piè con un cerchio uncinato alle tempie che sprizza sangue ad ogni diniego: la regia non riproduce nulla di tutto ciò). Per la seconda, la regia propone una esecuzione con arma da fuoco come da libretto. Parlare nella lettera di aver presentato una “esecuzione mafiosa” risulta una interpretazione assolutamente personale: la forma e posizione della esecuzione è come avviene in tante altre esecuzioni, non specificatamente quelle supposte, e prefigura dei temi dai quali io, l’intero team creativo, il Festival siamo assolutamente lontani.

Questo punto di vista potrebbe essere semmai lesivo della mia persona, perché presentare un titolo giornalistico cosi forte e indicare intenti non voluti potrebbe essere avvertito come una mortificazione, se non addirittura diffamante: mio padre è stato in servizio alla Polizia di Stato, ho l’assoluto rispetto per la funzione degli organi di Stato, con un senso civico e istituzionale altissimo, ho presentato spettacoli alla presenza di Presidenti della Repubblica (Presidente Azelio Ciampi, Ministri, alti ufficiali), inaugurazioni internazionali sotto l’egida della Ambasciata d’Italia e Governo Italiano (a Tel Aviv per i cento anni della fondazione della città col Teatro alla Scala, presenti tutti gli organi istituzionali e il Pres Simon Perez). Avanzare e pubblicare l’ipotesi che lo spettacolo rappresentato sia una offesa all’Arma è una costruzione che mi sembra altrettanto personalistica: se l’ambientazione di questa Tosca fosse stata fedele all’epoca, quanto avanzato equivarrebbe a dire che si oltraggia lo Stato Pontificio in quando il plotone di esecuzione è la polizia papalina.

Nel nostro allestimento di Tosca i funzionari dell’ordine eseguono dei comandi dati dal loro capo, il personaggio Scarpia, come secondo il libretto, le loro azioni sono ordini comandati, non c’è distorsione. Quello indicato dal testo dell’opera e dalla sua rappresentazione registica è la violenza e corruzione del personaggio Scarpia, non dei suoi sottoposti, e l’opera di Puccini e la regia dello spettacolo eticamente pongono l’accento su come tutto questo sia un male. Come a volte accade, il male può accidentalmente essere in capo ai singoli uomini, ma questo non lo fa certo ricadere sui sistemi a cui questi singoli uomini pure appartengono; e il male, in Puccini, come fortunatamente anche nella vita reale, soccombe anche grazie a predetti sistemi. Distinti Saluti. Marco Gandini>>. Certa di aver chiarito le posizioni, sempre aperto il Festival ad ogni confronto, auspichiamo che la Cultura e l’Arte, comunque ben fatta, possa essere foriera di sano dibattito, nella lucida diversità delle posizioni e delle interpretazioni, e così crescere, migliorare, essere noi tutti utili a quel, richiamato, umanesimo.”

Il direttore di Armonie d’Arte Festival Chiara Giordano

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