Una vera e propria “holding” criminale, con la “regia” delle cosche della Sibaritide, con “cellule” operative in Italia, Belgio, Germania e Albania e con collegamenti con i cartelli del Sudamerica e anche del Messico. La conferma della dimensione ormai globale della ‘ndrangheta arriva dall’operazione “Gentleman 2” della Guardia di Finanza, operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Nicola Gratteri e culminata oggi con l’esecuzione di 25 misure cautelari e sequestri per 3,8 milioni.
Chi va in carcere e chi ai domiciliari
Chi va in carcere e chi ai domiciliari
Per 19 dei 25 indagati il gip ha disposto la misura cautelare in carcere. Si tratta di: Fiorello Abbruzzese, 25 anni, di Cassano; Nicola Abbruzzese, 44 anni, di Cassano; Gianfranco Arcidiacono, 36 anni, di Cassano; Claudio Franco Cardamone, alias “Il bello”, 49 anni di Corigliano; Francesco Faillace, 40 anni, di Cassano; Pasquale Forastefano, 36 anni, di Cassano; Alessandro Forastefano, 32 anni, di Cassano; Rosario Giovanni Fuoco, 54 anni, di Campana; Nikolaos Liarakos, 47 anni, di Cassano; Giuseppe Andrea Mangano, 39 anni, di San Giorgio Albanese; Fisnik Smajlaj, 50 anni, nato in Albania; Carmelo Bellocco, 36 anni, di Taurianova; Davide Aiello, 60 anni, di Rende; Daniele Caravetta, 33 anni, di Corigliano; Angelo Caravetta, 51 anni, di Corigliano; Francesco Pasquale Cimino, 41 anni, di Corigliano; Francesco Carmine Lombisani, 25 anni di Corigliano; Gino Salvatore Marigliano, 60 anni di Rende; Davide Paldino, 31 anni, di Corigliano.
In tre vanno domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico: Antonio Conocchia, 39 anni, di Corigliano; Arcangelo Conocchia, 58 anni, di Corigliano, Giuseppe Carmelo Pellicano, 33 anni, di Reggio Calabria; uno ai domiciliari semplici: Erminio Pezzi, 60 anni, di Spezzano della Sila.
Per due indagati è stato disposto l’obbligo di dimora e di presentazione alla Pg tre volte alla settimana: Giuseppe Esposito, 39 anni, di Corigliano e Salvatore Brandi, 40 anni, di Corigliano.
Gratteri: “E’ una giornata importante”
A illustrare, in una conferenza stampa nella Procura di Catanzaro, i dettagli di un blitz che ha registrato una forte collaborazione tra inquirenti di mezza Europa, concretizzatasi nell’allestimento di una “Squadra investigativa comune”, è stato lo stesso Gratteri, che ha parlato di “giornata importante e di indagine importante perché conferma l’alto target raggiunto dalla Guardia di Finanza ma anche la cooperazione preziosa di organismi internazionali come Eurojust, Europol, Interpol, Dcsa e della polizia federale belga e tedesca che ci hanno sorpreso per l’alta professionalità” (LEGGI QUI). Una cooperazione “importante anche perché – ha proseguito Gratteri – ci ha consentito di colpire un’organizzazione dedita al traffico internazionale di droga ancora più pericolosa perché armata: ci troviamo infatti in un contesto mafioso che non è pericoloso solo perché importa tonnellate di cocaina ma anche perché si prepara alla difesa del territorio in conflitto con altri gruppi”.
La “Spectre” delle cosche Abbruzzese e Forastefano
A tirare le fila di un narcotraffico che importava imponenti carichi di droga anche dagli Stati Uniti le cosche dominanti nella Sibaritide, la cosca Abbruzzese e la cosca dei Forastefano, già al centro dell’operazione che ha anticipato quella odierna, “Gentleman 1” di alcuni anni fa: due cosche un tempo in guerra ma ora federate in un’alleanza cementata dal comune business della cocaina. Nell’incontro con i giornalisti è stata poi evidenziata la capacità dei vertici dei due clan di gestire una sorta di “Spectre”, una rete di rapporti e di contatti sempre più fitti con broker in Albania, Belgio e Germania, contatti e rapporti che avvenivano attraverso criptofonini e piattaforme di messaggistica con sedi legali all’estero, in Canada in particolare, decrittate solo grazie alle sempre più sofisticate tecniche di indagine utilizzate dalla Guardia di Finanza.
Il ruolo del broker greco latitante
Al centro della rete soprattutto un broker pericoloso latitante di origine greca, che gli inquirenti sono riusciti ad acciuffare in Germania dopo averlo monitorato per un anno senza soluzione di continuità: l’uomo – hanno spiegato gli inquirenti – era in costante contatto con un esponente della ‘ndrangheta di Corigliano dislocato sul posto e con le nuove leve delle cosche sibariti. Ma questa era solo una parte di un’organizzazione molto più capillare che si muoveva su scala internazionale, agganciando i cartelli sudamericani e messicani e rilevando l’attivismo e il salto di qualità dei gruppi albanesi, un aspetto quest’ultimo rimarcato in conferenza stampa dagli investigatori come “un dato di particolare interesse”.
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