Arresto cardiaco in strada, uomo di 70 anni salvato da 3 ragazzi che lo rianimano “a staffetta”

I tre giovani, la cui età sommata non raggiunge quella dell'uomo, sono accorsi in suo aiuto e lo hanno rianimato fino all'arrivo dei soccorsi

Per il signor Luigi è già il terzo salvataggio. Ma questa volta, se così si può dire, è stato un evento speciale. Perchè a far ripartire il suo cuore sono stati tre ragazzi, la cui età sommata non raggiunge la sua da ultrasettantenne.
La storia arriva da Bologna e a raccontarla sono gli stessi protagonisti, insieme ai vertici del 118, ieri mattina nella centrale operativa dell’ospedale Maggiore, in occasione della settimana dedicata alla rianimazione cardiopolmonare. Lo scorso 16 settembre, intorno alle 13, il signor Luigi si accascia a terra mentre cammina in una via in zona San Mamolo.

La “staffetta” dei tre ragazzi

Vedendo la scena il 27enne Stefano Ponticelli, fotografo per passione, scende dalla sua auto per aiutarlo. Visto che non reagisce, Stefano decide di chiamare il 118. A rispondere è Giorgia Ghedini, infermiera specializzata, che dalla centrale operativa coordina i soccorsi al telefono, riconoscendo l’arresto cardiaco dalla descrizione fatta dal ragazzo e insegnandogli in tempo reale come fare il massaggio. “Non lo avevo mai fatto prima“, racconta il 27enne, che è riuscito a iniziare l’intervento salvavita in meno di due minuti. Velocità che si è rivelata fondamentale per salvare la vita a Luigi. “Non so bene cosa ho fatto, ma so che è andata bene”, ammette Stefano.
“E’ stato bravissimo, calmo e molto minuzioso: ha fatto un massaggio perfetto”, conferma a sua volta Giorgia. In attesa dell’automedica, che è poi arrivata sul posto in poco più di sette minuti, ad aiutare il signore a terra arriva anche un secondo soccorritore, il 25enne Giulio Veronesi, che abita in quella stessa via e che si è da poco laureato in medicina. Sentendo voci concitate provenire dalla strada, Giulio si affaccia dalla finestra e vedendo la scena si precipita a dare man forte a Stefano, sostituendolo nel massaggio cardiaco.
“Non ci ho pensato molto- racconta Giulio- lo abbiamo rianimato per diversi minuti“. Di lì a poco, insieme ad altre persone, arriva anche il 18enne Matteo Laschi, che è appena passato a prendere la sua fidanzata all’uscita da scuola. Matteo accorre perchè allertato dalla app Dae Responder sul telefono, sviluppata dall’Ausl di Bologna insieme alla Regione, che segnala ogni volta che c’è un caso di arresto cardiaco nelle vicinanze. Matteo dà quindi il cambio a Giulio e Stefano nel fare le manovre salvavita, fino all’arrivo dell’automedica. “Lo hanno massaggiato in maniera molto efficace e corretta- testimonia Gianluca Belli, medico del 118 che è intervenuto- sono riusciti a mantenere il cuore in attività e con una sola defibrillazione ha ripreso il suo ritmo”. Dopodichè, il signor Luigi è stato portato in ospedale.

Le figlie del 70enne hanno ritrovato i “salvatori”

Quando si è ripreso, le sue figlie hanno iniziato un tam tam via internet per ritrovare i tre soccorritori di quel giorno. Che il 70enne è stato felicissimo di riabbracciare. “Se non ci fossero stati loro, non ci sarei io- dice- sono stati eccezionali, devo loro la vita. Hanno avuto prontezza, ma anche competenza e generosità. In particolare lui, che è un fotografo (Stefano, ndr), che si è messo a soccorrere un morto vivente, ha fatto una grande cosa”. Ai tre ragazzi l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, ha consegnato un attestato.
“È una bella storia, innanzitutto per la generosità di questi ragazzi- commenta Donini- e perchè la macchina dei soccorsi ha funzionato perfettamente. Questo ci inorgoglisce e ci carica di responsabilità. Dobbiamo progredire nella formazione dei cittadini, che possono fare corsi specifici per imparare il massaggio cardiaco e scaricare l’app Dae Responder. Vogliamo ampliare questa comunità, che oggi conta 15.000 persone”. Il sistema d’emergenza a Bologna “funziona- rivendica Giovanni Gordini, direttore del dipartimento Emergenza dell’Ausl di Bologna- ed è basato molto sulla comunità di laici, sui cittadini in particolare i più giovani. Solo se si arriva in tempo, e prima dei soccorsi, il paziente poi sta bene“.
I tre ragazzi sono stati invitati a uno di questi corsi organizzati dall’Italian resuscitation council, che li svolge anche nelle scuole con simulatori di realtà virtuale (1.500 gli studenti coinvolti quest’anno). “Mio padre si occupa di sicurezza sul lavoro- racconta Matteo- e quindi ha sempre premuto in quella direzione, con me e con mia sorella. L’anno scorso mi ha fatto scaricare l’app, non pensavo mi sarebbe mai stata utile e invece aveva ragione”. Lì per lì, continua il 18enne, dopo aver salvato il signor Luigi “non mi sono reso conto di nulla. Sono andato a casa a mangiare i tortellini. Poi nei giorni dopo mi sono iniziato a chiedere, così come gli altri due ragazzi, come stava il signore. Sapere che sta bene fa un certo effetto”.
(Agenzia DIRE)

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