Assolti dall’accusa di bancarotta fraudolenta tre imprenditori lametini

All’esito della camera di consiglio, il collegio ha accolto le richieste dei difensori ed ha assolto i tre imprenditori con la formula “per non aver commesso il fatto”
Vincenzo Paradiso

Il Tribunale di Lamezia Terme Sezione Penale (presidente del Collegio De Nino Francesco e a latere Riccio Domenico e Tallarico Francesco) ha assolto quali soci accomandanti di una sas – fallita nel 2012 – C.A., S.C. e M.C. dal reato di bancarotta fraudolenta per 1.291.502 euro ed in particolare dall’accusa che era stata loro mossa, ovvero di aver prelevato in conto anticipo, distraendo, dissipando o comunque occultando beni strumentali già completamente ammortizzati e dichiarati, mediante vendite simulate e regolate con apparenti pagamenti in contanti o con compensazione dei crediti. Con l’aggravante di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità.

I difensori degli imprenditori, avvocati Giuseppe Spinelli e Massimiliano Carnovale, hanno chiarito e provato come fosse palmare l’insussistenza di un soddisfacente postulato probatorio da cui inferire la realizzazione di una qualsivoglia condotta attiva imputabile agli imprenditori assolti ed ontologicamente idonea a cagionare il dissesto della società o a distrarre utili, patrimonio ed attivo, evidenziando altresì nuovamente la circostanza che i tre imprenditori ricoprivano la carica di soci accomandati e non quella di soci accomandatari.

I difensori degli imprenditori, avvocati Giuseppe Spinelli e Massimiliano Carnovale, hanno chiarito e provato come fosse palmare l’insussistenza di un soddisfacente postulato probatorio da cui inferire la realizzazione di una qualsivoglia condotta attiva imputabile agli imprenditori assolti ed ontologicamente idonea a cagionare il dissesto della società o a distrarre utili, patrimonio ed attivo, evidenziando altresì nuovamente la circostanza che i tre imprenditori ricoprivano la carica di soci accomandati e non quella di soci accomandatari.

All’esito dell’udienza dopo l’espletamento dell’istruttoria dibattimentale e dopo la requisitoria del pm che ha chiesto la condanna di tutti gli imputati, è seguita la discussione dei difensori che ne ha chiesto l’assoluzione. All’esito della camera di consiglio, il collegio ha accolto le richieste dei difensori ed ha assolto i tre imprenditori con la formula “per non aver commesso il fatto”.

Per tutti veniva contestata con l’aggravante di aver cagionato un danno patrimoniale di speciale gravità. All’accomandatario veniva contestata anche l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta documentale. Quest’ultimo – il socio accomandatario della s.a.s., C.L. – è stato condannato alla pena di anni 4 di reclusione, inabilitato all’esercizio di un’impresa commerciale ed incapace ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per la durata di anni otto, nonché interdetto dai pubblici uffici per cinque anni, con riconoscimento delle attenuanti generiche.

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