Era stata seviziata per due lunghi anni perfino con diversi oggetti. Una denuncia, quella fatta da una donna del Lughese – e approfondita dal Resto del Carlino – peraltro segnata da un certo disagio fisico, che ha portato all’arresto di un operaio ultratrentenne di origine straniera. L’uomo, come disposto dal gip Janos Barlotti su richiesta del pm Angela Scorza titolare del fascicolo, dal primo pomeriggio di sabato si trova in carcere in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Oltre che di violenza sessuale aggravata e continuata, deve rispondere anche di maltrattamenti in famiglia e perfino di rapina: entrambi i reati aggravati dalla minorata difesa che la donna avrebbe potuto opporgli.
Stuprata due volte al mese
Secondo le verifiche dei carabinieri del nucleo Investigativo, l’uomo non solo avrebbe abusato di lei almeno un paio di volte al mese, ma l’avrebbe pure picchiata e insultata ogni giorno, in un caso giungendo a sottrarle 50 euro dal cassetto della camera per restituirglieli solo all’arrivo della polizia. In un’altra circostanza l’aveva brutalmente picchiata e trascinata in strada costringendola alle cure del pronto soccorso. Spesso ad aizzarlo era l’alcol: quando beveva, era incontenibile.
Assunto come operaio
I due si erano conosciuti qualche anno fa. Lei in principio lo aveva assoldato come operaio tuttofare per alcuni lavori di casa: ragione per la quale a lui era stata consegnata una copia delle chiavi. Poi quell’operaio era via via riuscito a carpire la fiducia della donna. Ben presto l’uomo aveva iniziato a picchiarla a violentarla. Lei all’inizio aveva scelto di non denunciare: ma così la situazione andava progressivamente peggiorando. Le sevizie salivano di livello e l’uomo era ormai incontenibile: una volta la donna aveva chiamato un amico, ma quando questi era arrivato in suo soccorso, ecco che lo straniero lo aveva malmenato. E quando voleva che lei sottostesse alle sue pulsioni, le diceva che se non lo avesse fatto, avrebbe ucciso il suo amico. “Costrizioni perverse”, le ha definite il gip nella sua ordinanza, nell’ambito di una vicenda per la quale “si ritiene integrata la gravità indiziaria”. Del resto quella della donna è stata una “narrazione attendibile” e “congruamente dettagliata”. Ci sono poi le testimonianze di chi aveva visto quell’uomo ubriaco e minaccioso. Secondo il giudice, tutti i reati contestati sono fondati: anche la rapina, dato che l’indagato aveva restituito i soldi solo dopo l’intervento delle forze dell’ordine. Unica misura adatta a contenere l’uomo, difeso dall’avvocato Francesco Furnari, appare essere il carcere: sia alla luce della “pessima personalità dell’indagato” che per via del “suo frequentissimo abuso di alcol”.
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