di Gabriella Passariello- C’era chi prelevava gli albanesi a Bari e organizzava la trasferta in Calabria, chi ha coadiuvato il recupero di documenti per la redazione di atti, chi ha redatto e rogato l’atto e ovviamente le teste di legno che si sono messe a disposizione. Il sodalizio agiva attraverso un doppio schermo: l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’autoriciclaggio e la possibilità soprattutto per i membri apicali di mantenere un profilo basso non figurando mai nei diversi passaggi finanziari e sfuggendo così a possibili aggressioni patrimoniali. Il gip distrettuale Alfredo Ferraro nell’ordinanza che ha portato a 50 misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Basso Profilo”, spiega il meccanismo delle intestazioni fittizie: gli stranieri dovevano munirsi dei documenti necessari per le stipule degli atti e in seguito recarsi dal notaio compiacente.
La conversazione tra due imprenditori e il commercialista
La conversazione tra due imprenditori e il commercialista
Emblematico lo stralcio di una conversazione intercettata all’interno dello studio del commercialista Francesco Lerose, tra l’imprenditore Antonio Gallo, il presidente dei giovani di Confindustria di Crotone Glenda Giglio e lo stesso commercialista, datata 28 maggio 2018. Quest’ultimo conscio di quelli che sono i controlli minimi che un notaio deve compiere si pone il problema della non conoscenza della lingua italiana da parte degli albanesi, oltre che del sospetto che in chiunque sarebbe sorto davanti a così tanti stranieri, della stessa nazionalità, che si intestavano diverse società italiane : “quando viene il notaio… metti che il notaio gli dice… voi non sapete parlare in italiano… se il notaio gli legge l’atto per come è di solito… no? E gli dice… ma voi perché… state comprando questa società… questa cosa… cioè non vorrei che … perché il notaio dovrebbe (controllare ndr)”. Giglio chiede: “vabbè…io… che gli devo dire dopo (al notaio ndr)” e Gallo gli risponde: “Lo puoi mettere il procuratore… questi parlano… di far finta che parlano italiano… di chiudere gli occhi…”. Per il gip, Giglio risulta pienamente coinvolta negli affari dell’associazione, mettendo a disposizione la sua conoscenza col notaio Guglielmo. La donna infatti attende le disposizioni da Gallo sul da farsi e lui le dice che il notaio dove chiudere un occhio, fingendo che gli albanesi comprendono la lingua italiana. Lerose, per il gip, è l’unico consapevole di quelli che sono i doveri e gli oneri, che un notaio è tenuto ad osservare, mostra perplessità e preoccupazioni per la buona riuscita del piano. Questi infatti teme che il professionista sollevi obiezioni sugli atti da redigere e tali obiezioni sarebbero state motivate non solo dalla mancata conoscenza della lingua italiana da parte dei cittadini stranieri, ma anche della stranezza di così tante intestazioni di società agli albanesi. Gallo per tranquillizzare Lerose, gli assicura che Giglio avrebbe parlato con il notaio e che quindi non ci sarebbero stati problemi di sorta per il buon esito del loro progetto. La sicurezza dell’imprenditore in merito alla buona riuscita dell’impresa grazie all’intercessione di Giglio arriva al punto che si aspetta che la donna ottenga addirittura uno sconto sul prezzo della prestazione professionale.
Le teste di legno e il notaio compiacente
Vi sono riferimenti anche agli agganci negli uffici comunali, agganci questi grazie ai quali i sodali sono riusciti a ottenere tutta la documentazione necessaria, affinchè gli albanesi potessero partecipare alla redazione di atti. Documenti stipulati dal notaio con oggetto la costituzione di società cartiere e l’intestazione ad albanesi di società già esistenti. Stipule effettuate in due giornate differenti il 30 maggio e il 14 giugno 2018, per un totale di 11 atti complessivi. La consapevolezza del notaio, indagato per trasferimento fraudolento di valori e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, viene avvalorata, secondo il gip, anche dalla esperienza professionale di Guglielmo, “non alle prime armi”, ma con diversi anni di carriera alle spalle, nonché presidente del Consiglio notarile dei distretti riuniti di Catanzaro, Crotone, Lamezia e Vibo, esperienza professionale che esclude l’eventualità che il professionista potesse incorrere in un errore o in una dimenticanza per ben 11 volte consecutive. Dagli atti notarili emerge che nessun interprete è stato nominato né che alcuna segnalazione per operazioni sospette è stata sollevata dal notaio. Il professionista ha attestato falsamente e implicitamente che tutti parlassero e comprendessero la lingua italiana e falsamente che fosse volontà delle parti stipulare ciascun atto. Ma il gip esclude per Guglielmo l’aggravante mafiosa: “non ci sono elementi gravemente indizianti da cui desumere che il notaio avesse effettivamente consapevolezza che rogando quegli atti avrebbe agevolato l’associazione mafiosa a cui appartiene Gallo”.
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