Monta la polemica Dinami, in provincia di Vibo Valentia dove non è solo la questione legata alla paventata costruzione di una discarica a far discutere ma anche l’aumento delle bollette dei servizi comunali che nelle ultime ore ha registrato un duro botta e risposta tra l’attuale sindaco, Gregorio Ciccone, e l’ex primo cittadino, Francesco Cavallaro, chiamato in causa dallo stesso Ciccone in merito al dissesto che avrebbe prodotto l’aumento delle tasse. Secondo l’attuale sindaco sarebbe proprio la condotta delle precedenti amministrazioni guidate da Cavallaro e Maria Ventrice ad aver causato il dissesto.
Accuse a cui Cavallaro ha risposto così: “Pensando al mio paese di origine avrei voluto non parlare di una persona esiliata nell’oblio, lontana anni luce dal fare amministrativo e, tra l’altro, più volte inquisito personalmente per pratiche borderline nella sua professione e nelle sue precedenti esperienze politico-amministrative. Avrei voluto non parlare dei tanti finanziamenti mancati e, quando concessi, mai sfruttati. Avrei voluto non parlare del paese ormai abbandonato a se stesso e lontano parente di quella Dinami che aveva iniziato a trasformarsi in un luogo migliore, appetibile economicamente e turisticamente, al passo con i tempi, più funzionale e più accogliente. E invece – prosegue Cavallaro – sono costretto a farlo per rispondere ad una provocazione senza né capo né coda di un pasticcione, il signor Gregorio Ciccone, non nuovo tra l’altro a certi atteggiamenti poco consoni ad un rappresentante delle Istituzioni che confermano la sua manifesta incapacità al confronto. Sulle colonne di un quotidiano locale il signor Ciccone ha attaccato direttamente me e la dottoressa Maria Ventrice, rei, secondo il primo cittadino, di aver procurato, attraverso le amministrazioni da noi guidate, che avrebbero portato al dissesto dell’Ente e quindi al conseguente aumento delle bollette dei servizi e delle tasse comunali, con cui oggi è chiamata a fare i conti, purtroppo, la cittadinanza. Accuse che, ovviamente, sia il sottoscritto che la dottoressa Maria Ventrice rispediamo al mittente, ricordando al signor Ciccone che sono stati lui e la sua amministrazione a dichiarare il dissesto per non aver messo in atto le misure correttive richieste dalla Corte dei Conti. È scritto nero su bianco. È inutile quindi aggiungere altro se non che il Signor Ciccone – conclude Cavallaro – ha perso l’ennesima occasione per stare in silenzio, piuttosto che nascondersi dietro un dito proferendo la solita storiella delle ‘cattive precedenti amministrazioni’ a cui non crede nessuno”.
Accuse a cui Cavallaro ha risposto così: “Pensando al mio paese di origine avrei voluto non parlare di una persona esiliata nell’oblio, lontana anni luce dal fare amministrativo e, tra l’altro, più volte inquisito personalmente per pratiche borderline nella sua professione e nelle sue precedenti esperienze politico-amministrative. Avrei voluto non parlare dei tanti finanziamenti mancati e, quando concessi, mai sfruttati. Avrei voluto non parlare del paese ormai abbandonato a se stesso e lontano parente di quella Dinami che aveva iniziato a trasformarsi in un luogo migliore, appetibile economicamente e turisticamente, al passo con i tempi, più funzionale e più accogliente. E invece – prosegue Cavallaro – sono costretto a farlo per rispondere ad una provocazione senza né capo né coda di un pasticcione, il signor Gregorio Ciccone, non nuovo tra l’altro a certi atteggiamenti poco consoni ad un rappresentante delle Istituzioni che confermano la sua manifesta incapacità al confronto. Sulle colonne di un quotidiano locale il signor Ciccone ha attaccato direttamente me e la dottoressa Maria Ventrice, rei, secondo il primo cittadino, di aver procurato, attraverso le amministrazioni da noi guidate, che avrebbero portato al dissesto dell’Ente e quindi al conseguente aumento delle bollette dei servizi e delle tasse comunali, con cui oggi è chiamata a fare i conti, purtroppo, la cittadinanza. Accuse che, ovviamente, sia il sottoscritto che la dottoressa Maria Ventrice rispediamo al mittente, ricordando al signor Ciccone che sono stati lui e la sua amministrazione a dichiarare il dissesto per non aver messo in atto le misure correttive richieste dalla Corte dei Conti. È scritto nero su bianco. È inutile quindi aggiungere altro se non che il Signor Ciccone – conclude Cavallaro – ha perso l’ennesima occasione per stare in silenzio, piuttosto che nascondersi dietro un dito proferendo la solita storiella delle ‘cattive precedenti amministrazioni’ a cui non crede nessuno”.
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