“Qui gli ergastoli non sono due ma tre, anche mio figlio è all’ergastolo”. Sono le prime parole pronunciate da Sara Scarpulla, la mamma di Matteo Vinci, pochi istanti dopo la sentenza emessa dalla Corte d’assise di Catanzaro che ha condannato i presunti mandanti dell’autobomba di Limbadi (LEGGI QUI). “Spero che questo male – dice in lacrime – venga debellato affinché il sangue di Matteo non sia stato sparso invano. Anche una sola persona, una sola vita, che si salva dalle grinfie della ‘ndrangheta è già una vittoria”.
Per il legale della famiglia Vinci-Scarpulla, l’avvocato Giuseppe De Pace si tratta di una sentenza equilibrata anche se non soddisfa appieno le aspettative. “Le condanne dimostrano – afferma – che le dichiarazioni della signora e del marito avevano fondatezza e già questo è un risultato. Siamo moderatamente soddisfatti anche se sul non riconoscimento dell’aggravante mafiosa che la Corte ha ritenuto non sussistente noi siamo convinti che ci fosse. Sicuramente la Procura ricorrerà e noi sosterremo la tesi del riconoscimento dell’aggravante mafiose che secondo noi c’è ed è presente in tutta questa vicenda”.
Per il legale della famiglia Vinci-Scarpulla, l’avvocato Giuseppe De Pace si tratta di una sentenza equilibrata anche se non soddisfa appieno le aspettative. “Le condanne dimostrano – afferma – che le dichiarazioni della signora e del marito avevano fondatezza e già questo è un risultato. Siamo moderatamente soddisfatti anche se sul non riconoscimento dell’aggravante mafiosa che la Corte ha ritenuto non sussistente noi siamo convinti che ci fosse. Sicuramente la Procura ricorrerà e noi sosterremo la tesi del riconoscimento dell’aggravante mafiose che secondo noi c’è ed è presente in tutta questa vicenda”.