Autonomia, Oliverio: “Occorre una sorta di Piano Marshall per il Sud”

“Non sono assolutamente contrario all’autonomia dei territori, ma ritengo che essa debba servire a mettere in moto un circuito virtuoso e non essere, invece, un ulteriore elemento di penalizzazione e di aggravamento degli squilibri”. Lo ha detto il presidente della Regione, Mario Oliverio, intervenendo ad un convegno sul tema “La storia per il futuro” che si è svolto ieri sera a Zaccanopoli, in provincia di Vibo Valentia. “Premetto -ha proseguito Oliverio- che non è mia intenzione sollevare o soffiare su vecchi e nuovi conflitti tra Nord e Sud del Paese. Nell’ attuale contingenza il tema è ben altro: la necessità di un rilancio della forza e della capacità di competere dell’intero nostro Paese. Sarebbe un errore storico, di grave miopia politica, se si dovessero consegnare interi sistemi territoriali meridionali ad una condizione di abbandono e marginalità. Per questa ragione sono convinto che l’articolo 116 della Costituzione non possa e non debba essere utilizzato come una sorta di grimaldello per accelerare un’accentuazione degli squilibri e delle differenze.

Quando si fa una corsa bisogna partire tutti dalla stessa linea di partenza e non scaglionando le partenze discrezionalmente o assegnando vantaggi e penalizzazioni. Oggi, purtroppo, in Italia ci sono regioni, e sono proprio quelle che rivendicano l’autonomia, del cui sviluppo si è fatto carico per un lungo periodo di tempo l’intero Paese, Calabria compresa. Bisogna prima sanare questo squilibrio e adeguare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali agli standard nazionali, poi si potrà parlare di autonomia”. “La negoziazione, quindi -ha aggiunto Oliverio- deve essere complessiva. Non legata soltanto ai crediti vantati dalle regioni, ma anche al debito maturato dal Paese a causa degli investimenti realizzati proprio in quelle aree che oggi rivendicano l’autonomia. Non si può dimenticare che la concentrazione delle risorse al Nord ha prodotto un gap che paga solo il Sud. Faccio un esempio grossolano, per intenderci: la popolazione italiana è concentrata per il 66% nel centro-nord e per il 34% nel Mezzogiorno. A fronte di questo dato le risorse sono così ripartite: al centro-nord vengono assegnate il 71% delle risorse, sei punti in più rispetto alla popolazione; al Mezzogiorno, invece, viene assegnato solo il 28% delle risorse, sei punti in meno che, in termini assoluti significa che il centro-nord riceve ogni anno 61,5 miliardi di euro in più, mentre al Sud la stessa cifra viene decurtata.

Quando si fa una corsa bisogna partire tutti dalla stessa linea di partenza e non scaglionando le partenze discrezionalmente o assegnando vantaggi e penalizzazioni. Oggi, purtroppo, in Italia ci sono regioni, e sono proprio quelle che rivendicano l’autonomia, del cui sviluppo si è fatto carico per un lungo periodo di tempo l’intero Paese, Calabria compresa. Bisogna prima sanare questo squilibrio e adeguare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali agli standard nazionali, poi si potrà parlare di autonomia”. “La negoziazione, quindi -ha aggiunto Oliverio- deve essere complessiva. Non legata soltanto ai crediti vantati dalle regioni, ma anche al debito maturato dal Paese a causa degli investimenti realizzati proprio in quelle aree che oggi rivendicano l’autonomia. Non si può dimenticare che la concentrazione delle risorse al Nord ha prodotto un gap che paga solo il Sud. Faccio un esempio grossolano, per intenderci: la popolazione italiana è concentrata per il 66% nel centro-nord e per il 34% nel Mezzogiorno. A fronte di questo dato le risorse sono così ripartite: al centro-nord vengono assegnate il 71% delle risorse, sei punti in più rispetto alla popolazione; al Mezzogiorno, invece, viene assegnato solo il 28% delle risorse, sei punti in meno che, in termini assoluti significa che il centro-nord riceve ogni anno 61,5 miliardi di euro in più, mentre al Sud la stessa cifra viene decurtata.

Ben venga, quindi, l’autonomia differenziata a patto, però, che si pongano sullo stesso nastro di partenza Sud e Nord. 61 miliardi in più o in meno non sono noccioline e creano forti squilibri. Dietro l’assegnazione di queste risorse, infatti, ci sono più e meno servizi, più e meno lavoro, più o meno dotazioni infrastrutturali, ecc. Per questo chiediamo da tempo che ci si metta tutti, Stato, Regioni, forze sociali,ecc., attorno ad un tavolo per creare strumenti che consentano di esercitare l’autonomia in una condizione non squilibrata, tesa a rafforzare la coesione e ad affrontare tutti i nodi irrisolti che limitano lo sviluppo. Solo così i territori potranno esprimere tutte le proprie potenzialità e si potrà affermare un regionalismo solidale”. “Le differenze, la ricchezza delle identità che caratterizzano la Calabria e l’intero Paese -ha concluso Oliverio- hanno bisogno di una visone più ampia per mantenere la coesione e per fare in modo che, attraverso di essa, tutta l’Italia possa avere una crescita solidale. Un Sud meno residuale ma più produttivo e moderno è una convenienza per l’Italia intera.

Il Mezzogiorno, messo nelle condizioni di potersi esprimere e di esprimere al massimo le proprie potenzialità potrebbe rappresentare, infatti, una grande risorsa ed un punto di forza per tutto il Paese, ma perché ciò accada occorre mettere in campo, così come ha fatto la Germania per riunificarsi, effettuare seri investimenti ed attuare un vero e proprio “Piano Marshall” per il Sud per riequilibrare tutto il Paese e far ripartire i motori dell’economia e dello sviluppo. Altro che egoismi e sperequazioni!”

Redazione Calabria 7

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