Rinascita Scott, Petrolmafie, Imponimento, Rimpiazzo ma anche Costa Pulita. Potrebbero essere titoli di un film ma, in realtà, sono i nomi in codice di alcune delle principali operazioni antimafia firmate dalla Dda di Catanzaro guidata negli ultimi sette anni da Nicola Gratteri. Da Nicotera fino a Filadelfia carabinieri, polizia e Guardia di Finanza hanno inferto colpi durissimi alle principali cosche della ‘ndrangheta vibonese. Inchieste che si sono trasformate in processi e, complessivamente, gli imputati sono quasi mille la metà dei quali coinvolti nei vari filoni di Rinascita Scott. Il pool antimafia guidato da Gratteri ha seminato tantissimo in questi anni e ora punta a raccogliere il frutto del lungo lavoro che ha messo in ginocchio le principali cosche di Vibo e provincia. Sarà un autunno caldo con molti procedimenti penali ormai agli sgoccioli e attesi dal sentenze che si preannunciano – in un verso o in un altro – storiche.
Il maxi processo verso il verdetto
Il maxi processo verso il verdetto
La sentenza più importante e significativa è quella del troncone ordinario del maxi processo Rinascita Scott dove gli imputati sono 338 e le richieste di condanne, comprese tra i 30 e un anno di reclusione per un totale complessivo di quasi 5mila anni di reclusione, riguarda 322 persone (LEGGI QUI). Lo scorso 2 settembre si sono conclude le discussioni del collegio difensivo (LEGGI QUI). Il 16 e il 17 ottobre sono attese le repliche dei pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed eventualmente le controrepliche degli avvocati difensori. Verosimilmente il collegio giudicante, presieduto da Brigida Cavasino, entrerà in camera di consiglio tra la fine di ottobre e i primi di novembre. La sentenza è prevista prima del 3 dicembre, la dead-line tracciata per evitare la scadenza dei termini di custodia cautelare. Tra gli imputati i vertici del clan Bonavota ma l’ex parlamentare Giancarlo Pittelli, l’ex consigliere comunale Pietro Giamborino e l’ex sindaco Gianluca Callipo. Novembre dovrebbe essere il mese di un altro verdetto molto atteso. Riguarda, in questo caso, il filone abbreviato dello stesso processo che procede spedito dinnanzi alla Corte d’appello di Catanzaro. La pubblica accusa ha già completato la sua requisitoria formulando le richieste di pena nei confronti dei 74 imputati (LEGGI QUI). In particolare, è stata richiesta la riforma della sentenza emessa in primo grado dal gup di Catanzaro nei confronti di cinque persone, quattro delle quali erano state assolte in abbreviato. La posizione più importante era quella dell’imprenditore e avvocato Vincenzo Renda per il quale sono stati invocati 10 anni e 10 mesi di reclusione (il gup lo aveva assolto). In corso le discussioni degli avvocati che compongono il collegio difensivo.
Il boss Luigi Mancuso e Petrolmafie
Tra gli imputati di Rinascita Scott non c’è più il boss Luigi Mancuso, ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro il capo Crimine. La sua posizione è stata stralciata ed è confluita nel filone vibonese del processo “Petrolmafie” sui presunti illeciti perpetrati dalla ‘ndrangheta nell’affare degli idrocarburi. Anche qui due tronconi. Nell’ordinario, che si sta celebrando dinnanzi al Tribunale collegiale di Vibo presieduto dal giudice Giorgia Maria Ricotti, gli imputati sono 54 e, oltre a Luigi Mancuso, figurano, Salvatore Solano, ex presidente della Provincia di Vibo e attuale sindaco di Stefanaconi, Francescantonio Tedesco, ex consigliere comunale di Vibo, considerato vicino agli Anello di Filadelfia (già imputato in Imponimento), gli imprenditori vibonesi Giuseppe e Antonio D’Amico (LEGGI QUI). L’istruttoria è alle battute finali e nella seconda metà di ottobre dovrebbe iniziare la requisitoria del pm della Dda di Catanzaro, a seguire le discussioni della difesa e la camera di consiglio. Sentenza? Tra fine novembre e inizio di dicembre. Il filone abbreviato è già al secondo grado di giudizio. Il nuovo processo vede coinvolti 21 imputati. Il gup distrettuale di Catanzaro Paola Ciriaco aveva sentenziato 19 condanne e tre assoluzioni nel primo capitolo giudiziario conclusosi lo scorso mese di ottobre (LEGGI QUI). Il processo-bis è all’inizio e il prossimo 19 ottobre si terrà la seconda udienza. Per il verdetto bisognerà attendere il 2024.
Imponimento verso la requisitoria in ordinario
Procede dinnanzi al Tribunale collegiale di Lamezia il processo “Imponimento” scaturito dall’inchiesta della Dda di Catanzaro che punta a fare luce sulle attività illecite del clan Anello di Filadelfia e delle consorterie criminali alleate su una vasta porzione di territorio a cavallo tra il Vibonese, l’hinterland lametino e parte dell’entroterra catanzarese. Sono 76 gli imputati finiti a processo in questo filone e tra questi ci sono anche l’ex assessore regionale Francescoantonio Stillitani e il fratello Emanuele, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa per avere agevolato gli interessi della cosca capeggiata dal boss Rocco Anello già condannato a 20 anni nel processo con rito abbreviato. Nell’ultima udienza sono stati depositati i verbali con le dichiarazioni dei neo-pentiti Antonio Accorinti e Onofrio Barbieri. La pubblica accusa potrebbe chiedere la loro escussione in aula e, in questo caso, i tempi si allungherebbero tra esame e controesami. L’istruttoria è tuttavia agli sgoccioli e, se non ci saranno imprevisti, i pm antimafia procederanno con la loro requisitoria entro novembre. Intanto è iniziato dinnanzi alla Corte d’appello di Catanzaro il processo-bis del filone celebrato con il rito abbreviato. In primo grado il gup ha emesso 65 condanne con pene tra i 20 anni e gli otto mesi di reclusione, una posizione era stata stralciata mentre le assoluzioni erano state quattro (LEGGI QUI). Gli imputati sono complessivamente 67. Per il nuovo verdetto bisognerà attendere ancora un paio di mesi.
L’odissea di Costa Pulita
Non tanto quanto si è atteso per il verdetto di primo grado nel processo ordinario di “Costa Pulita”, scaturito da un’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro datata addirittura 2016. Da allora tra carenza di magistrati e cambi di giudici il procedimento si è mosso a passi di lumaca. Nell’ultima udienza il Tribunale collegiale di Vibo presieduto dal giudice Di Mattero ha detto ‘no’ alla richiesta del pm antimafia Annamaria Frustaci di escutere in aula il nuovo collaboratore di giustizia Antonio Accorinti. L’istruttoria dibattimentale è dunque ufficialmente chiusa. Il 4 ottobre, giorno della prossima udienza, si procederà con la requisitoria della pubblica accusa al termine della quale verranno formulate le richieste per i 45 imputati. Il verdetto è atteso – salvo ulteriori colpi di scena – per fine anno. Si è invece concluso con 22 condanne e 7 assoluzioni (tra queste anche quella del boss Cosmo Mancuso), il filone abbreviato giunto in appello dove si attendono adesso solo le motivazioni della sentenza.
Il processo ai Piscopisani
Dinnanzi alla Corte d’appello di Catanzaro si chiuso anche il processo con rito abbreviato nato dalla maxi operazione “Rimpiazzo” che ha decapitato il clan dei Piscopisani. Undici le condanne emesse e dieci le assoluzioni. Si attendono anche in questo caso le motivazioni per gli eventuali ricorsi in Cassazione. Appena iniziato il processo-bis per tutti gli altri imputati che hanno scelto il rito ordinario. In questo caso siamo alle battute iniziali con la rinnovazione dell’istruzione del dibattimento ammessa dai giudici della Corte d’appello nei confronti dei 32 imputati. Lunedì 2 ottobre la prossima tappa.