Il Comitato “7 agosto di San Ferdinando” hanno avviato una raccolta fondi per l’acquisto di gilet ad alta visibilità da donare ai migranti che lavorano nella piana di Gioia Tauro. Hanno contribuito l’associazione Fiab San Costantino Bicinsieme e il gruppo parrocchiale di Joppolo
“Questo Natale un po’particolare – afferma l’associazione Bicinsieme – abbiamo voluto dare un segno tangibile della nostra vicinanza a questi lavoratori che a prescindere dal colore della pelle rimangono persone degne e meritevoli di tutte le attenzioni”.
“Questo Natale un po’particolare – afferma l’associazione Bicinsieme – abbiamo voluto dare un segno tangibile della nostra vicinanza a questi lavoratori che a prescindere dal colore della pelle rimangono persone degne e meritevoli di tutte le attenzioni”.
Nel mese di dicembre Gassama Gora, 34 anni di origini maliane, è stato investito e ucciso proprio a Gioia Tauro mentre rincasava a bordo di una bici . ‘investitore non si era fermato ed è stato rintracciato e arrestato dopo qualche ora. Il giorno dopo il drammatico incidente i migranti hanno incrociato le braccia per protesta, per chiedere “casa e diritti”, per lavorare in condizioni più umane e dignitose. “Da decenni ormai veniamo qui per lavorare e senza le nostre braccia non ci sarebbero frutta e verdura né sugli scaffali, né sulle tavole ma questo non importa. Nonostante le promesse – hanno dichiarato i migranti – che arrivano ad ogni stagione, per noi non ci sono mai stati e continuano a non esserci alloggi decenti, contratti regolari, certezza e celerità nel rinnovo dei documenti, con lungaggini che ci costringono a rimanere qui per mesi. Noi possiamo andare a lavorare ovunque, ma chi raccoglierà le vostre arance? Chi pianterà i vostri ortaggi? Oggi nessuno di noi andrà al lavoro. Neanche un frutto verrà raccolto. Vogliamo mostrare a chi tanto ci disprezza, a chi ci considera solo degli schiavi cosa sarebbe la Piana senza i lavoratori africani. Non vogliamo privilegi, non vogliamo aiuti, non vogliamo elemosine. Pretendiamo diritti e dignità, diciamo basta ai morti sul lavoro, basta agli “incidenti” che a noi costano ferite se non la vita, basta sfruttamento. Vogliamo casa, diritti, documenti e lavoro regolare, vogliamo vivere una vita dignitosa come ogni essere umano meriterebbe. Schiavi mai!”.
Ed è proprio questo messaggio che le associazioni vogliono fare passare. Queste persone lavorano, come tutti. Il colore della pelle non deve essere motivo di discriminazione. “La nostra azione – conclude l’associazione – vuole essere da sprono verso tutti affinché non considerano diverso il fratello africano ma lo considerano una persona umana degna di amore e fratellanza