Non poteva lasciare indifferenti la notizia, diffusa tramite una lettera alle principali testate calabresi, dell’allontanamento da una chiesa di una bambina autistica di tre anni che, stando a quanto raccontato dal padre, sarebbe stata invitata a uscire dalla Basilica e Concattedrale di Santa Maria Assunta di Gerace a causa di alcuni momenti di pianto. L’invito sarebbe arrivato dal sacerdote che, in quel momento, stava celebrando un matrimonio.
Per questo il padre della bambina ha dunque deciso di rivolgersi al vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, raccontando quanto sarebbe accaduto a sua figlia.
E a quanto pare la cosa non ha lasciato indifferente neppure monsignor Oliva che, come segnalato ancora dal padre della bambina, lo avrebbe contattato telefonicamente esprimendo tutto il suo rammarico per l’avvenuto.
Le scuse di Oliva e del sacerdote
Le scuse di Oliva e del sacerdote
Monsignor Francesco Oliva, ha spiegato il genitore attraverso una nota alla stampa, “si è dimostrato molto rammaricato per l’accaduto e ha detto che sono episodi che non accetta assolutamente. Ha dimostrato una profonda sensibilità sulla disabilità. Mi ha raccontato di andare personalmente a trovare le famiglie con figli disabili. Si è scusato per l’accaduto e mi ha riferito che non era mai successa una vicenda simile in nessuno dei paesi della diocesi. Inoltre – ha aggiunto – sono stato contatto dal prete che ha celebrato la cerimonia, ho ricevuto le sue scuse e c’è stato uno scambio di punti di vista. Poco fa ho avuto un contatto telefonico con un altro prete della locride attento e attivo sul tema della disabilità. Spero che insieme al Vescovo possa portare ad una maggiore comprensione delle difficoltà che ogni giorno tante persone affrontano e a rendere la Chiesa un posto inclusivo”
Il messaggio di riscontro di monsignor Oliva: “Chiederò conto al sacerdote”
“Grazie per avermi ascoltato – ha poi scritto monsignor Francesco Oliva al padre della bambina -. Purtroppo l’eco mediatico da parte della stampa è fortissimo. Tutto viene ampliato e strumentalizzato. Questo fa male a tutti. Ne sono amareggiato. Anche l’impegno che sto portando avanti a favore dei più fragili viene messo in dubbio. Mi dispiace che la cosa sia finita sui social che hanno interesse ad ampliare la notizia. Al di là delle tue stessé intenzioni. Conservo dentro di me la sofferenza tua e di tutta la tua famiglia. Chiederò conto al sacerdote. Vorrei tanto conoscere ed incontrarti insieme alla piccola e alla tua famigli. Vi aspetto in episcopio a Locri. Il Signore accompagni la vostra famiglia e benedica la vostra piccola. Un caro saluto”.
La lettera di segnalazione del padre, il fatto risale a fine agosto
“A sua Eccellenza Reverendissima Mons. Francesco Oliva
Reverendo Monsignore le scrivo questa lettera pensando alle parole pronunciate dal Papa il 3 dicembre 2022 in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: “Accogliere le persone con disabilità e rispondere ai loro bisogni è un dovere della comunità civile e di quella ecclesiale, perché la persona umana, anche quando risulta ferita nella mente o nelle sue capacità sensoriali e intellettive, è un soggetto pienamente umano, con i diritti sacri e inalienabili propri di ogni creatura umana”.Accogliere è la chiave che apre le porte alla fratellanza e alla fede, questo è il messaggio che ho colto nelle parole del Pontefice. Ma se, invece di accogliere, la Chiesa allontanasse? La fratellanza, la partecipazione, l’inclusione e la fede stessa verranno meno. Quando una bambina autistica di 3 anni viene fatta allontanare dal prete durante l’inizio della celebrazione di un matrimonio e tra l’altro in modo discutibile, ci si chiede: ma è questo il compito di chi è chiamato a continuare l’opera di Gesù Cristo? Quanto scritto è accaduto a fine agosto 2023 presso la Basilica e Concattedrale di Santa Maria Assunta di Gerace.
L’esempio dato ai fedeli non credo che sia stato dei migliori, tant’è che sono rimasti increduli alla scena assistita. Mentre il messaggio arrivato ai genitori è che durante lo svolgimento di un rito religioso non c’è posto per la disabilità in un luogo consacrato. Spesso non si conoscono i sacrifici che i genitori affrontano quotidianamente e le tante difficoltà che i bambini devono superare per essere accettati e inseriti in una società piena di tanti pregiudizi e ancora molta ignorante sull’autismo.
Mi rattrista non aver potuto partecipare al matrimonio di mia sorella per una decisione presa d’impeto che ha messo in fumo i numerosi giorni di preparazione fatti con training specifici da professionisti. Come accade a tanti bambini della sua età, mia figlia aveva avuto dei momenti di pianto che dal mio punto di vista erano gestibili e non inficiavano sul corretto svolgimento liturgico nonostante nella maggior parte delle volte corrispondevano all’aumento del tono di voce del sacerdote.
Forse sarebbe bastato un approccio diverso, ma nel caso di mia figlia è stato preferito allontanare invece che includere. Ritornando alle parole del Pontefice, essere inclusivi vuol dire “eliminare ogni discriminazione e soddisfare concretamente l’esigenza di ogni persona di sentirsi riconosciuta e di sentirsi parte.
Non c’è inclusione se manca l’esperienza della fraternità e della comunione reciproca. Non c’è inclusione se essa resta uno slogan, una formula da usare nei discorsi politicamente corretti, una bandiera di cui appropriarsi. Non c’è inclusione se manca una conversione nelle pratiche della convivenza e delle relazioni. È doveroso garantire alle persone con disabilità l’accesso agli edifici e ai luoghi di incontro, rendere accessibili i linguaggi e superare barriere fisiche e pregiudizi. Questo però non basta. Occorre promuovere una spiritualità di comunione”.
La chiesa che vorrei è una chiesa che sia di esempio alla comunità cattolica e civile nel suo operato, una chiesa che apra le porte a tutti senza distinzioni, una chiesa che sappia ascoltare con il cuore, una chiesa che sappia includere e accettare la diversità, una chiesa che dia possibilità agli ultimi, una chiesa che impari dal prossimo.
Eccellenza Reverendissima forse siamo ancora lontani affinché venga messo in pratica tutto questo, ma spero che un giorno la Chiesa diventi la casa di tutti senza esclusioni”.