Banda di furti nel Catanzarese, chieste cinque condanne e un patteggiamento (NOMI)

Gli imputati sono coinvolti nell'inchiesta della Procura di Catanzaro, che punta a far luce su un’associazione dedita ad una serie di furti
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Cinque richieste di condanne e un patteggiamento sono stati chiesti dal magistrato Stefania Caldarelli per i   cinque imputati giudicati con rito abbreviato nell’ambito dell’inchiesta istruita dalla Procura di Catanzaro, che punta a far luce su un’associazione criminale dedita ad una serie di furti. Al termine della requisitoria, la pubblica accusa ha invocato davanti al gup Mario Santoemma per il magazziniere Salvatore Melina, di Girifalco, la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione, mentre per i corrieri Liborio Cannata, residente a Catanzaro, Vincenzo Lauritano, di Catanzaro, Daniele Francetosi, residente a Maida, ha chiesto 1 anno e 4 mesi ciascuno e per  Roberto Tommaso Nero, residente a Lamezia Terme, 10 mesi di reclusione. Chiesto il patteggiamento nei confronti di Vincenzo Purcaro, di Catanzaro. L’udienza è stata aggiornata per il prossimo 13 dicembre.  Altri due imputati, coinvolti sempre nella stessa inchiesta, che hanno deciso di proseguire l’ordinaria udienza preliminare sono già stati rinviati a giudizio a vario titolo per furto aggravato e ricettazione. Si tratta di  Antonio Carnì, 36 anni, di Lamezia e Leonardo Zaccone, 69 anni, di Borgia, nei cui confronti è in corso l’udienza dibattimentale.

La tecnica del falso reso e la destrezza dei sodali

La tecnica del falso reso e la destrezza dei sodali

Secondo le originarie ipotesi accusatorie si tratta di furti aggravati non solo dall’abuso di prestazione d’opera, dato che alcuni imputati sono addetti al deposito da cui avrebbero sottratto la merce, ma dalla particolare destrezza dei sodali capaci di eludere l’attenzione dei titolari del deposito per sottrarre i colli. Dall’attività investigativa sarebbe emersa in alcuni casi anche l’utilizzo di mezzi fraudolenti con particolare riferimento alla tecnica del “falso reso”. La ricezione della merce da parte dei cessionari poi integra, a detta del giudice per le indagini preliminari, che ha confermato l’ordinanza genetica, il reato di ricettazione, “nella misura in cui costoro hanno acquistato merce provento dei delitti, consapevoli della loro provenienza”.

Il capo dell’organizzazione e il ruolo dei suoi uomini

In base alle ipotesi di accusa ognuno  avrebbe avuto uno specifico ruolo nel prendere di mira sempre lo stesso deposito di una società specializzata nei servizi di spedizione, ubicata a Marcellinara, sottraendo barbecue, scarpe, televisori, pneumatici, gazebi, monopattini, affettatrici, computer elettrodomestici e cellulari. Tutta una serie di merce prelevata indebitamente a partire da febbraio 2021, con la complicità del magazziniere del deposito, che avrebbe garantito “ai suoi uomini” l’accesso assicurato per far piazza pulita all’interno del maxi magazzino. 

Melina sarebbe stato il capo dell’associazione, colui che avrebbe organizzato il lavoro e approfittando del suo ruolo di magazziniere, avrebbe impartito le sue direttive ai corrieri Lauritano, Purcaro, Francetosi e Cannata, sia per quanto riguarda le attività di approvvigionamento della merce che per la successiva destinazione dei beni da dividere tra gli associati per essere poi ceduta a terzi o commercializzata. Questi ultimi, sarebbero stati alle strette dipendenze di Andrea Melina, con il preciso compito di sottrarre la merce dal deposito. Avrebbero abusato della loro attività di corrieri (all’interno del magazzino stesso) per il trasporto nel luogo di stoccaggio in un immobile nella disponibilità di Lauritano, commercializzando beni provento di furto e la spartizione dei ricavi con gli altri sodali. 

Il collegio difensivo

Sono impegnati nel processo, tra gli altri, gli avvocati Nicola Tavano, Giuseppe Vatrano, Francesco Ansani, Vincenzo Sgromo, Piero Mancuso e Fabrizio Maria Falvo.

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