Bando per la ricerca sull’idrogeno, l’Università della Calabria prima classificata

Il progetto NoMaH, finanziato con oltre 3 milioni di euro, studierà nuove soluzioni tecnologiche per lo stoccaggio del combustibile

Con NoMaH (Novel Materials for Hydrogen Storage) l’Università della Calabria è risultata ai vertici della graduatoria dei progetti di ricerca e sviluppo nel settore dell’idrogeno finanziati dal ministero della Transizione ecologica (Mite) nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La proposta è risultata prima in graduatoria tra le proposte ammesse a finanziamento che riguardano l’area tematica delle “Tecnologie innovative per lo stoccaggio e il trasporto dell’idrogeno e la sua trasformazione in derivati ed e-fuels”. A pari merito nella graduatoria generale, il progetto Mecca sulla tematica “Produzione di idrogeno clean e green”, presentato dall’Università di Messina come capofila, con Unical soggetto partner. La call del ministero finanzia progetti di organismi di ricerca pubblici (enti e università) sviluppati dalle imprese.

Il progetto NoMah

Il progetto NoMah

L’obiettivo principale del progetto NoMaH è quello di stimolare la produzione e il consumo di idrogeno attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche per il suo stoccaggio. NoMaH intende rispondere alle reali esigenze energetiche dei piccoli distretti produttivi e delle “comunità energetiche”, associazioni tra cittadini, pubbliche amministrazioni e imprese che puntano alla produzione di energia “a chilometro zero”. La ricerca sull’idrogeno è fondamentale anche per perseguire la decarbonizzazione e, nel mutato contesto geopolitico, contribuire a raggiungere l’indipendenza energetica e accelerare la transizione ecologica. Per quanto riguarda l’idrogeno, il gap tra le tecnologie esistenti per il suo accumulo e i requisiti di sicurezza, flessibilità, compattezza e sostenibilità ambientale richiesti per il suo utilizzo è ancora enorme. Al fine di ridurlo, nell’ambito del progetto NoMaH verrà adottato un approccio multidisciplinare che, coniugando le conoscenze dei partner nel campo della scienza dei materiali e dell’ingegneria, permetterà di sviluppare nuovi materiali e dispositivi attraverso cui si potranno realizzare sistemi ibridi di accumulo di piccola e media dimensione, in grado di operare in condizioni tali da rendere minimi i costi energetici e i problemi legati alla sicurezza del loro utilizzo. “La nostra idea – commenta Raffaele Agostino, docente del dipartimento di Fisica dell’Unical e responsabile scientifico del progetto – è quella di favorire e stimolare la produzione di sistemi modulari a basso costo e a bassa emissione di gas ad effetto serra, integrabili con diversi sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili, in una logica di piena sostenibilità ambientale. Solo così potremo contribuire a una larga diffusione delle tecnologie tipiche dell’economia dell’idrogeno, favorendo la riduzione della dipendenza dalle fonti fossili e fornendo un deciso impulso verso un uso pieno delle fonti rinnovabili”. Lo studio dei nuovi materiali e composti per l’accumulo di idrogeno verrà svolto dal gruppo di ricerca del laboratorio “Superfici e energia” del dipartimento di Fisica e dal gruppo di ricerca CECaSP_Lab del dipartimento di Ingegneria dell’ambiente dell’Università della Calabria. Al laboratorio DeltaH sono affidate le prove di accumulo su serbatoi di volume fino a qualche decina di litri.

I partner del progetto

Le università partner del progetto sono: il Politecnico di Torino (tramite il centro interdipartimentale sull’energia e il dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia); il Politecnico di Bari; Alma Mater Studiorum di Bologna (tramite il gruppo di Sistemi e macchine per l’energia e l’ambiente del dipartimento di Ingegneria industriale e i dipartimenti di Chimica e di Fisica e astronomia). Alle attività di ricerca e sviluppo parteciperà Rina Consulting – Centro Sviluppo Materiali Spa., ramo di consulenza di ingegneria di Rina, gruppo multinazionale nel settore Trasporti & infrastrutture, con sede a Genova, per quanto riguarda lo studio e le analisi dei sistemi di stoccaggio, con particolare riferimento ai materiali e ai dispositivi di contenimento dei materiali di accumulo, nonché per la verifica della funzionalità di un sistema di interesse per il progetto. L’importo finanziato è pari a 3.128.012,47 euro su una dotazione complessiva del bando di 20 milioni di euro riservati agli enti di ricerca pubblici, di cui il 40 per cento a quelli delle regioni del meridione.

Gli obiettivi

Il progetto Mecca, che ha ottenuto 3 milioni di euro, intende sintetizzare tramite una tecnologia innovativa di cracking del biometano, idrogeno verde in modo competitivo sia in termini di costo che di carbon footprint (letteralmente, “impronta di carbonio” che permette di determinare gli impatti ambientali che le attività antropiche hanno sul cambiamento climatico) rispetto all’idrogeno ottenuto da elettrolisi. Mecca è stato presentato dall’Università di Messina in partenariato con Enea, Fondazione Bruno Kesler, NextChem Spa e Università della Calabria, per la quale è responsabile scientifico Girolamo Giordano, ordinario del dipartimento di Ingegneria dell’ambiente. I progetti si sono avvalsi del supporto dell’Area ricerca, Innovazione e Impatto sociale dell’Unical.

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