Pene ridotte per l’ex assessore e segretario regionale dell’Udc Francesco Talarico e Antonino Pirrello, titolare di un’ impresa di pulizie con 700 dipendenti in Calabria, la “Poliservice” e assoluzione confermata per il notaio Rocco Guglielmo, coinvolti nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri, nome in codice Basso Profilo, che ha portato il 21 gennaio di due anni fa gli uomini della Dia, dei Carabinieri, della Mobile e della Guardia di Finanza a notificare 50 misure cautelari, in un’indagine che punta a svelare gli intrecci più nascosti tra ‘ndrangheta, politica e imprenditoria. La Corte di appello di Catanzaro, presieduta da Maria Rosaria Di Girolamo ha sentenziato per l’ex politico 1 anno e 4 mesi di reclusione, pena sospesa, e per Pirrello 1 anno di reclusione (pena sospesa), condanne di gran lunga inferiori rispetto agli originari 5 anni e 4 anni inflitti dal gup distrettuale Simona Manna il 28 ottobre 2021. Per entrambi è stato riqualificato il reato di scambio politico mafioso in corruzione elettorale semplice. I giudici di secondo grado hanno lasciato inalterato il verdetto per il professionista Gugliemo, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Filippo Giunchedi, scagionato dalle accuse di falsità ideologica in concorso e trasferimento fraudolento di valori
Crollano i tre appelli proposti della Dda
Crollano i tre appelli proposti della Dda
Non reggono davanti al verdetto dei giudici gli appelli della Dda, che aveva invocato una condanna più severa per Talarico,codifeso dai legali Valerio Spigarelli e Francesco Gambardella, sulla base delle ipotese di accusa di voto di scambio politico-mafioso, che secondo la magistratura si sarebbe consumato in occasione delle elezioni politiche del 2018, durante le quali, l’imputato è stato candidato nel collegio uninominale di Reggio Calabria per la Camera dei Deputati nella lista dell’Udc. Talarico si sarebbe fatto promettere il sostegno elettorale da parte di Antonio Gallo, imprenditore operante nel settore dell’antinfortunistica, in cambio dell’impegno ad appoggiarlo per ottenere con modalità illecite appalti per la fornitura di prodotti in quello specifico comparto. In particolare Gallo, nei confronti del quale è in corso il processo dibattimentale, secondo le ipotesi accusatorie appartenente ad ambienti della criminalità organizzata, avrebbe promesso a Talarico, di procurargli voti nel comprensorio reggino, dove vantava numerose conoscenze, in cambio dell’impegno a favorirlo per ottenere commesse pubbliche, oltre ad assicurargli entrature e contatti privilegiati, dei quali Gallo si sarebbe potuto servire per estendere la rete delle proprie conoscenze ed aumentare le proprie capacità relazionali ed imprenditoriali. Dall’attività di indagine sarebbe emerso il doppio ruolo di Gallo, quello di interlocutore e procacciatore di voti nei confronti di Talarico, rivestendo anche la figura di ponte con altre persone su cui contare per il supporto elettorale allo stesso (LEGGI). Anche per Pirrello, assistito dal legale Biagio Di Vece e Natale Polimeni, la Procura antimafia aveva invocato 6 anni sulla scorta di alcune intercettazioni, una delle quali intercorse in occasione dell’incontro del 31 gennaio 2018 tra Gallo, Talarico e Pirrello. Gallo e Pirrello chiedevano a Talarico in cambio del loro appoggio elettorale, di procurare loro, dove ne avessero avuto necessità, un referente, “fornendogli tutta la mano del mondo…. se abbiamo bisogno di qualcosa… un punto di riferimento ci serve …un’entratura… una presentazione…”. Pirrello in particolare afferma: “ metti il caso…io… ho un problema con la società Manital …sicuramente io domani dovrei chiederti… senti vedi chi è il riferimento che abbiamo a Torino… si parla sempre di un lecito… però se c’è una mano di aiuto.. mia forza è che essendo un’azienda storica la mia da venti anni, solo su Reggio abbiamo…”.
La Corte di appello: “Verdetto assolutorio per Guglielmo”
Il pg ha invano invocato alla Corte di appello di ribaltare il verdetto di assoluzione pronunciato in primo grado nei confronti del noto professionista Rocco Guglielmo, chiedendone la condanna a 4 anni di reclusione. Un’assoluzione, “perché il fatto non costituisce reato”, che non ha convinto la Dda e che ha consentito di essere scagionato da diverse ipotesi di falsità ideologica in concorso e trasferimento fraudolento di valori in relazione alla cessione di quote societarie e alla creazione di compagini aziendali, rispettivamente a favore e da parte di prestanomi albanesi, avvenute con atti pubblici rogati dallo stesso notaio. Ma per la Dda il gup ha operato un’analisi parziale, riduttiva degli atti, sminuendone la gravità, non prendendo in considerazione elementi di prova determinanti, che avrebbero contribuito a far luce sui reati addebitati al professionista. Ci si trova davanti, secondo le ipotesi accusatorie ad una molteplicità di dati anomali, che per la Procura coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri, avrebbero dovuto imporre al notaio il rifiuto a rogare i contratti o il dovere di segnalare le operazioni sospette alle autorità competenti, nell’ambito di una presunta organizzazione che avrebbe agito attraverso un doppio schermo: l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’autoriciclaggio e la possibilità soprattutto per i membri apicali di mantenere un profilo basso non figurando mai nei diversi passaggi finanziari e sfuggendo così a possibili aggressioni patrimoniali. Anche questo appello è stato rigettato e per il notaio resta confermata l’assoluzione con formula ampia perché il fatto non sussiste. Si attende ora di conoscere il verdetto pronunciato nel pomeriggio di oggi, dopo due ore di Camera di consiglio, dalla Corte di appello di Catanzaro per gli altri 19 imputati. Domani mattina verrà depositato il dispositivo della sentenza.
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