Basso Profilo, Cesa in aula smentisce Vespa: “Nessun intervento dei servizi per l’indagine”

L'ex leader dell' Udc ha smentito qualsiasi patto illecito con l'imprenditore Antoni Gallo, Francesco Talarico e Tommaso Brutto

di Gabriella Passariello- “L’ho incontrato, ma non saprei riconoscerlo, vedo tante persone ogni giorno”. Citato come teste nel processo Basso Profilo, che si sta tenendo con rito ordinario a Palazzo Argento a Catanzaro, il segretario nazionale dell’Udc, deputato Lorenzo Cesa, ha confermato in aula di aver visto l’imprenditore Antonio Gallo, ritenuto espressione delle ‘ndrine Trapasso e Bagnato, sotto l’ala protrettrice della cosca Ferrazzo di Mesoraca e di altre organizzazioni criminali riunite nel nome della locale di ‘ndrangheta di Cirò, ma ha negato di aver ricevuto alcuna richiesta da lui. Un incontro tenutosi a Roma, dove Cesa sapeva di dover vedere l’allora assessore regionale Francesco Talarico e l’ex consigliere del Comune di Catanzaro Tommaso Brutto per una riunione di partito, poi si è reso conto della presenza dell’imprenditore, ma Cesa ha negato categoricamente di aver ricevuto alcuna proposta dai tre, né di essersi in alcun modo adoperato nei loro confronti.

Archiviato il caso Cesa

Archiviato il caso Cesa

Il riferimento è al presunto scambio politico-mafioso, che secondo la magistratura si sarebbe consumato in occasione delle elezioni politiche del 2018, durante le quali, Talarico è stato candidato nel collegio uninominale di Reggio Calabria per la Camera dei Deputati nella lista dell’Udc. L’imputato, condannato in primo grado con rito abbreviato e nei cui confronti è in corso l’appello (LEGGI), si sarebbe fatto promettere il sostegno elettorale da parte di Antonio Gallo, imprenditore operante nel settore dell’antinfortunistica, in cambio dell’impegno ad appoggiarlo per ottenere con modalità illecite appalti per la fornitura di prodotti in quello specifico comparto. In particolare Gallo, avrebbe promesso a Talarico, di procurargli voti nel comprensorio reggino, dove vantava numerose conoscenze, in cambio dell’impegno a favorirlo per ottenere commesse pubbliche, oltre ad assicurargli entrature e contatti privilegiati, dei quali Gallo si sarebbe potuto servire per estendere la rete delle proprie conoscenze ed aumentare le proprie capacità relazionali ed imprenditoriali. Dall’attività di indagine sarebbe emerso il doppio ruolo di Gallo, quello di  interlocutore e procacciatore di voti nei confronti di Talarico, rivestendo anche la figura di ponte con altre persone su cui contare per il supporto elettorale allo stesso (LEGGI).

“Nessun contatto con i servizi segreti per aggiustare l’indagine”

E in questo contesto si inserisce la testimonianza di Cesa che era stato raggiunto da un avviso di garanzia con contestuale perquisizione il 21 gennaio del 2021, perché secondo l’ originaria ipotesi di accusa, quando era europarlamentare, l’ex leader dell’Udc si sarebbe impegnato ad appoggiare l’imprenditore calabrese Antonio Gallo per l’assegnazione di alcuni appalti. Una posizione quella di Cesa poi archiviata: le accuse non erano fondate. Nel corso dell’esame del teste, l’avvocato Piero Mancuso ha chiesto chiarimenti rispetto ad uno stralcio del libro di Bruno Vespa, dove si parla proprio dell’avviso di garanzia a Cesa, ricevuto nel bel mezzo della crisi del governo Renzi, “in cui sarebbe stato contattato da un agente dei servizi segreti che gli avrebbe detto di non preoccuparsi dell’indagine, ci avrebbe pensato lui”. Un passo del libro ripreso in un’intervista in cui Vespa ha dichiarato di non aver mai ricevuto una querela per quel che ha scritto, ma Cesa ha negato quanto messo nero su bianco dal giornalista. Il pubblico ministero in aula ha richiesto l’esame di altri due collaboratori di giustizia Massimo Colosimo e Tommaso Rosa e l’udienza è stata aggiornata a venerdì prossimo.

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