Basso Profilo, Gallo e il mistero del tappeto rosso ad Archi: “Nicolino? E’ il fratello di un poliziotto”

L'imprenditore di Sellia Marina, accusato di essere il raccordo tra 'ndrangheta, politica e imprenditoria, esaminato in aula dal pm Sirleo

Il Consorzio di Bonifica Crotonese, una gara d’appalto del 2017, i presunti affidamenti per erogare i prodotti antiinfortunistici necessari all’ente pubblico, il mistero del “tappeto rosso” ad Archi e la figura di ‘Nicolino’ al centro dell’esame di Antonio Gallo, l’imprenditore di Sellia Marina, detenuto al 41 bis (il carcere duro), imputato nel processo scaturito dall’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Basso Profilo” che punta a fare luce sui presunti legami tra politica, ‘ndrangheta e imprenditoria. Dinnanzi al Tribunale collegiale di Catanzaro (presidente Beatrice Fogari, a latere Giovanni Strangis e Marilena Sculco), Gallo, ritenuto dall’accusa la figura di raccordo tra la ‘ndrangheta, settori della politica e dell’imprenditoria catanzarese, si è sottoposto al fuoco incrociato di domande poste in aula dal pm Paolo Sirleo.  

Le accuse al “principino”

Le accuse al “principino”

Dalle intercettazioni captate, sia ambientali che telefoniche, è emersa la presunta capacità di penetrazione di Gallo anche nel settore degli appalti pubblici attraverso il legame con alcuni esponenti di spicco della criminalità organizzata. Gallo, titolare di un’attività di antinfortunistica, avrebbe messo gli occhi in particolare su un bando, quello relativo alla gara d’appalto indetta dal consorzio di Bonifica Crotonese nell’anno 2017 con il quale si doveva “procedere all’affidamento della fornitura di materiali e dispositivi (DPI) antinfortunistici occorrenti per la realizzazione dei lavori nei cantieri forestali”. Secondo le ipotesi accusatorie, l’obiettivo di Gallo sarebbe stato quello di ottenere l’annullamento della gara per beneficiare di affidamenti diretti e potere erogare i prodotti antiinfortunistici necessari all’ente pubblico. Nel corso dell’attività investigativa, la polizia giudiziaria ha acquisito tutti gli affidamenti diretti effettuati, fino al 2018 dal consorzio di Crotone, firmati da Giuseppe Truglia, anche lui arrestato nel blitz, consigliere comunale di Vallefiorita e dipendente del consorzio di bonifica ionio crotonese a favore della “Antinfortunistica Gallo srl”. Affidamenti diretti che avrebbero permesso, per anni, al “principino” Gallo di poter contare su un piano cadenzato di bonifici a fronte di forniture di prodotti per l’antinfortunistica e non solo, per diverse migliaia di euro.

L’esame del pm Sirleo

L’esame di Gallo parte proprio dalle gare del 2017 al Consorzio di Bonifica Crotonese e si sofferma su una data in particolare: il 4 settembre. Quel giorno viene aperta la busta con i punteggi tecnici che riguardavano la valutazione delle offerte presentate il mese precedente. Il pm Sirleo legge in aula una conversazione captata dalla polizia giudiziaria relativa all’incontro tra Gallo, Truglia e una terza persona nel corso della quale l’imprenditore esprime le sue lamentele: “I guanti e i pantaloni hanno sbagliato questi deficienti”, esclama il ‘principino’ nell’intercettazione. Il magistrato gli chiede a chi si riferisce e lui risponde: “Ai miei dipendenti”. Sirleo legge quasi integralmente in aula il colloquio tra i tre che parlano del verbale di documentazione tecnica e chiede a Gallo: “Lei questi documenti li poteva vedere?”. L’imprenditore ribatte dicendo che erano stati pubblicati sul sito e quindi erano accessibili a tutti. Il pm insiste: “Sul sito c’era soltanto il punteggio”. A questo punto interviene il difensore del ‘principino’, l’avvocato Galeota, che rileva: “E’ pubblico, quindi non c’è più un atto riservato. E’ riservato finché non assegno il punteggio, nell’istante esatto in cui assegno il punteggio e pubblico sul rito il punteggio, quel documento non è più riservato”. Sirleo replica con un’altra domanda: “Se non è riservato – come dice l’avvocato – perché in questa conversazione le consigliano di fare istanza di accesso?”. A questo punto riprende la parola Gallo e chiarisce: “Ma mi consiglia… l’accesso agli atti io l’avevo già programmato”.

Nicolino e il “tappeto rosso” ad Archi

L’esame di Sirleo si conclude con un’altra intercettazione che riguarda gli investimenti a Reggio di Antonio Gallo. E qui viene fuori la conversazione con un’altra persona che “in camera caritatis” parla di un problema di lavoro per il quale era dovuto intervenire con i carabinieri ad Archi: “Avevo il collegamento là tramite Nicolino” dice Gallo chiudendo il discorso. Il pm vuole sapere nome e cognome. L’imprenditore in aula fa anche il soprannome e lo indica come fratello di un ispettore di polizia di Lamezia che lavora in Questura. “E’ stato anche assunto – aggiunge riferendosi sempre a Nicolino- con la ditta Antinfortunistica Gallo”. Sirleo chiede spiegazioni su un altro passaggio dell’intercettazione captata dalla polizia giudiziaria, ovvero “il tappeto rosso steso ad Archi” e il ‘principino’ precisa: “Il tappeto rosso non me l’hanno potuto stendere! Io stavo parlando quel giorno che ho fatto l’inaugurazione, che c’era un tappeto rosso, venne anche Caridi (ex assessore regionale ndr) all’inaugurazione. Quindi che sia il tappeto rosso steso fuori alla porta, in questo senso qua”.

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