Basso Profilo, Gigliotta e le ragioni del sequestro: dalle società cartiere agli affari con i clan

Per il Tribunale determinanti sono state le chat intercorse con il vertice della famiglia di 'ndrangheta dei Trapasso

Avrebbe messo in piedi un’organizzazione, che attraverso società cartiere, gestite da prestanome, emetteva fatture per operazioni inesistenti. E non solo. “Mister Centomila nel tempo ha mantenuto un rapporto privilegiato con Tommaso Trapasso, esponente di vertice dell’omonima cosca, la cui esistenza e operatività è risultata giudizialmente accertata con sentenza del gup emessa nel 2018”. Il Tribunale per l’applicazione delle misure di prevenzione motiva l’accoglimento del sequestro della Dda, parlando nel provvedimento di  un’intesa mafiosa che emerge in Borderland e esplode nel 2021, quando Gigliotta viene arrestato in Basso Profilo per essere il capo di un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, aggravata dal metodo mafioso e dalle finalità di agevolare le cosche Trapasso e dei Gaglianesi, come rivelano le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le intercettazioni che restituiscono l’esistenza e l’operatività di diversi sodalizi e fra questi l’associazione che ha visto come figura apicale proprio Gigliotta, che poteva contare su una rete di società, strumentali alla realizzazione delle finalità del sodalizio, attraverso l’autoriciclaggio e le intestazioni fittizie.

Le dichiarazioni dei pentiti e le chat tra Gigliotta e il clan Trapasso

Le dichiarazioni dei pentiti e le chat tra Gigliotta e il clan Trapasso

E che Gigliotta fosse il promotore dell’associazione emerge dalla voce dei pentiti Dante Mannolo, Santo Mirarchi e Gennaro Pulice. Tommaso Trapasso è il testimone di nozze di Gigliotta, in rapporti con Pietro Procopio, dei Gaglianesi, già condannato con sentenza passata in giudicato. Altra circostanza, scritta nero su bianco dai giudici del Tribunale per l’applicazione delle misure di sorveglianza, è emersa dalle dichiarazioni dei collaboratori è l’ effettiva riconducibilità ai Trapasso del locale Mops, di Catanzaro lido, di fatto gestito da Gigliotta, testa di legno della ‘ndrangheta: per la Dda l’intestazione fittizia del locale è stata chiaramente finalizzata ad eludere le misure di prevenzione all’indomani dell’operazione Borderland e dalle propalazioni dei collaboratori risulta che all’interno del Mops vi fosse anche una significativa attività di spaccio.  Gennaro Pulice ha identificato Gigliotta, come un uomo legato ai Trapasso, Mirarchi  lo  ha definito loro prestanome e Dante Mannolo ha affermato che Franco Trapasso era collegato ad Umberto Gigliotta con il quale aveva messo in atto delle truffe aggiungendo che successivamente l’imprenditore aveva iniziato con l’attività di usura, impiegando capitali della famiglia Trapasso di San Leonardo, per poi aprire un’impresa immobiliare, facendo investimenti per conto di quest’ultima. Determinanti e di notevole interesse investigativo, secondo quanto scritto nel provvedimento del Tribunale, sono risultate le chat di whatsapp intercorse fra Tommaso Trapasso e Umberto Gigliotta, relativi alla gestione diretta da pare di quest’ultimo dei conti correnti intestati a terzi, consistiti nell’emissione di assegni bancari e nella monetizzazione di somme di danaro nell’interesse e su richiesta di Tommaso Trapasso vicario dell’omonima cosca. Un contesto delinquenziale che ha portato il collegio ad accogliere la proposta della Dda e a sequestrare il patrimonio di Gigliotta e quello della sua famiglia (LEGGI)

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