di Gabriella Passariello- Avrebbe fatto ingresso nella sfera criminale catanzarese grazie alla conoscenza di Francesco Trapasso, detto Franco “u rabbinu” e Salvatore Espedito Mazza, inteso “Stellina”, entrambi considerati organici al clan dei Gaglianesi di Catanzaro, un’articolazione delle ‘ndrine Trapasso di San Leonardo di Cutro e degli Arena di Isola Capo Rizzuto. L’imprenditore Umberto Gigliotta, avrebbe “formalizzato” la partnership con Trapasso e Mazza verso la metà degli anni 2000, un sodalizio dedito alle truffe. E’ quanto emerge da un’informativa della Dia, datata 25 giugno 2021, (contenente gli esiti del materiale posto sotto sequestro), depositata dai pm Paolo Sirleo e Veronica Calcagno nel corso dell’udienza preliminare Basso Profilo che vede imputate 78 persone tra professionisti, politici ed esponenti della ‘ndrangheta. Atti, attraverso i quali i magistrati hanno motivato le ulteriori accuse contestate nei confronti di Umberto Gigliotta, imputato non più solo per reati fiscali, riciclaggio, autoriciclaggio, aggravati dalla mafiosità, ma anche per associazione a delinquere di tipo mafioso. In base ai nuovi capi di accusa, Umberto Gigliotta (insieme a Vincenzo De Luca, Antonio Gallo, Rosa Tommaso, Carmine Falcone, Andrea Leone, nonché Nicolino Grande Aracri, Giovanni Trapasso, Alfonso Mannolo, Antonio Santo Bagnato e altre persone allo stato non identificate), risponde di associazione a delinquere di tipo ‘ndranghetistico.
L’organizzatore delle cosche dei Trapasso e dei Gaglianesi
L’organizzatore delle cosche dei Trapasso e dei Gaglianesi
Gigliotta, legato alle cosche Trapasso di San Leonardo di Cutro e dei Gaglianesi, avrebbe avuto un ruolo di primo piano, quello di organizzatore. L’imprenditore nel settore delle compravendite e delle locazioni immobiliari, si sarebbe messo a disposizione delle cosche, di Tommaso Trapasso, appartenente alla omonima famiglia di San Leonardo di Cutro, peraltro suo testimone di nozze, di Francesco Trapasso condannato in via definitiva quale appartenente al clan dei Gaglianesi, al fine di porre in essere una serie di attività economiche illecite, nell’interesse della compagine. Per la Dda, Gigliotta avrebbe coadiuvato la famiglia Trapasso di San Leonardo di Cutro nel comparto dell’usura, acquisendo titoli di credito emessi dai debitori dei Trapasso a garanzia di prestiti usurari, cambiandone il valore, in favore degli stessi Trapasso, in modo da non consentire di ricondurre alla cosca le attività illegali. Avrebbe investito denaro, frutto di attività illegali, proventi dei Trapasso di San Leonardo di Cutro, in attività immobiliari e d’intesa con Francesco Trapasso avrebbe attuato una serie di truffe, mettendo a disposizione il bar di sua proprietà, ubicato in località Corace di Tiriolo, per consentire gli incontri tra Tommaso Trapasso e altri esponenti delle cosche reggine e catanzaresi. Era stato lo stesso collaboratore di giustizia Gennaro Pulice a definire Gigliotta l’usuraio per conto della cosca Trapasso, mentre il pentito Dante Mannolo che l’imprenditore lo conosceva bene, come risulta nelle chat intercorse tra i due e allegate nell’informativa della Dia, ha svelato il ruolo di Gigliotta nelle truffe (LEGGI QUI).
Le estorsioni per “ripulire” il danaro della cosca
Inoltre avrebbe prestato a Francesco Trapasso una moto, nonostante quest’ultimo fosse privo di patente, perchè sorvegliato speciale e allestito un’organizzazione votata alla emissione di fatture per operazioni inesistenti, i cui proventi o comunque i cui utili andavano in parte a beneficio delle cosche di Catanzaro e di San Leonardo di Cutro, effettuando analoghe attività nel Veneto con componenti delle cosche dei Grande Aracri. Si sarebbe avvalso di personaggi appartenenti al clan dei Gaglianesi per porre in essere estorsioni finalizzate a monetizzare i proventi delle attività criminose nel settore delle fatture per operazioni inesistenti. Una serie di attività illecite commesse a Catanzaro, Sellia Marina, Botricello, Roccabernarda, Cutro, San Leonardo di Cutro.
Le tasse evase per agevolare la ‘ndrangheta
E ai reati fiscali già contestati, i magistrati della distrettuale ne hanno aggiunti di nuovi: con Matteo Tarantino, rappresentante della Grt srl con sede a Catanzaro, prestanome e formalmente firmatario delle dichiarazioni dei redditi, Gigliotta quale responsabile di fatto, avrebbe evaso le imposte sui redditi e sull’Iva, nelle dichiarazioni annuali presentate dalle società, per un importo di circa 150mila euro, agevolando le cosche di Cutro e dei Gaglianesi in un arco temporale che va dal 2016 al 2019 .
Le chat che scandiscono i rapporti con i vertici delle cosche
La Dia ha passato al setaccio il flusso di dati copiato dal terminale smartphone sequestrato a “Mister Centomila”, dai quali si evince la referenzialità con la quale Gigliotta si rivolge a Francesco Trapasso, rafforzando l’ipotesi investigativa che il reale dominus del noto pub di Catanzaro Lido gestito da Gigliotta è proprio di Trapasso. Una serie di chat, riportate nell’informativa della Direzione investigativa Antimafia, scandiscono i rapporti tra Gigliotta e il suo testimone di nozze Tommaso Trapasso. In data 29 settembre 2014 quest’ultimo chiede con un sms a Gigliotta: “Pomeriggio mi devi fare avere la fattura con l’iban”, confermando, per la Dda, l’attività di fatturista e monetizzatore di Gigliotta e della sua scuderia di prestanomi, prelevatori per conto della cosca Trapasso. Il 5 aprile 2015 durante le festività pasquali Gigliotta porge gli auguri all’intera famiglia Trapasso e il 6 febbraio 2016 chiede a Tommaso Trapasso lo stato di salute del padre: “Buongiorno compà come stai??? E tuo padre come ha passato la notte che ieri era stanchissimo”. Le chat tra Gigliotta e Pierpaolo Caloiro, secondo la Procura distrettuale antimafia, sono sintomatiche di una profonda confidenza tra i due, con una mal celata insofferenza di Gigliotta nei confronti di Caloiro per via di alcuni assegni che l’imprenditore non ha potuto incassare. Gigliotta, secondo gli inquirenti, si sentiva libero di dissentire dalle motivazioni addotte da Caloiro in virtù del forte legame, anche di comparaggio che lo lega a Tommaso Trapasso, cugino di Caloiro e luogotenente della cosca, in quanto figlio del capo cosca Giovanni Trapasso.
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