di Gabriella Passariello- Non esiste alcuna causa ostativa per l’incandidabilità dell’ex assessore del Comune di Simeri Crichi Saverio Brutto e dell’allora sindaco Piero Mancuso, di professione avvocato. “Non sussistono prove per ritenere che entrambi abbiano favorito, nell’espletamento del loro mandato, le cosche locali”. La prima sezione civile del Tribunale collegiale di Catanzaro, presieduta da Francesca Garofalo, ha smontato punto per punto il provvedimento con cui il presidente della Repubblica Mattarella aveva decretato lo scioglimento del Comune di Simeri Crichi per infiltrazione mafiosa. Mancano concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata, che possano avere condizionato gli interessi della collettività e determinato la perdita di credibilità dell’Istituzione locale. Il Tribunale civile, valutando la posizione di Saverio Brutto, imputato nell’ambito dell’inchiesta Basso profilo che si sta celebrando con rito ordinario, ritiene in base alla documentazione allegata, l’inesistenza di un chiaro collegamento tra l’operato dell’ex politico sul piano amministrativo e l’azione delle consorterie ‘ndranghetistiche. Ma andiamo per gradi.
Le distanze di Saverio Brutto dall’imprenditore Gallo
Le distanze di Saverio Brutto dall’imprenditore Gallo
La relazione prefettizia ricostruisce la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Saverio Brutto, raggiunto da una misura cautelare agli arresti domiciliari nella quale gli si contestava la partecipazione ad un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di atti contro la Pubblica amministrazione aggravata dalla mafiosità. Aggravante crollata davanti ai giudici del Tribunale del Riesame di Catanzaro, che ha mantenuto la misura cautelare disposta dal gip. Poi ci ha pensato la Cassazione a mettere la parola fine alla misura cautelare, annullando senza rinvio quanto disposto dal Tdl. “Il Tribunale del riesame- sostiene la Suprema Corte- ha confuso la creazione di una società per realizzare una iniziativa imprenditoriale in Albania con la nascita di una associazione a delinquere. La circostanza che un’attività del genere per espandersi e acquisire clientela, necessitasse di una serie di conoscenze, referenze e relazioni in Albania, da procurare anche mediante l’aiuto di politici, non può coincidere con il proposito di compiere una serie indeterminata di reati. Dalla costituzione della società fino alla sua chiusura nessun affare illecito è stato commesso e nessun appalto è stato ottenuto. Anzi dalle intercettazioni telefoniche emerge come Saverio Brutto sia entrato in conflitto con Gallo, prendendo le distanze dall’iniziativa imprenditoriale”. Inoltre altro punto confutato dal Tribunale civile fa riferimento alle risultanze investigative compendiate nell’operazione Basso Profilo, dove emergerebbe un evidente condizionamento nelle consultazioni amministrative del 2016: sarebbe stato l’imprenditore Antonio Gallo a consentire a Brutto di sbaragliare i propri concorrenti, assicurandogli un ruolo primario all’interno della compagine amministrativa. Ma i giudici della prima sezione civile ricordano come proprio lo stesso Riesame ha escluso lo scambio di voti politico- mafioso e come gli atti investigativi hanno scongiurato un’azione di condizionamento dell’attività amministrativa di Gallo, il quale non è stato diretto affidatario di appalti, servizi o altri benefici da parte del Comune di Simeri Crichi.
“L’ex sindaco non agevolò la ‘ndrangheta”
L’appoggio assicurato da Gallo sarebbe valso, secondo il ministero dell’Interno anche a garantire l’elezione del sindaco Piero Mancuso, che avrebbe agevolato le cosche locali specialmente negli affidamenti di pubblici lavori. La commissione di accesso ha evidenziato come la titolare della ditta aggiudicataria dei lavori di riqualificazione dell’area verde attrezzata in Via del Mare fosse unita da rapporti di parentela con una persona gravata da precedenti penali, anche di tipo mafioso o come anche i titolari di altre successive imprese aggiudicatarie sarebbero stati legati a pluripregudicati . Il Tribunale civile ancora una volta smonta la relazione del Viminale e il decreto che ha portato allo scioglimento del Comune: non esiste la prova che la gestione dell’amministrazione comunale guidata da Mancuso si sia concretizzata nel tempo in un’attività diretta a favorire soggetti e imprese direttamente o indirettamente collegati a gruppi malavitosi. E’ documentalmente emerso come in relazione ai lavori di riqualificazione dell’area verda attrezzata, non vi fu un affidamento diretto ma un vero e proprio bando di gara. In seguito all’espletamento di tutte le fasi di gara è risultata vincitrice una ditta il cui marito dell’imprenditrice era cugino di secondo grado di un esponente della cosca Gallace -Gallelli di Guardavalle, ma non sono risultate frequentazioni con quest’ultimo, in nessun modo legato alla ditta. Guardando poi ai rapporti con l’allora sindaco Mancuso e la famiglia Lobello o alle altre realtà alla stessa riconducibili, il Collegio civile prende atto della circostanza che nell’operazione Coccodrillo, è stata esclusa l’aggravante mafiosa per i Lobello, giudicati con rito abbreviato. E in relazione ai suoi rapporti con Antonio Gallo, definito dagli inquirenti il principino, Mancuso ha intrattenuto rapporti in quanto suo difensore nell’ambito del processo Basso Profilo, che si sta celebrando con rito ordinario. Ma se non esiste alcuna infiltrazione mafiosa addebitabile all’ex sindaco e all’allora assessore di Simeri Crichi, perché il Comune è stato commissariato?