di Gabriella Passariello- Aggredito, insultato, prima all’interno di un’azienda agricola e poi quando tenta di mettersi in salvo scappando da quella proprietà, viene colpito con un bastone di legno, scagliandogli addosso delle pietre, con l’intento di colpirlo più volte in testa. Con l’accusa di lesioni aggravate e continuate, danneggiamento e violenza privata, i carabinieri della Compagnia di Soverato hanno notificato un’ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari, vergata dal gip del Tribunale di Catanzaro Gabriella Logozzo su richiesta del sostituto procuratore Domenico Assumma, nei confronti di Giuseppe Gallelli, 65 anni; Patrizio Gallelli, 41 anni; Vincenzo Ermocida, 39 anni; Massimiliano Garretta, 46 anni, Stefano Ventura, 36 anni Claudio Pupo, 40 anni, (arresto diposto e non eseguito per morte dell’indagato), tutti residenti o domiciliati a Badolato. Secondo le ipotesi di accusa, i sei indagati hanno minacciato un lavoratore, originario del Gambia, con frasi del tipo “bastardo negro ti ammazziamo”, “ora prendo una pala e ti metto sotto terra”, prendendolo a calci e a pugni. Mentre tentava di contattare telefonicamente le Forze dell’ordine è stato raggiunto dal gruppo lungo la strada provinciale che collega Badolato borgo a Badolato Marina, nuovamente immobilizzato e picchiato dal gruppo, mentre Ventura gli strappava il telefono cellulare dalle mani, rompendolo in due e gettandolo nella campagna circostante. Un’aggressione, come da referto medico rilasciato dal Pronto soccorso dell’ospedale di Soverato il 3 luglio 2020, che gli ha provocato un trauma cranico e toracico -addominale, con lesioni giudicate guaribili in 7 giorni. Con l’aggravante di aver commesso il fatto con l’utilizzo di oggetti atti ad offendere e commessi per finalità discriminatorie e di odio etnico- razziale.
Picchiato selvaggiamente e trovato ferito sulla 106
Picchiato selvaggiamente e trovato ferito sulla 106
E’ stata una pattuglia della Guardia di finanza di Soverato, nel corso di un servizio perlustrativo, lungo la statale 106, all’altezza della stazione ferroviaria di Badolato a notare l’uomo gravemente ferito che chiedeva aiuto, poi l’intervento dei carabinieri e del personale sanitario de 118. Trasportato al Pronto soccorso di Soverato lo straniero ha raccontato i fatti prima ai carabinieri di Guardavalle e successivamente ai colleghi di Soverato, che avevano avuto modo di notare sul corpo e sul volto evidenti segni dell’aggressione. Sin dal primo racconto il lavoratore ha indicato con certezza il nome di tre dei suoi sei aggressori: il proprio datore di lavoro Giuseppe Gallelli, soprannominato Pepè, il figlio Patrizio Gallelli, co-gestore di fatto dell’azienda agricola casearia di famiglia ed “Enzo”, genero di Giuseppe, gestore di un supermercato a Badolato Marina.
Pagato in nero e vessato
Dopo aver precisato quali fossero i rapporti con Giuseppe Gallelli, nel cui ovile aveva iniziato a lavorare in nero dal 13 giugno 2020 per 11 ore al giorno e per un corrispettivo di 25 euro giornalieri, ha precisato che il suo datore di lavoro aveva violato gli accordi intrapresi al momento della sua assunzione, venendo meno all’impegno di assumerlo con regolare contratto, una volta superato il periodo di prova, ciononostante il ragazzo aveva continuato a lavorare fino a quando il 2 luglio 2020 Giuseppe Gallelli si è rifiutato di corrispondergli la paga, affermando, secondo il racconto del ragazzo, di non avere soldi con sé, finchè la discussione non è degenerata in aggressione. “Lui continuava a dirmi che non voleva pagarmi, che non dovevo parlargli in quel modo a casa sua, che me ne dovevo andare subito senza dare fastidio e contemporaneamente ha iniziato a spingermi con forza verso il cancello della proprietà. A quel punto anche io gli ho dato una spinta dicendogli che non me ne sarei andato fino a quando non mi pagava le mie ultime due giornate di lavoro e a tali parole Pepè è andato a prendere un bastone appoggiato alla casa di quelli che si utilizzano come manici per la scopa ed ha iniziato ad aggredirmi con forza”.