Battisti protesta: “La mia detenzione a Rossano è una vendetta dello Stato”

cesare battisti

“Ammettendo le mie responsabilità pubblicamente e legalmente ho accettato il patto sociale, però in cambio ho avuto la vendetta dello Stato. Anche se dovessero ridurmi al silenzio, i compagni e gli amici qui e altrove sapranno adoperarsi come hanno sempre fatto pubblicamente”. Nuova dichiarazione di Cesare Battisti dal carcere di Rossano con un audio registrato dai suoi familiari e da loro inviato al legale dell’ex terrorista dei Pac, Davide Steccanella, che torna a contestare la sua detenzione, ritenuta troppo dura.

“Oltre ad essere spiccatamente punitivo sotto tutti gli aspetti – dice Battisti nell’audio – il mio trasferimento  equivale ad una condanna all’isolamento ininterrotto con il rischio di finire nel reparto Isis. Mi è stato proibito il computer e materiale didattico, mi è stata applicata censura allegando fantasie eversive con lo scopo chiaro di impedire il mio interagire con istanze culturali e mediatiche”. “E’ evidente – aggiunge nell’audio – come le mie dichiarazioni sul sull’operato unicamente punitivo delle prigioni abbiano incomodato certe autorità i cui interessi non coincidono con il rispetto della legge e con principi di una democrazia sana. A causa dell’inasprito regime di prigionia – conclude – i miei contatti con l’esterno sono diventati incerti e manipolabili”.

“Oltre ad essere spiccatamente punitivo sotto tutti gli aspetti – dice Battisti nell’audio – il mio trasferimento  equivale ad una condanna all’isolamento ininterrotto con il rischio di finire nel reparto Isis. Mi è stato proibito il computer e materiale didattico, mi è stata applicata censura allegando fantasie eversive con lo scopo chiaro di impedire il mio interagire con istanze culturali e mediatiche”. “E’ evidente – aggiunge nell’audio – come le mie dichiarazioni sul sull’operato unicamente punitivo delle prigioni abbiano incomodato certe autorità i cui interessi non coincidono con il rispetto della legge e con principi di una democrazia sana. A causa dell’inasprito regime di prigionia – conclude – i miei contatti con l’esterno sono diventati incerti e manipolabili”.

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