Negli anni abbiamo letto di varie inchieste della magistratura dalle quali è emerso che in alcune città italiane operano organizzazioni malavitose che controllano e sfruttano la disperazione di persone in condizione di estrema povertà al fine di far chiedere loro quotidianamente l’elemosina. Persone ridotte in schiavitù, costrette a vivere nella miseria e sotto minaccia, spesso con i documenti sequestrati e trattenuti a titolo di ricatto dall’organizzazione che li gestisce. Ogni giorno si deve garantire un certo introito, altrimenti, sono guai. E quando ad essere sfruttati per chiedere elemosina e mendicare sono i bambini, la situazione diventa ancora più odiosa e pericolosa per loro e per la stessa tenuta morale della società. I bambini mendicanti di città grandi e piccole non vanno a scuola, non giocano, dormono dove capita, vivono ai margini tra denutrizione, malattie, maltrattamenti, sfruttamento.
Lo afferma in una nota Alessia Bausone, consigliere comunale San Luca.
Lo afferma in una nota Alessia Bausone, consigliere comunale San Luca.
Per questi bambini l’infanzia è un’esperienza crudele e la società è vista come loro nemica. Spugnette, accendini e fazzolettini costituiscono la loro merce di scambio, venduta nei parcheggi o ai semafori. C’è chi acquista, chi dà solo solo una moneta perché prova pena, chi li allontana con fastidio, ma mi chiedo effettivamente quanti di noi si interroghino su cosa ci facciano lì e chi li sfrutti. E’ assai importante denunciare queste situazioni alle Autorità. Parliamo di bambini e parliamo di reati, nello specifico, tra i vari ipotizzabili, l’articolo 600 octies del Codice penale punisce con il carcere l’impiego di minori nell’accattonaggio e l’organizzazione dell’accattonaggio.
Anche a Catanzaro, nel capoluogo della Regione Calabria, ogni sera (e unicamente di sera) alcuni bambini del Bangladesh si muovono in solitudine con la loro biciclettina tra le vie e i locali del quartiere marinaro per vendere accendini e fazzoletti a turisti e clienti degli esercizi tanto impietositi dalla loro dolcezza quanto inermi di fronte a ciò che probabilmente accadrà loro una volta a casa, qualora ne abbiano una. Anche io sono stata testimone diretta di questo. Ieri sera, un bambino che si è presentato come “Uggio” mi voleva vendere un accendino.
Gli ho chiesto di dove fosse e mi ha risposto del Bangladesh, mi ha detto che era a Catanzaro da tre anni, ma che non è mai andato a scuola. Mi sono impietosita anche io, certo, come tutti. Ma mi chiedo, lo Stato dov’è? Dove sono le istituzioni, i servizi sociali, le commissioni pari opportunità, forse troppo impegnate tra tagli di nastro e coccardine. Confido che si approfondisca con urgenza la questione e che anche il Garante regionale per l’infanzia Antonio Marziale, la Presidente della Commissione politiche sociali Manuela Costanzo e l’assessora comunale Concolino facciano sentire la loro voce.