Beni confiscati, la Regione Calabria ha realizzato circa 100 progetti 

L'assessore Pietropaolo: "Rispetto alla mole di beni confiscati in Calabria, circa 5mila, servirebbero risorse molto più importanti"

“Insieme al presidente Roberto Occhiuto abbiamo avviato un confronto con le procure e i tribunali calabresi volto ad una più efficace gestione della aziende confiscate alla criminalità organizzata. Al netto delle aziende che sono soltanto scatole vuote, semplici cartiere che devono essere liquidate, e di quelle che sono riuscite a stare sul mercato solo per le presenza della famiglia mafiosa, ci sono realtà imprenditoriali che hanno un modello di business corretto, alle quali bisogna dare una gestione manageriale che va oltre le pur ottime capacità tecniche di molti professionisti. Ci sono aziende confiscate affidate ad imprenditori che crescono e sono competitive sul mercato. Noi puntiamo a creare un albo di professionisti manager che siano a disposizione degli uffici giudiziari per il riavvio dell’attività di impresa, perché non si perdano possibilità di business, competenze e soprattutto occupazione”. Lo ha affermato l’assessore all’Organizzazione e alle Risorse umane della Regione Calabria, Filippo Pietropaolo, che ha anche la delega a sicurezza e legalità e valorizzazione ai fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, intervenuto questo pomeriggio a Napoli al Secondo Forum Espositivo sui beni confiscati organizzato dalla Regione Campania.

“Nei vari cicli di programmazione – ha spiegato Pietropaolo – la Regione Calabria ha finanziato circa 100 progetti con fondi regionali, a cui spesso si sono aggiunti fondi statali e a volte risorse della Fondazione per il Sud. Certamente rispetto alla mole di beni confiscati in Calabria, circa 5mila, servirebbero risorse molto più importanti. Con un lavoro di ricognizione siamo riusciti a individuare le buone pratiche nel riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati, raccolte in una pubblicazione, l’Atlante di Giano, realizzato dal consorzio Macramè, insieme alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, che raccoglie tutti i dati tecnici, di analisi dei bisogni e progettuali di 33 beni confiscati e dei rispettivi assegnatari. Sono state realizzate Comunità educanti, progetti nel campo dell’ambiente, dell’agricoltura e del turismo sociale, dei diritti e delle uguaglianze. Quindi c’è un percorso tracciato su cui la Regione Calabria ha messo in campo nuove iniziative, a partire dall’accordo di collaborazione con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati diretta dal prefetto Bruno Corda, con un protocollo sottoscritto dal presidente Roberto Occhiuto alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario Wanda Ferro, delegato ai beni confiscati. Il protocollo individua delle precise aree di intervento: un continuo scambio di dati perché la Regione possa decidere su quali beni intervenire e con quali modalità; la possibilità di utilizzare i beni confiscati per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, attraverso la realizzazione di caserme, alloggi e altri presidi; il supporto ai comuni nella demolizione dei beni, spesso inutilizzabili perché abusivi o fatiscenti, favorendo iniziative di rigenerazione urbana; la possibilità, cui diamo particolare rilevanza, di supportare i piccoli comuni che non hanno strutture professionali e competenze adeguate a progettare iniziative volte alla rifunzionalizzazione del bene. Infine abbiamo stanziato nella programmazione comunitaria 2021-27 32 milioni di euro, di cui 20 destinati alla ristrutturazione degli immobili e 12 al finanziamento della gestione nei primi anni di attività dell’iniziativa sociale. Risorse che se necessario potranno essere anche incrementate”.

“Nei vari cicli di programmazione – ha spiegato Pietropaolo – la Regione Calabria ha finanziato circa 100 progetti con fondi regionali, a cui spesso si sono aggiunti fondi statali e a volte risorse della Fondazione per il Sud. Certamente rispetto alla mole di beni confiscati in Calabria, circa 5mila, servirebbero risorse molto più importanti. Con un lavoro di ricognizione siamo riusciti a individuare le buone pratiche nel riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati, raccolte in una pubblicazione, l’Atlante di Giano, realizzato dal consorzio Macramè, insieme alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, che raccoglie tutti i dati tecnici, di analisi dei bisogni e progettuali di 33 beni confiscati e dei rispettivi assegnatari. Sono state realizzate Comunità educanti, progetti nel campo dell’ambiente, dell’agricoltura e del turismo sociale, dei diritti e delle uguaglianze. Quindi c’è un percorso tracciato su cui la Regione Calabria ha messo in campo nuove iniziative, a partire dall’accordo di collaborazione con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati diretta dal prefetto Bruno Corda, con un protocollo sottoscritto dal presidente Roberto Occhiuto alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario Wanda Ferro, delegato ai beni confiscati. Il protocollo individua delle precise aree di intervento: un continuo scambio di dati perché la Regione possa decidere su quali beni intervenire e con quali modalità; la possibilità di utilizzare i beni confiscati per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, attraverso la realizzazione di caserme, alloggi e altri presidi; il supporto ai comuni nella demolizione dei beni, spesso inutilizzabili perché abusivi o fatiscenti, favorendo iniziative di rigenerazione urbana; la possibilità, cui diamo particolare rilevanza, di supportare i piccoli comuni che non hanno strutture professionali e competenze adeguate a progettare iniziative volte alla rifunzionalizzazione del bene. Infine abbiamo stanziato nella programmazione comunitaria 2021-27 32 milioni di euro, di cui 20 destinati alla ristrutturazione degli immobili e 12 al finanziamento della gestione nei primi anni di attività dell’iniziativa sociale. Risorse che se necessario potranno essere anche incrementate”.

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